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Strage di Cutro, chieste condanne per 43 anni, scafisti accusati di omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina
CROTONE – Diciotto anni di reclusione e 4 milioni di multa per Hasab Hussein, il pakistano dichiaratosi inizialmente minorenne ma poi smascherato. Quattordici anni e tre milioni per il connazionale Khalid Arslan. Undici anni e due milioni di multa per il turco Sami Fuat. Sono le richieste del pm Pasquale Festa nel processo contro i presunti scafisti finiti sotto accusa per la morte di un centinaio di migranti nel naufragio avvenuto a Steccato di Cutro nella gelida alba del 26 febbraio 2023.
CHIESTE LE CONDANNE PER LA STRAGE DI CUTRO, LE ACCUSE PER GLI SCAFISTI
Omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina le accuse di cui devono rispondere. Il pm, che ha consegnato al Tribunale penale di Crotone una memoria di 50 pagine, ha aperto la sua requisitoria precisando cosa debba intendersi per scafista e migrante, facendo riferimento al Testo unico del ’98 sull’immigrazione (legge Bossi-Fini) che punisce anche chi, pur non facendo parte di un’organizzazione criminale, assume un ruolo attivo nel trasporto finalizzato all’ingresso illecito nel territorio dello Stato di chi sia sfornito di titolo di soggiorno.
STRAGE DI CUTRO, GLI SCAFISTI E LE TESTIMONIANZE
Il pm ha ricordato l’incidente probatorio nel corso del quale sono state cristallizzate le testimonianze di una quindicina di migranti di differenti nazionalità che hanno riconosciuto gli imputati. Da quelle testimonianze sono emerse indicazioni sul ruolo dei pakistani, ritenuti facilitatori dello sbarco. «Garantivano l’ordine a bordo e si interfacciavano con l’equipaggio per qualsiasi comunicazione con i migranti». «Pacifico», secondo il pm, anche il ruolo del turco, giunto con la seconda imbarcazione, dopo che la prima, quella denominata “Luxury 2”, aveva avuto un guasto al motore. Il pm ha ricostruito la traversata, iniziata dalla Turchia, dove i pakistani, sempre secondo le testimonianze richiamate, avrebbero accompagnato i migranti nella safe house e poi durante il tragitto per la spiaggia vicino Izmir, da dove la prima imbarcazione è salpata.
L’”EQUIVOCO”
Se qualche teste ha definito come “estemporaneo” il contributo dei pakistani, che stavano sotto coperta come “normali passeggeri” e parlavano la lingua dei migranti, il pm afferma che tale versione «riposa su un equivoco». Non solo per i video e le foto rintracciati sui telefoni degli imputati che documentano una certa «libertà di movimento» dei due a bordo. Il pm ha fatto riferimento a tutta una serie di conversazioni da cui emergerebbe che i viaggi vengono definiti come “game” da Hussein.
I due pakistani «lavorano in coppia in perfetta sinergia» occupandosi di “caricare persone”, ha detto il pm citando le conversazioni. Il ruolo di Hussein viene ritenuto più grave sia per la raccolta di denaro dei migranti sia perché, secondo alcune testimonianze, mostra loro una mappa, su indicazione dell’equipaggio, per rassicurarli dell’imminente arrivo, segno di una condivisione di obiettivi con gli organizzatori del viaggio. Il pm non nega che i due volessero rimanere in Italia o andare in Spagna, e che hanno anche versato una quota per il viaggio, ma insiste sul “ruolo attivo” nel trasporto dei migranti.
IL TRASBORDO E LA MANOVRA
Diversa la condotta del turco Fuat, giunto per trasbordare i migranti con quel maledetto caicco dopo che la prima imbarcazione ebbe un’avaria al motore. «Faccio fatica a pensare a lui come ad un migrante perché quando arriva con la Summer Love a bordo di questa seconda barca migranti non ce n’erano», ha precisato il pm. «In seguito al trasbordo si fondono i due equipaggi. L’equipaggio diventa di sei componenti percepiti come tali da tutti i migranti». Il pm ha fatto riferimento ad alcuni testimoni che affermano che per un tratto Fuat ha condotto il caicco con a bordo i migranti.
La manovra pericolosa che determinò l’affondamento avvenne nel punto in cui il fondale era basso, dopo che le luci dei pescatori vennero scambiate dagli scafisti con forze dell’ordine. Da qui l’urto con la secca in seguito al quale l’imbarcazione andò in frantumi.
PARTE CIVILE
Per conto di Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno l’Avvocatura dello Stato ha chiesto un risarcimento di un milione di danni. La Regione Calabria ha chiesto cinque milioni. Ammontano complessivamente a circa dieci milioni le richieste degli avvocati Gianfranco D’Ettoris, Luigi Li Gotti, Salvatore Rossi, Roberto Stricagnoli, Barbara Ventura, Francesco Verri e Pietro Vitale, che rappresentano familiari delle vittime e superstiti.
STRAGE DI CUTRO, LE DICHIARAZIONI SPONTANEE DOPO LE CONDANNE CHIESTE DAL PM
«Io ho ucciso le persone? Io ho pagato per il viaggio – ha detto, in lacrime l’imputato Arslan rendendo dichiarazioni spontanee subito dopo la requisitoria del pm – Non conosco i migranti, mi trovo qui per qualche messaggio scambiato. Ci sono video che dimostrano che ho viaggiato come gli altri e ora devo fare la galera. Sarei scappato se fossi stato uno scafista e non avrei salvato le persone sulla riva». Il pakistano ha anche consegnato una memoria ai giudici.
La prossima udienza sarà riservata agli interventi della difesa. Prenderanno la parola gli avvocati Salvatore Perri e Teresa Paladini.
RITO ABBREVIATO
Sono già stati condannati a 20 anni di reclusione ciascuno e tre milioni di multa il siriano Mohamed Abdessalem, che, secondo le testimonianze di sette migranti, sarebbe stato il timoniere dell’imbarcazione e il responsabile della manovra incauta, e il turco Gun Ufuk, entrambi fuggiti all’estero subito dopo lo sbarco. Un sesto componente dell’equipaggio è morto nel tragico sbarco.
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