Antonella Stasi
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Crotone, cadono le accuse di traffico di rifiuti e frode fiscale: Stasi assolta insieme ad altri 7 imputati
CROTONE – Otto assoluzioni, tra le quali spicca quella dell’ex vicepresidente della Regione Calabria Antonella Stasi assolta dalle accuse di traffico di rifiuti e frode fiscale. Finisce in una bolla di sapone l’inchiesta sul gruppo Marrelli nata da un caso di inquinamento idrico nella località Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto. Nei pressi dell’aeroporto Pitagora, nel maggio 2017, furono notati liquami scuri e maleodoranti che impregnavano il parco della vicina Villa Margherita.
È da lì che parte l’indagine della Guardia di finanza di Crotone che nel marzo 2021 portò all’operazione Erebo Lacinio. Nell’ambito della quale un intero complesso aziendale, Le Verdi praterie srl, fu sequestrato e scattarono sei misure cautelari. In particolare, il pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo aveva chiesto la condanna a 4 anni e mezzo per la titolare, Antonella Stasi, nel processo col rito abbreviato che, secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto fare luce su una frode nel settore delle energie rinnovabili e del traffico illeciti di rifiuti.
All’esito di una perizia disposta dalla gup distrettuale Sara Merlini, è emerso che l’impianto a biogas del gruppo Marrelli era alimentato da matrici organiche consentite e dichiarate: deiezioni di animali, noccioli di olive e farinacei. Ma è emerso anche che sul versante tributario erano stati seguiti criteri previsti dall’Agenzia delle entrate.
LE RICHIESTE
Il pm ha comunque riproposto le richieste di condanna formulate in una precedente udienza. Oltre ai 4 anni e mezzo per l’ex vicepresidente della Giunta calabrese, nota imprenditrice anche nel campo della sanità, il pm ha chiesto pene anche per la rappresentante legale Anna Crugliano, a 4 anni e 8 mesi, per i due dipendenti amministrativi Francesco Carvelli, a 4 anni, e Salvatore Succurro, a 3 anni. Tre anni ciascuno ha chiesto per Roberto Stasi e per gli operai aziendali Antonio Muto e Raffaele Rizzo. La giudice ha assolto tutti perché il fatto non sussiste.
LE ACCUSE
L’inchiesta, secondo l’accusa, avrebbe fatto luce su un’associazione per delinquere, con al vertice i proprietari della società agricola coinvolta. Finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei servizi energetici, per la produzione di energie da fonti rinnovabili. Secondo quanto emerso dalle indagini, la società non avrebbe fornito dati veritieri sia nella fase di progettazione e costruzione dell’impianto a biogas a Capo Rizzuto. Con conseguente percezione indebita, dal 2011 al 2018, di incentivi pubblici per 14 milioni e mezzo.
Inoltre, sarebbe accertato anche l’utilizzo di biomasse di origine animale e vegetale in difformità alla normativa che prevede la non utilizzabilità nel ciclo di produzione di energia pulita. Ed è contestata anche la responsabilità amministrativa dell’impresa, tant’è che la Dda chiese il sequestro di 300 quote da 1000 euro e l’interdizione dell’impresa per sei mesi.
LA DIFESA
Accuse smontate dagli avvocati Vincenzo Cardone, Vincenzo Ioppoli, Francesco Laratta, e Francesco Verri che già avevano ottenuto pronunce favorevoli, sotto il profilo cautelare, dal tribunale del Riesame e dalla Corte di Cassazione. Ma alla fine anche due perizie del giudice hanno sconfessato il pm. «Un processo tutto sommato semplice nella sua essenza ma dall’alto contenuto tecnico – ha detto l’avvocato Verri – Per questo, il collegio difensivo si è fatto aiutare da ottimi consulenti le cui conclusioni sono state condivise prima dal Riesame e dalla Cassazione e ora anche dai periti del giudice. C’è voluto un impegno enorme ma alla fine il gruppo Marrelli esce a testa alta da questa brutta storia».
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