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Accertamenti della Dia

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La Prefettura di Crotone adotta la prevenzione collaborativa per l’impresa di Mazzei. Ex presidente di Ance e imputato in Glicine


CROTONE – La Prefettura di Crotone ha adottato il provvedimento antimafia di prevenzione collaborativa nei confronti della ditta Mazzei, importante impresa di costruzioni edilizie riconducibile a Giovanni Mazzei, l’ex presidente dell’Ance di Crotone coinvolto in varie inchieste della Dda di Catanzaro. Si tratta di un nuovo strumento di bonifica aziendale ai sensi del Codice antimafia, che, in una logica di proporzionalità, evita l’effetto tipico dell’informazione interdittiva, che in casi più gravi di ingerenze mafiose porta alla estromissione temporanea del destinatario della misura dai rapporti con le pubbliche amministrazioni.

Un provvedimento che mira a «preservare l’ordine economico pubblico, promuovere la sana concorrenza tra le imprese e garantire l’efficienza e la legalità dell’azione amministrativa», come mette in luce la prefetta Franca Ferraro. La norma, come è noto, nasce dall’esigenza di accelerare e adeguare il sistema di prevenzione e per una rapida attuazione “in sicurezza” del Pnrr e si basa su un nuovo “modello collaborativo” con il mondo imprenditoriale che va ad incidere sulla tipologia di misura afflittiva da attuare, commisurata all’effettivo grado di compromissione dell’impresa rispetto al contesto criminale e mafioso.

CROTONE, MAZZEI SOTTOPOSTO ALLA PREVENZIONE COLLABORATIVA, IL PRESUNTO COMITATO D’AFFARI

Il provvedimento scaturisce da accertamenti svolti dalle forze dell’ordine e dalla Dia, che, coordinati dalla Prefettura di Crotone, hanno analizzato la posizione di Giovanni Mazzei, 66enne originario di Castelsilano, in vari procedimenti penali.

In particolare, l’ex presidente dell’Ance di Crotone è stato destinatario della misura cautelare del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno, nell’ambito dell’inchiesta Glicine, poiché è ritenuto tra le figure “funzionali” alla realizzazione dei disegni criminosi del presunto comitato d’affari del quale avrebbero fatto parte l’ex consigliere regionale Vincenzo Sculco, finito agli arresti domiciliari, l’ex governatore calabrese Mario Oliverio e l’ex assessore regionale ed ex parlamentare Pd Nicola Adamo. Tra gli imprenditori “a disposizione” della presunta cricca politico-affaristica ci sarebbe stato proprio il capo dei costruttori del Crotonese che, insieme a un altro imprenditore, Artemio Laratta, destinatario di analoga misura, si sarebbe accaparrato risorse dell’Aterp attraverso procedure di scelta inquinate. Entrambi figurano nel capo d’accusa relativo all’associazione a delinquere.

Ma c’è anche una presunta turbativa d’asta ruotante attorno alla procedura per l’individuazione della sede crotonese dell’Aterp. L’imprenditore figura anche nel capo d’accusa relativo alla turbativa d’asta contestata nell’ambito di una procedura  per la ricerca di mercato di locali per uffici e servizi sanitari.

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LE ALTRE ACCUSE

Mazzei è stato peraltro condannato a tre anni (primo grado) nel processo Basso Profilo per accessi abusivi alla banca dati delle forze dell’ordine richiesti a Ercole D’Alessandro, il finanziere del Goa di Catanzaro tra i principali imputati. Ombre su Mazzei sono emerse anche dalle inchieste Thomas e Kyterion. Il pentito Giuseppe Liperoti indica l’imprenditore tra quanti si rivolgevano alla cosca Grande Aracri per riscuotere crediti. Da alcune conversazioni intercettate emergerebbe che la ditta avrebbe versato mazzette alla stessa cosca per i lavori alle rotonde sulla strada statale 106.

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