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Sequestrati beni ad Antonio Poerio, imprenditore vicino al clan Arena, già condannato a 20 nel primo processo d’appello scaturito dall’operazione Jonny
ISOLA CAPO RIZZUTO – C’è anche il ristorante sulla motonave, con vista sottomarina, tra i beni sequestrati al 43enne Antonio Poerio, condannato a 20 anni nel primo processo d’appello scaturito dall’inchiesta che nel maggio 2017 portò all’operazione interforze Jonny, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Sigilli anche sulle quote di partecipazione relative a due società e sul patrimonio aziendale di una, ma anche sull’impresa individuale con relativo patrimonio aziendale costituito dalla motonave nonché su una polizza vita, per un valore complessivo di oltre 180 mila euro. Nel processo d’appello bis la Procura generale chiede per lui una condanna a 17 anni dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione.
SEQUESTRATI BENI AD ANTONIO POERIO, IMPRENDITORE VICINO AGLI ARENA
Poerio è ritenuto portatore di pericolosità qualificata essendo accusato di far parte della cosca Arena. Tra i titolari della società di catering Quadrifoglio servente il Cara S. Anna, struttura per migranti tra le più grandi d’Europa, Poerio è considerato uno degli ideatori dell’affaire Misericordia, attraverso cui la cosca Arena si sarebbe infiltrato nel business dell’accoglienza. Il business più rilevante della cricca affaristico-mafiosa al centro del processo Jonny sarebbe stato proprio quello dei migranti, poiché, tramite la Misericordia di Isola Capo Rizzuto, la cosca avrebbe acquisito il controllo delle forniture e dei servizi presso il Cara subappaltati dall’ente gestore, innanzitutto quello del catering, andato alla Quadrifoglio dei cugini Antonio e Ferdinando Poerio gestita in maniera occulta dall’ex governatore Leonardo Sacco.
I FINANZIERI DELLO SCICO HANNO ESEGUITO IL PROVVEDIMENTO
Anche per Sacco la condanna a 20 anni dovrà essere rivalutata nel processo d’Appello bis (per lui l’accusa chiede 17 anni, tanti quanti gliene furono inflitti in primo grado). Tutto ciò al fine di distrarre i capitali ricevuti dalla Prefettura di Crotone tramite numerosi reati fiscali, di malversazione e riciclaggio orditi da imprese succedutesi negli anni con varie denominazioni ma sostanzialmente riconducibili ad uno schermo negoziale con gli enti pubblici. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri dello Scico e della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione dei colleghi del Comando provinciale di Crotone. Il decreto di sequestro è stato emesso dalla Sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda.
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