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Martino Tarasi

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Il gup di Brescia si astiene e il maxi processo di Brescia ai fatturisti delle cosche di Isola Capo Rizzuto potrebbe regredire


ISOLA CAPO RIZZUTO – Rischia di regredire alla fase delle indagini preliminari il maxi procedimento pendente davanti alla gup del Tribunale di Brescia Giulia Costantino, chiamata a pronunciarsi su una presunta organizzazione criminale di cui avrebbero fatto parte, oltre a esponenti della cosca Arena, anche imprenditori e commercialisti del Nord. La giudice, in accoglimento di un’eccezione difensiva, ha presentato una dichiarazione di astensione sia nel rito ordinario che in quello abbreviato poiché ha svolto anche le funzioni di gip autorizzando la proroga di alcune intercettazioni telefoniche.

FATTURISTI DEL CLAN DI ISOLA, IL PROCESSO A BRESCIA

Sono in tutto 62 le persone nei cui confronti la Dda di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio. Buona parte degli imputati ha scelto il rito abbreviato che era ormai alle battute finali. La pm antimafia Claudia Moregola, in particolare, ha chiesto, nel troncone processuale che si stava celebrando col rito abbreviato, 38 condanne e una sola assoluzione. La pena più alta, a 18 anni di reclusione, è stata chiesta per Martino Tarasi, nipote del boss Nicola Arena, deceduto qualche anno fa. Associazione per delinquere, con l’aggravante di aver agevolato le attività della nota cosca ‘ndranghetistica del Crotonese, con attività di usura, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, favoreggiamento, nonché reati tributari e fallimentari le accuse ipotizzate.

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L’ATTESA

C’è, dunque, attesa negli ambienti forensi. In caso di accoglimento della dichiarazione di astensione da parte del presidente del Tribunale, si rischia di ripartire da capo. E dovranno essere calendarizzate nuove udienze dopo l’individuazione di un nuovo giudice.


L’INCHIESTA

L’inchiesta, poco più di due anni fa, portò a 33 arresti per un giro di fatture false per oltre 20 milioni di euro. E fece luce sulla presunta associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte, oltre a esponenti della cosca Arena, professionisti contabili del Nord che avrebbero ideato e messo in atto modelli seriali di evasione fiscale a beneficio delle società riconducibili al sodalizio criminale. Imprenditori e commercialisti del Nord, secondo la ricostruzione della Dda di Brescia, andavano a lezione di false fatturazioni dal nipote del boss di isola Capo Rizzuto. È quella parte di Nord a cui i soldi sporchi, i soldi facili, i soldi della mafia non fanno schifo.

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