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E’ Domenico Guarascio, 44 anni, il più giovane procuratore d’Italia; arriva la nomina al Tribunale di Crotone
CROTONE – Il più giovane procuratore d’Italia è a Crotone. Il plenum del Csm ha approvato la delibera della Quinta Commissione nominando Domenico Guarascio, di 44 anni, procuratore della Repubblica presso il Tribunale della città pitagorica. La ratifica della proposta unica è arrivata dopo un’approfondita valutazione della «notevole qualità del lavoro giudiziario» svolta dal magistrato originario di Parenti, nel Cosentino, attualmente in servizio presso la Procura ordinaria di Catanzaro ma fino alla scorsa primavera inserito nel pool antimafia già guidato da Nicola Gratteri e poi retto da Vincenzo Capomolla.
Guarascio per quasi dieci anni si è occupato delle cosche del Crotonese, e quindi conosce molto bene il territorio in cui continuerà a operare, ma da capo dell’ufficio al terzo piano del Palazzo di giustizia del capoluogo provinciale. Proprio «i brillanti risultati risultati conseguiti» denotano «capacità organizzativa, di coordinamento e direzione» per la «qualità e il numero di procedimenti trattati comportanti un particolare impegno» e «per la peculiare modalità di acquisizione del dato probatorio».
Guarascio ha mostrato notevole professionalità e indubbie attitudini direttive. «In qualità di magistrato addetto alla Dda, ha coordinato indagini su organizzazioni criminali di vaste dimensioni e altamente radicate nel territorio dimostrando capacità straordinarie nel gestire fenomeni delinquenziali complessi», secondo il Csm. Del resto, il magistrato calabrese ha ordinato centinaia di arresti a cui hanno fatto seguito caterve di condanne, in molti casi definitive. Portano la sua firma le principali inchieste antimafia condotte da una decina d’anni a questa parte nel Crotonese – e non solo.
LE OPERAZIONI KYTERION E JONNY
Ricordiamo innanzitutto quella che portò all’operazione Kyterion, scattata nel gennaio 2015 parallelamente alla maxi operazione Aemilia e all’operazione Pesci. Le Dda di Catanzaro, Bologna e Brescia mettevano a segno una manovra a tenaglia contro la “provincia” di ‘ndrangheta di Cutro, capeggiata dal potente boss Nicolino Grande Aracri, che sarebbe stato condannato all’ergastolo proprio nel processo Kyterion, istruito dal pm Guarascio che aveva anche coordinato le indagini. Un’inchiesta storica, che delineò la figura di un boss dalla spiccata vocazione affaristica che comandava sulla Calabria mediana e settentrionale, parte dell’Emilia e della Lombardia e s’era messo in testa di fondare un “crimine” autonomo da Polsi, casa madre della ‘ndrangheta.
Non è da meno l’inchiesta che nel maggio 2017 portò all’operazione Jonny, che fece luce sul business dei migranti gestito dalla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto che controllava le attività economiche all’interno del Centro d’accoglienza S. Anna, struttura per migranti tra le più grandi d’Europa, per il tramite del vicegovernatore nazionale della Misericordia e del parroco Edoardo Scordio. Anche in questo caso caterve di condanne.
L’OPERAZIONE STIGE
Risale al gennaio 2018 un’altra, imponente operazione, stavolta contro il “locale” di Cirò, quella denominata Stige. Secoli di carcere inflitti anche in questo caso. Non si può non menzionare l’operazione Glicine-Acheronte, scattata nel giugno 2023, già sfociata in tre processi: sotto accusa un presunto comitato d’affari operante su scala regionale ma anche la cosca Megna di Papanice, che avrebbe reclutato hacker tedeschi e si sarebbe insinuata nelle piattaforme del trading clandestino on line per muovere cifre stratosferiche con un clic. Insomma, indagini che «attestano un impegno investigativo eccezionale», fa notare la Quinta Commissione.
L’esperienza maturata dal magistrato riflette pertanto «una chiara capacità professionale, una preparazione giuridica approfondita, laboriosità documentata e risultati brillanti nel contrasto alle cosche criminali», sempre per il Csm.
Guarascio sta valutando l’anticipato possesso delle funzioni. Subentra a Giuseppe Capoccia, divenuto capo della Procura di Lecce.
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