Domenico Guarascio
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La V Commissione del Csm indica Guarascio all’unanimità procuratore di Crotone. Per 10 anni ha combattuto le cosche del territorio
CROTONE – Per il pm Domenico Guarascio è ormai fatta: è destinato a divenire il procuratore della Repubblica più giovane d’Italia. La quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura ha indicato il suo nome per ricoprire l’incarico alla guida della Procura di Crotone. Quella di Guarascio, che per una decina d’anni è stato uno dei pm di punta della Dda di Catanzaro e si è occupato soprattutto di ‘ndrangheta del Crotonese, è stata la proposta unica sostenuta da tre consiglieri, tra i quali il presidente Ernesto Carbone, avvocato cosentino ed ex deputato. Altri tre consiglieri si sono astenuti. Nessun voto per gli altri candidati, il sostituto procuratore di Cosenza Bruno Antonio Tridico ed Erneso Sassano, reggente della Procura di Paola.
La strada è spianata per ricoprire il posto vacante da un anno, essendo il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, ormai destinato a Lecce. Si attende, in entrambi i casi, la ratifica del plenum.
CANDIDATURE REVOCATE
Avevano presentato la propria candidatura per guidare la Procura di Crotone, ma l’hanno successivamente revocata, anche Vincenzo Luberto, che puntava sulla Procura di Cosenza anche se dopo la votazione della V Commissione è in vantaggio Vincenzo Capomolla, procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro facente funzioni, e Alessandra Ruberto, procuratrice minorile di Catanzaro.
Il CSM INDICA GUARASCIO COME PROCURATORE DI CROTONE: IL PROFILO
Guarascio, 44 anni, originario di Parenti, nel Cosentino, attualmente in servizio presso la Procura ordinaria di Catanzaro ma fino alla scorsa primavera inserito nel pool antimafia guidato da Nicola Gratteri, conosce molto bene il territorio in cui continuerà a operare, ma da capo dell’ufficio al terzo piano del Palazzo di giustizia di Crotone. Ha ordinato centinaia di arresti a cui hanno fatto seguito caterve di condanne, in molti casi definitive. Portano la sua firma le principali inchieste antimafia condotte da una decina d’anni a questa parte nel Crotonese – e non solo.
Il CSM INDICA GUARASCIO COME PROCURATORE DI CROTONE: LE PRINCIPALI INCHIESTE DEL MAGISTRATO
Ricordiamo innanzitutto quella che portò all’operazione Kyterion, scattata nel gennaio 2015 parallelamente alla maxi operazione Aemilia e all’operazione Pesci. Le Dda di Catanzaro, Bologna e Brescia mettevano a segno una manovra a tenaglia contro la “provincia” di ‘ndrangheta di Cutro, capeggiata dal potente boss Nicolino Grande Aracri, che sarebbe stato condannato all’ergastolo proprio nel processo Kyterion, istruito dal pm Guarascio che aveva anche coordinato le indagini. Un’inchiesta storica, che delineò la figura di un boss dalla spiccata vocazione affaristica che comandava sulla Calabria mediana e settentrionale, parte dell’Emilia e della Lombardia e s’era messo in testa di fondare un “crimine” autonomo da Polsi, casa madre della ‘ndrangheta.
Non è da meno l’inchiesta che nel maggio 2017 portò all’operazione Jonny, che fece luce sul business dei migranti gestito dalla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto che controllava le attività economiche all’interno del Centro d’accoglienza S. Anna, struttura per migranti tra le più grandi d’Europa, per il tramite del vicegovernatore nazionale della Misericordia e del parroco Edoardo Scordio. Anche in questo caso caterve di condanne.
Risale al gennaio 2018 un’altra, imponente operazione, stavolta contro il “locale” di Cirò, quella denominata Stige. Secoli di carcere inflitti anche in questo caso.
Non si può non menzionare l’operazione Glicine-Acheronte, scattata nel giugno 2023, già sfociata in tre processi: sotto accusa un presunto comitato d’affari operante su scala regionale ma anche la cosca Megna di Papanice, che avrebbe reclutato hacker tedeschi e si sarebbe insinuata nelle piattaforme del trading clandestino on line per muovere cifre stratosferiche con un clic.
PENTITI VERI E FINTI
Certo, ci sono state tante assoluzioni, anche di peso, ma l’impianto accusatorio regge sostanzialmente nei processi condotti da Guarascio. E a un’aggressione giudiziaria senza precedenti a mafie e zona grigia in questo lembo di Calabria hanno fatto seguito raffiche di pentimenti, un segnale in controtendenza tra i clan del Crotonese prima impenetrabili. Pure il super boss Grande Aracri stava per collaborare con i magistrati, ma in quel caso Guarascio, insieme al procuratore Gratteri, all’aggiunto Capomolla e al sostituto Sirleo, scoprì che era una “farsa”.
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