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La sede della Corte di Cassazione

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Nel processo Borderland 9 assoluzioni definitive tra cui quella per l’ex vicesindaco di Cropani. Ma il Comune fu sciolto per mafia


CATANZARO – Diventa definitiva l’assoluzione per il 61enne Francesco “Raffaele” Greco, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa per reati commessi in qualità di ex vicesindaco del Comune di Cropani, ormai sciolto per infiltrazioni della ‘ndrangheta in seguito ad elementi emersi dall’inchiesta che portò all’operazione Borderland. C’è di più: la sentenza arriva quando Greco è ormai deceduto, essendo venuto a mancare nei mesi scorsi. La sua è un’assoluzione nel merito, conforme a quanto disposto in primo e secondo grado, e non per morte del reo. Sono in tutto sei le assoluzioni che diventano definitive. Ma ci sono anche tre condanne annullate senza rinvio e una quarta condanna annullata con rinvio. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha ritenuto inammissibile il ricorso della Procura generale e ha accolto quasi in toto quelli difensivi. Si sgonfia, almeno nel troncone processuale celebratosi col rito ordinario, l’impianto accusatorio che otto anni fa portò all’operazione condotta dalla polizia di Stato contro la cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro, dominante nella terra di mezzo tra le province di Crotone e Catanzaro e che proprio a Cropani aveva il suo feudo.

Già in Appello, nonostante il pg chiedesse un verdetto più duro di quello del primo grado, l’impianto accusatorio era uscito ridimensionato. Una sorte diversa rispetto al filone processuale del rito abbreviato che si è concluso con condanne definitive per 27 imputati.

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BORDERLAND, LE DECISIONI E LE ASSOLUZIONI TRA CUI QUELLA DEL VICESINDACO DI CROPANI

Ma ecco tutte le decisioni degli ermellini. Confermate le assoluzioni di Gregorio Aiello (di 49 anni), di Cutro, Salvatore Aiello (54) di Cutro, Antonio Bianco (44), di Sersale, Giovanni Colosimo (39), di Cropani, Francesco Greco (61), di Cropani, Salvatore Scandale (44), di Cutro. Cancellate le condanne, inflitte in Appello, a 6 anni e 8 mesi per Vito Borelli (45), di Sersale; a 6 anni e 8 mesi per Maurizio De Fazio (55), di Cropani; a 8 anni e 6 mesi per Rolando Russo (40), di Sellia Marina. Annullata con rinvio, limitatamente all’aggravante mafiosa, la  condanna a 13 anni e 6 mesi per Massimo Zofrea (54), di Catanzaro. Incassa con ovvia soddisfazione il collegio difensivo, composto dagli avvocati Nicola Cantafora, Salvatore Iannone, Pietro Pitari, Gianni Russano, Massimo Scuteri, Salvatore Staiano, Salvatore Rossi, Romolo Villirillo, Gregorio Viscomi.

L’INCHIESTA

L’inchiesta fece luce sull’«occupazione militare», come la definirono i magistrati antimafia, della cosca Trapasso nel territorio al confine tra le province di Catanzaro e Crotone. Un’«occupazione militare» che, secondo le risultanze della maxi indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Catanzaro, sarebbe stata possibile grazie anche alla manovalanza delle “famiglie” emergenti Tropea e Talarico, ritenute articolazioni dei Trapasso nella fascia jonica catanzarese.

Un controllo che, stando alle accuse, aveva la sua base a Cropani, considerata, dunque, un feudo dei Trapasso anche sotto il profilo delle ingerenze nella vita del Comune. Ma proprio le accuse per Greco sono cadute. Secondo le indagini della polizia, oltre ad essere dedita alle estorsioni e all’usura ai danni di numerosi imprenditori, in particolare con l’imposizione del racket ai villaggi turistici, a investimenti immobiliari con intestazioni fittizie e a traffici di ingenti quantitativi di armi, la cosca Trapasso si sarebbe ritagliata un ruolo di primo piano nel panorama della criminalità organizzata calabrese, al punto da partecipare ai summit di ‘ndrangheta di Polsi.

L’inchiesta si è poi arricchita dei verbali del pentito Giuseppe Liperoti, l’ex cassiere della super cosca Grande Aracri di Cutro che raccontò, tra l’altro, dell’ascesa del boss Trapasso a suon di omicidi per vendicare la morte del fratello Gaetano, freddato a Cropani nel marzo 2003. Ma si è pentito anche Massimo Colosimo, uno degli imputati condannati nel rito abbreviato.

IL RITO ORDINARIO

Diverso l’esito del rito ordinario in cui i giudici hanno accolto in buona sostanza le tesi difensive. Specie con riferimento alle presunte intestazioni fittizie ma anche ad ipotesi di associazione mafiosa. Non fu impugnato dinanzi al Tar lo scioglimento del Comune di Cropani, dove dopo due anni di commissariamento fu eletta una nuova amministrazione.

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