Alfonso Sestito
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Cutro, il cardiologo del Gemelli riservò al boss Grande Aracri una stanza super lusso al Gemelli; Investiva soldi del clan nel turismo: sequestro per 7 milioni
CUTRO – Lo aveva sistemato in una “stanza di lusso”, spostandolo da un reparto all’altro del “Gemelli”, per proteggerlo da eventuali intercettazioni. C’è anche il trattamento di favore riservato dal cardiologo Alfonso Sestito, poi sospeso dal Policlinico di Roma, al boss Nicolino Grande Aracri e ai suoi affiliati tra le accuse che hanno portato a un sequestro di beni per un valore di sette milioni a carico del professionista. Il “camice bianco” del clan. La dimestichezza tra il cardiologo e la famiglia di ‘ndrangheta emergerebbe da uno dei capi d’imputazione per i quali viene condannato a 7 anni e 4 mesi, in Appello, per concorso esterno in associazione mafiosa, nel processo scaturito dall’inchiesta che nel gennaio 2020 portò all’operazione “Thomas”. La Dda di Catanzaro e la Guardia di finanza di Crotone ora passano all’aggressione patrimoniale.
I sigilli sono scattati sul tesoretto di colui che è ritenuto dagli inquirenti “terminale economico” della cosca poiché avrebbe attuato investimenti imprenditoriali in esecuzione del programma del boss Nicolino Grande Aracri operando in stretta collaborazione col suo fratello Domenico, avvocato, tramite compagini societarie loro riconducibili, Camelia e Domus re consulting.
Oltre al sequestro per gli affari col clan di Cutro, il cardiologo del Gemelli è condannato anche per aver prodotto attestazioni cliniche che influivano sui giudizi di incompatibilità carceraria ma assolto per la tentata estorsione ai danni di Romolo Villirillo, al quale era attribuita la malversazione dei proventi della cosca.
I SIGILLI ALL’EX CARDIOLOGO DEL GEMELLI: SEQUESTRO PER 7 MILIONI
I sigilli, su ordine della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro, sono scattati sulla ditta individuale esercente l’attività di studi medici, che erano a Cutro e Reggio Emilia. Ma anche sulle società Camelia e Domus, che si occupavano di costruzione di edifici residenziali, su quote del villaggio turistico San Francisco a Le Castella, su due auto, su una società che commercializza cereali, su una lunga serie di immobili sparsi tra Cutro, Isola Capo Rizzuto, Reggio Emilia, Mesoraca, Marcedusa nonché su rapporti bancari.
Tutto riconducibile a Sestito anche se intestato in parte ai familiari e ritenuto frutto del reimpiego di proventi illeciti. Nel provvedimento si legge che Sestito «svolgeva, parallelamente all’attività di cardiologo, un ruolo fattivo per rafforzare la consorteria criminale nel settore turistico e immobiliare».
LE INTERCETTAZIONI
A supporto della tesi accusatoria ci sono affermazioni provenienti dalla viva voce di Sestito, che dice in un colloquio intercettato mentre si trova a Reggio Emilia (dove è stato sequestrato uno dei suoi studi privati, l’altro è a Cutro): «arriva mia sorella all’ingresso del Gemelli con dieci persone a seguito, lui si accorge del poliziotto e dice: “dottò, io sono Nicola Grande Aracri, piacere, come funziona”…mi hanno detto della stanza, il reparto è là e lo mettono qua… dico io al collega… ma come ragioni? Perché l’hai messo qua? Ah, no, qua è occupato…poi liberano la stanza dall’altra parte, lo metto là». Ospedale o hotel a cinque stelle? «Era una stanza super nuova, due letti, aria condizionata, di lusso, dopo gli hanno dato una stanza che faceva schifo».
I PENTITI
«Vieni che devo fare la visita», ma era un «appuntamento falso». Ci sono anche le dichiarazioni del pentito Dante Mannolo, figlio di Alfonso, capo dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro, tra gli elementi valorizzati nelle sentenze. Quando la segretaria chiamava Mannolo, questi nello studio del cardiologo incontrava l’avvocato Grande Aracri oppure andava a parlare dei villaggi col medico, a detta del collaboratore di giustizia. Sestito acquisì anche un terreno adiacente il villaggio Porto Kaleo con denaro dei clan Mannolo e Grande Aracri e giustificato con un bonifico spedito da Hong Kong.
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Il pentito Giuseppe Liperoti afferma che investiva nel villaggio San Francisco «conscio di contare sull’appoggio economico di Grande Aracri». Lo rileva il Tribunale accogliendo la tesi della Dda diretta dal procuratore vicario Vincenzo Capomolla. Nelle aule a rappresentare l’accusa c’era il sostituto Domenico Guarascio.
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