X
<
>

L'attivista Maysoon Majidi e l'avvocato Giancarlo Liberati

Share
6 minuti per la lettura

Interrogativi dopo la maxi udienza contro Maysoon, c’era il Capodanno Rai e furono sentiti solo due migranti


CROTONE – Bastano le dichiarazioni di due soli migranti a incastrare i presunti scafisti? A Crotone è stata davvero sempre questa la prassi negli ultimi anni? Sono in piedi alcuni interrogativi dopo l’udienza fiume di mercoledì scorso, la seconda nel processo contro Maysoon Majidi, la giovane attivista curda accusata di essere una scafista, in carcere dal primo gennaio 2024. Una data importante.

UDIENZA DEL PROCESSO A MAYSOON, IL CAPODANNO RAI E I MIGRANTI SENTITI

C’era Amadeus, in piazza Pitagora a Crotone, per il Capodanno Rai, e le forze dell’ordine erano impegnate a gestire un evento che attirò 20mila di visitatori in città e incollò agli schermi sei milioni di italiani, con oltre il 60 per cento di share. Per questo gli organici erano carenti, l’ultimo dell’anno del 2023, nel far fronte agli sbarchi, in un territorio crocevia dell’immigrazione clandestina. Ma quell’evento a cui la Regione Calabria teneva tanto aveva la priorità, per i flussi notevoli di pubblico in arrivo e per l’eco mediatica della festa di popolo.

Il 31 dicembre furono due le bagnarole cariche fino all’inverosimile approdate sulle coste crotonesi. I trafficanti lo sanno bene che nei giorni festivi possono più facilmente bucare le strette maglie dei controlli anti immigrazione e il copione si ripeteva, lungo la rotta dell’Egeo. Ma c’è un aspetto, nelle testimonianze approdate al vaglio del Tribunale penale di Crotone, che ha suscitato perplessità anche nel presidente del collegio giudicante, Edoardo D’Ambrosio.

LEGGI ANCHE: Crotone, Maysoon in udienza nega le accuse ma resta in carcere – Il Quotidiano del Sud

DUPLICE SBARCO

L’udienza è iniziata con la testimonianza del tenente Gaetano Barbera, comandante della Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Crotone, che ha ricordato che quel giorno furono appunto due gli sbarchi da gestire. Un primo intervento fu al largo, dove un gruppo di migranti venne trasbordato dalla Guardia costiera. L’altra segnalazione si riferiva a un’imbarcazione incagliata sulla spiaggia di Gabella ma anche a un gruppo di fuggitivi a bordo di un tender.

«Ci rendemmo subito conto della pericolosità della situazione – ha detto l’ufficiale – In coperta c’erano 72 migranti, fra cui 20 minori, col rischio concreto che se si fossero spostati a destra o sinistra la barca si sarebbe ribaltata essendo eccessivamente carica. Tre unità di guardia costiera e guardia di finanza riuscirono a disincagliarla e a trasferire i migranti al porto. Intanto, le volanti della polizia erano riuscite a bloccare i fuggitivi nella pineta di Gabella e li accompagnarono al porto. Qui un migrante riferì a un mediatore culturale dell’agenzia Frontex di aver riconosciuto il capitano, Akturk Ufuk (reo confesso, per lui si procede col rito abbreviato, ndr), e Maysoon Majidi, definita come sua aiutante».

Essendo state le pattuglie della polizia a rintracciare i fuggiaschi, avrebbe dovuto essere la Questura a svolgere l’attività di polizia giudiziaria. Ma quello era un giorno particolare. «A Crotone c’era il Capodanno della Rai e le forze dell’ordine erano oberate. La Questura chiese alla Finanza di proseguire l’attività perché non aveva personale», ha detto l’ufficiale.  A quel punto il presidente ha chiesto: «Perché avete interrogato solo due migranti? Non avete sentito l’esigenza di altri riscontri»? Barbera ha fatto riferimento alla carenza di organici ma anche alle difficoltà nell’attingere all’albo degli avvocati la sera di Capodanno. «Chi diceva di essere malato, chi era fuori». «I due migranti sentiti erano stati comunque precisi e collaborativi», ha aggiunto Barbera, nella sua puntuale ricostruzione.

COSA NON TORNA NELL’UDIENZA DEL PROCESSO A MAYSOON: I PRECEDENTI E TESTI IRREPERIBILI

A quel punto la pm Rosaria Multari ha fatto riferimento ai precedenti. «Sono in servizio a Crotone da due anni e di solito nei procedimenti per gli sbarchi la Procura sente due, tre migranti nel procedere all’individuazione degli scafisti». Subito dopo la pm ha interrogato un altro finanziere, il maresciallo Arcangelo Lopilato, al quale ha chiesto se sia questa la prassi. «Sono qui dal 4 luglio 2017, di solito sentiamo due, tre migranti».

Quello che non torna è che, in realtà, molto spesso sono quattro, anche cinque i migranti sentiti dagli inquirenti nell’immediatezza degli sbarchi a Crotone e provincia. La conferma viene da alcuni avvocati del Foro pitagorico impegnati, negli ultimi dieci anni, in decine e decine di procedimenti contro presunti scafisti. Risulta dagli atti. Alcuni legali hanno anche ottenuto assoluzioni e riparazioni per ingiuste detenzioni. Certo, dipende anche dal numero dei passeggeri trasportati dai trafficanti. Ma il 31 dicembre sul veliero incagliato a Gabella viaggiavano in 75.

A ciò si aggiunga che la Procura non è riuscita a cristallizzare le dichiarazioni accusatorie nell’incidente probatorio. I due migranti sentiti sono stati espulsi dal territorio nazionale e si trovano in Germania. I dubbi si appuntano soprattutto sulla testimonianza dell’iraniano Hasan Hosenadze che era a bordo della barca. Secondo l’accusa, Hosenadze aveva individuato Maysoon come scafista. «Non ho mai detto che lei era complice del capitano», ha invece spiegato in tv il teste, che per la polizia tedesca era “irreperibile” ma è stato rintracciato dalle “Iene” e nella trasmissione televisiva andata in onda lo scorso 21 maggio ha affermato che Majidi era soltanto una passeggera.

L’ANOMALIA BUROCRATICA

«Come è possibile che un giornalista lo rintracci nel luogo che abbiamo indicato in udienza? Anche io ci ho parlato con una semplice videochiamata», ha chiesto l’avvocato difensore Giancarlo Liberati, tanto più che il migrante era ospite in un centro d’accoglienza a Berlino. «Dovrebbe chiederlo alla polizia tedesca», ha risposto con sicurezza il tenente Barbera, assicurando che «I dati sono stati prontamente trasferiti al Comando nazionale della Guardia di finanza che si è interfacciato col Servizio per la cooperazione internazionale che a sua volta non opera direttamente ma si avvale dell’organo collaterale estero».

L’avvocato a quel punto ha rilevato un’«anomalia burocratica», suscitando l’ira della pm Multari. Il finanziere, è il caso di precisarlo, ha fatto benissimo il suo lavoro e continuerà a fare ulteriori tentativi. Ma l’avvocato Liberati ha avuto buon gioco nel ricordare che in processi analoghi a Locri è riuscito facilmente a ottenere rogatorie internazionali. Un altro migrante avrebbe invece riferito che non intende dichiarare in aula ma non si trova manco lui.

Insomma, bastano le dichiarazioni, sia pure convergenti, di due migranti a inchiodare i trafficanti? In molti altri procedimenti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina la Procura crotonese ne ha sentiti almeno cinque, quattro, talvolta anche tre. Nel caso Majidi soltanto due. Uno pare che abbia pure ritrattato. E la polizia tedesca, che ha il suo numero, non riesce a rintracciarlo.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE