Il maresciallo Carmine Greco
2 minuti per la letturaAnnullata con rinvio la condanna per il maresciallo Greco. Da rifare il processo scaturito da una costola dell’inchiesta Stige
CROTONE – La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui, nel novembre 2023, la Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato la decisione del Tribunale penale di Crotone che, a dicembre 2020, aveva condannato a 13 anni di reclusione il maresciallo Carmine Greco, già comandante della Stazione Forestale di Cava di Melis, competente su una vasta area del Parco nazionale della Sila nonché ex consigliere dei ministri dell’Ambiente Clini e Galletti.
I giudici di primo grado riqualificarono in concorso esterno in associazione mafiosa l’accusa originaria di partecipazione ad associazione mafiosa e ritennero provati anche i reati di rivelazione di segreti, omissioni d’atti d’ufficio e favoreggiamento. In secondo grado la difesa era stata assunta dall’avvocato Alessandro Diddi, che ha rappresentato l’imputato anche in Cassazione.
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La difesa ha puntato sull’inattendibilità del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio e sulla liceità e non mafiosità dei rapporti con gli imprenditori Spadafora di San Giovanni in Fiore. Bisognerà conoscere le motivazioni per capire quali dei motivi difensivi supremi giudici hanno accolto.
CONDANNA ANNULLATA CON RINVIO PER IL MARESCIALLO GRECO
Vengono, dunque, rimesse in discussione le conclusioni a cui, in accoglimento delle richieste dei pm della Dda di Catanzaro, erano giunti i giudici di primo e secondo grado a proposito del «modus operandi criminale» che Greco avrebbe adottato con alcuni imprenditori condannati nel maxi processo Stige contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò in quanto rientranti nel cartello controllato dalla super cosca. Dall’assenza di controlli in alcuni lotti boschivi alle ingerenze su altri forestali anche per evitare sanzioni.
L’«apice», però, lo si raggiungeva nel rapporto con gli imprenditori Antonio e Rosario Spadafora di San Giovanni in Fiore, ritenuti esponenti del “cartello cirotano”. La tesi difensiva, secondo cui il rapporto con Antonio Spadafora era legato solo al fatto che questo fosse un “confidente” nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Castrovillari sulla dirigente di Calabria Verde Antonietta Caruso, non aveva retto neanche al vaglio dei giudici di secondo grado.
Una costola del maxi processo Stige, la vicenda giudiziaria del maresciallo Greco, la cui posizione era emersa nella mega informativa dei carabinieri che condussero le indagini contro la super cosca cirotana.
La palla passa alla Corte d’Appello di Catanzaro in diversa composizione.
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