L'avvocato Giancarlo Liberati e Maysoon Majidi in aula a Crotone
2 minuti per la letturaProcesso a Maysoon Majidi: per l’avvocato Liberati avrebbe potuto essere molto più rapido. «Prove evidenti ignorate. I testi confermano quello che dice da 10 mesi»
CROTONE – «Alla fine, nonostante le ingiustizie che fanno parte della vita, i rimedi del sistema ci sono comunque e la stragrande maggioranza dei magistrati, giudicanti e inquirenti, sono persone equilibrate. In questo caso è stata sostenuta un’accusa senza fondamento. Eppure il pm è tenuto a portare in giudizio anche gli elementi contrari all’accusa». Si sente ancora un po’ di stanchezza nella voce dell’’avvocato Giancarlo Liberati, dopo il tour de foce di martedì scorso in udienza a Crotone. Otto ore di serrate testimonianze, dalle quali sono emersi elementi che potrebbero far affondare l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana che deve rispondere di aver svolto un ruolo di facilitatrice in occasione dello sbarco del 31 dicembre scorso a Crotone. Infine, la decisione del Tribunale penale presieduto da Edoardo D’ambrosio che ha accolto l’istanza di scarcerazione.
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AVVOCATO LIBERATI: “QUELLO A MAYSOON POTEVA ESSERE UN PROCESSO RAPIDISSIMO”
L’avvocato non aveva programmato di presentare anche un’istanza di proscioglimento per prova evidente, ma è una “mossa” che ha ritenuto di giocare nelle battute finali perché «i testimoni hanno contribuito a far interpretare la vicenda in maniera completamente diversa da come la interpreta l’accusa, confermando quanto Majidi sostiene da dieci mesi». Il collegio giudicante non ha pronunciato la sentenza assolutoria saltando la fase dibattimentale, come chiedeva il difensore. Dovrà essere ancora sentita l’imputata e la pm Rosaria Multari dovrà pronunciare la requisitoria prima di arrivare al verdetto. I giudici hanno comunque accolto la richiesta di scarcerazione dopo ben cinque rigetti.
Secondo l’avvocato Liberati, il processo a Maysoon «poteva essere un processo rapidissimo, la sentenza avrebbe potuto essere emessa in pochi mesi. Ho chiesto – dice al Quotidiano – accertamenti sui telefoni e sui migranti all’estero che non sono stati fatti tempestivamente. Si sarebbero risparmiati tanti soldi evitando non solo la durata così lunga ma anche l’ingiusta detenzione».
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