X
<
>

Il Municipio di Casabona

Share
3 minuti per la lettura

Il sindaco di Casabona ai domiciliari, il Riesame esclude il concorso esterno in associazione mafiosa, resta in piedi il voto di scambio


CASABONA – Il Tribunale del riesame di Catanzaro ha concesso gli arresti domiciliari a Franco Seminario, il sindaco dimissionario di Casabona che ha lasciato la carica dopo essere finito in carcere, nelle settimane scorse, con le accuse di voto di scambio politico-mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici, accogliendo i rilievi dei difensori, gli avvocati Pino Napoli e Gina Squillace, hanno annullato la misura cautelare per il capo d’accusa relativo al concorso esterno in associazione mafiosa. Resta in piedi l’ipotesi di voto di scambio.

Oltre al sindaco, si sono dimessi il vicesindaco Leonardo Melfi, indagato a piede libero, e l’assessore al Turismo e allo Sport, Anselmo De Giacomo, finito agli arresti domiciliari per voto di scambio, tutti coinvolti nell’inchiesta che aveva portato all’operazione Nemesis, con cui la Dda di Catanzaro e i carabinieri del Reparto operativo di Crotone ritengono di aver fatto luce sul patto tra politica e clan. 

In particolare, spiccava l’arresto di Seminario insieme a quelli di presunti affiliati alla ‘ndrina dei Tallarico, articolazione a Casabona del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, i cui tentacoli si erano già allungati sul Comune tanto da determinare lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel 2018, alcuni mesi dopo la mega operazione “Stige”. In cambio di denaro, ma anche e soprattutto di appalti e assunzioni, la ‘ndrangheta avrebbe garantito un pacchetto di voti alla lista “Ripartiamo” che candidava a sindaco Seminario.

RIESAME RIDIMENSIONA LA MISURA, IL SINDACO DI CASABONA VA AI DOMICILIARI

LEGGI ANCHE: Operazione Nemesis, dal presunto patto con i clan ai “favori” per appalti e assunzioni – Il Quotidiano del Sud

I difensori hanno evidenziato che l’ingegnere Francesco Alessio, figlio di Domenico Alessio, il capoclan ucciso nella strage del giugno ’96, ha lavorato soltanto «occasionalmente» col Comune in relazione a progetti volti ad ottenere finanziamenti Cis ed è incensurato. Il boss ucciso era cognato di Carlo Mario Tallarico, ritenuto colui che avrebbe retto le fila del sodalizio criminoso nella fase focalizzata dall’inchiesta. Alla sua famiglia è riconducibile la Edil Tallarico, che secondo l’accusa avrebbe ottenuto favoritismi dal Comune pur essendo esclusa dalla white list.

La difesa ha prodotto documentazione che attesterebbe che l’impresa non è stata agevolata in area Pip, contrariamente a quanto sostiene la Dda. Gli avvocati del sindaco hanno anche sostenuto la sua estraneità alla vicenda dell’assegnazione di un alloggio Aterp a un affiliato al clan, avvenuta su segnalazione dello stato di bisogno da parte dei carabinieri. E hanno negato che avesse svolto un ruolo rispetto al furto d’acqua in un cantiere dei Tallarico e nell’assunzione di un altro affiliato in un’impresa che lavorava col Comune. Inoltre, circa l’assunzione della moglie di un affiliato in epoca Covid, hanno sostenuto che era stata reclutata grazie a un progetto di cittadinanza attiva e non era compito del sindaco verificare se fosse munita di green pass.

LE ACCUSE A CARICO DI CARLO MARIO TALLARICO

Di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio sono accusati anche Carlo Mario Tallarico, presunto reggente della ‘ndrina, uno dei presunti affiliati, Luigi Gagliardi, e il presunto intermediario con la politica Francesco De Paola. Gagliardi, per conto del clan, avrebbe raccolto i voti nella frazione Zinga, dove risiede l’assessore, e De Paola avrebbe mantenuto i contatti col sindaco che, una volta eletto, avrebbe favorito la “famiglia” di ‘ndrangheta. La ‘ndrina, dal canto suo, avrebbe rassicurato Seminario che un parente di Tallarico non si sarebbe candidato nello schieramento opposto, “Il Bene in Comune”, capeggiato dal candidato Domenico Capria, in modo tale da spostare pacchetti di voti a sostegno del sindaco poi eletto.

Tra gli indagati non sottoposti a misure cautelari anche il consigliere comunale Vincenzo Poerio, all’epoca dei fatti direttore di un istituto di credito a Catanzaro. Si prospetta un commissariamento del Comune poiché le dimissioni di Seminario sono irrevocabili. Ma al vaglio della Prefettura di Crotone ci sono, oltre alle dimissioni di alcuni indagati, anche le carte dell’inchiesta. Non sarebbe immediatamente da escludere un nuovo accesso antimafia al Comune, da quanto è stato possibile apprendere.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE