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La Dda chiede il rinvio a giudizio per 12 persone per le vessazioni ai villeggianti di Marinella di Isola: un centinaio le parti offese
ISOLA CAPO RIZZUTO – La Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per dodici persone accusate di aver fatto parte di un’ associazione mafiosa che sin dagli anni ’90 avrebbe soggiogato i residenti della suggestiva località Marinella di Isola Capo Rizzuto, molti dei quali hanno abitazioni immerse in un paesaggio mozzafiato nelle quali si trasferiscono d’estate. Sono quasi un centinaio le persone offese per le vessazioni subite a Marinella di Isola, indicate nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare, che si terrà il prossimo 28 ottobre dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro.
Tra le parti offese, oltre a numerosi proprietari di case a Marinella di Isola, molti dei quali provenienti da San Giovanni in Fiore, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comune di Isola Capo Rizzuto, Arcea, Atsac, Agenzia delle Entrate. Imputati Maurizio Pugliese, di 59 anni; Michele Pugliese (62) Giuseppina Giordano (57); Vincenzo Pugliese (34); Vittorina Pugliese (37); Giovanni Barberio (60); Antonio Pugliese (41); Mariangela Pugliese (41); Giuseppe Vallone (23); Antonietta Giordano (49), Giuseppe Nicastro (49), Vittorina Pugliese (37). Tutti di Isola.
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NUOVA ‘NDRINA
«Mi prenderò tutta Marinella», era una delle minacce rivolte a una delle vittime da Maurizio Pugliese, ritenuto al vertice di una nuova ‘ndrina, detta dei “Macario” dal suo soprannome e funzionalmente dipendente dalla più nota cosca Arena con cui è imparentato. Questo sarebbe stato l’obiettivo di un gruppo criminale, giudiziariamente mai censito prima, che spadroneggiava indisturbato da trent’anni con furti, danneggiamenti, estorsioni, imposizioni di guardianìa e tentativi di impossessamento di terreni concessi dall’Arsac.
Almeno secondo i carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Crotone e i loro colleghi della Tenenza di Isola Capo Rizzuto, che, diretti dai pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino, nel dicembre scorso misero a segno un’operazione antimafia.
TERRORE
Soltanto due vittime, entrambe donne, hanno parlato con gli investigatori, fornendo l’input per l’inchiesta. «La situazione di terrore a Marinella è generalizzata a tal punto che nessuno avrebbe il coraggio di denunciare i Macario», ha dichiarato agli inquirenti uno degli estorti, mentre altri hanno minimizzato o edulcorato i fatti, anche se i Pugliese con atteggiamento arrogante si materializzavano nelle loro proprietà e aravano perfino i terreni.
In una sessantina di capi d’imputazione sono compendiati una serie impressionante di episodi di imposizione di servizi di guardianìa nei confronti di privati, tra i quali anche titolari di villaggi e camping della zona, mediante minaccia del danneggiamento dei beni immobili o dei terreni agricoli, furti e incendi di suppellettili e attrezzature e tagli di piante di ulivo. Estorsioni compiute con il consolidato modus operandi della ‘ndrangheta che prevede richieste di denaro da destinare ai detenuti.
USURPAZIONE
Sei proprietari di terreni dati in uso dall’Arsac sarebbero stati costretti a non opporsi al tentativo di acquisizione da parte degli imputati, mediante calunnie con la presentazione di denunce pretestuose e falsificazioni di pratiche. La presentazione delle domande false era accompagnata dalla costrizione inflitta ai proprietari affinchè non formulassero essi stessi la legittima istanza di riscatto e, a seguire, gli indagati avrebbero percepito sussidi e benefici economici spettanti ai titolari.
Ma è contestata anche una presunta truffa all’Arcea mediante la falsificazione della documentazione attestante il possesso o l’uso dei terreni agricoli, appartenenti a persone estorte o ignare, con il coinvolgimento di tre prestanome e intermediari, percettori del reddito di cittadinanza, per un valore di circa 45mila euro, oggetto di sequestro per equivalente.
SISTEMA
Forse è stato scardinato un sistema che vigeva dai tempi della lira. «Circa trent’anni fa, da quando ho la casa a Marinella, si è presentato Michele presso la mia abitazione, più precisamente lo stesso si è fermato fuori dal cancello, mi ha salutato ed mi ha chiesto se mi faceva piacere ricevere la sua guardianìa presso l’abitazione. lo inizialmente gli davo la somma di lire 100.000, era una somma da me decisa. I soldi li ho dati sempre a lui nelle sue mani», diceva una vittima.
DIFESA
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesca Buonopane, Domenico Magnolia, Mario Prato, Virgilio Prin Abelle, Gregorio Viscomi.
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