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Le pietre del diavolo

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“Pietre del diavolo”: giustizia lumaca per dirigenti ormai quasi centenari dell’ex Montedison, società Eni, di Crotone; Prescrizione confermata in Appello per i veleni


CROTONE – Nessun colpevole, ma anche nessuna assoluzione nel merito, per il disastro ambientale provocato dall’interramento di scorie velenose a oltre 30 anni dalla dismissione dell’ex stabilimento Montedison, reato che la Procura di Crotone contestava «con permanenza». La Corte d’Appello di Catanzaro ha confermato il non luogo a procedere per prescrizione nei confronti di 15 ex dirigenti di società del gruppo Eni ormai ottuagenari e ultranovantenni (qualcuno è quasi centenario) che avevano impugnato la sentenza con cui, nel 2020, il gup di Crotone stabiliva che ormai erano estinti i reati di concorso nella gestione di una discarica non autorizzata di rifiuti in parte pericolosi costituiti da scarti di lavorazione dello stabilimento Montedison, di disastro ambientale, appunto, e avvelenamento di acque e sostanze destinate all’alimentazione.

Per altri due imputati i giudici hanno disposto il non luogo a procedere per morte del reo. La sentenza che porta alla prescrizione per gli ex dirigenti Eni, ennesimo esempio di giustizia lumaca e flop giudiziario sui veleni industriali di Crotone, arriva a 15 anni dai sequestri dei siti inquinati e a oltre 30 dalla dismissione dell’ex fabbrica chimica Montecatini di Crotone e di società del gruppo succedutesi nella gestione.

L’avviso di conclusione delle indagini risale al 2011. L’inchiesta è quella che portò al sequestro delle famigerate “pietre del diavolo”, finite abusivamente in una vasta area adibita a discarica nella località Farina Trappeto, autorizzata soltanto per lo smaltimento di materiali di risulta di scavi, costruzioni e demolizioni provenienti dall’ex Montedison ma in realtà utilizzata per lo smaltimento di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi costituiti da residui della lavorazione dei fertilizzanti prodotti nell’ex impianto chimico. Pericolosità stabilita a suo tempo da misurazioni radiometriche.

LE FIAMMELLE

Rifiuti riconducibili al ciclo produttivo del reparto forno fosforo della Montedison, tant’è che dal sottosuolo si sprigionavano fiammelle che non si spegnevano neanche con secchiate d’acqua marina. La fosforite a contatto con l’aria giunge a combustione, infatti. Per questo la cosiddetta “passeggiata degli innamorati”, che si estende da un lanternino all’altro del porto su suolo demaniale marittimo, si era trasformata in deserto chimico. La Guardia di Finanza e il Nucleo investigativo sanità e ambiente della Procura (un reparto ormai smantellato), nel lontano 2010, sequestrarono un sito di circa 15.000 metri quadrati. Sotto accusa erano così finiti 35 ex dirigenti delle società del gruppo Eni. Il gup dichiarò in parte prescritti i reati ma pronunciò anche sentenza di non luogo a procedere in taluni casi per non aver commesso il fatto, in altri perché l’azione penale era stata già esercitata. Inoltre, stabilì non doversi procedere per la morte di sei imputati.

L’INCHIESTA

Sotto la lente erano finite la gestione amministrativa e la direzione tecnica dell’ex Montecatini per fatti ricompresi fino al ’92, anno in cui l’impianto si fermò. Gli investigatori acquisirono perfino a Boggiano, nel Milanese, dove era la sede di Montedison, la documentazione utile a ricostruire le vicende della società e di quelle succedutesi nel tempo nella gestione dello stabilimento, fino ad arrivare a Eni e Syndial, nonché le procedure seguite nello smaltimento dei rifiuti. Buona parte di quelle carte era andata, infatti, distrutta nell’alluvione di Crotone dell’ottobre ’96.

Il primo sequestro risale addirittura al luglio 2008, quando, in via Botteghelle, la Procura sigillò la spiaggia a ridosso dell’ex reparto forno fosforo. Da quelle parti addirittura si facevano i bagni. La fosforite era giunta sino agli scogli e le fiammelle non si spegnevano manco con l’acqua che il padre di un bimbo spaventato gettava a secchiate. La fiamma persisteva sino all’esaurimento, come sanno bene le memorie storiche che rievocano i fuochi del ’93 e una stagione di lotte dei lavoratori delle fabbriche dismesse.

CONFERIMENTI DAL 1926

I conferimenti di rifiuti nella discarica sono iniziati nel 1926, data di avvio della produzione, e sono proseguiti per tutto il periodo in cui le società del gruppo Montedison ne hanno avuto la proprietà, ma sono cessati nel ’92, quando Fosfotec la rilevò. Del resto, c’è una condanna definitiva per l’ex direttore dello stabilimento Ottavio Benevento. Da un’altra sentenza emerge che i rifiuti furono conferiti in epoca anteriore al sub ingresso. Si andò avanti fino al ’92, quando Fosfotec avviò la demolizione.

Risale, invece, all’88 l’autorizzazione, da parte della Regione Calabria, di una discarica di seconda categoria a Farina Trappeto. Ma al 2001 la discarica era sistemata così come è oggi. Pertanto il reato contravvenzionale di discarica abusiva è ormai ampiamente prescritto. Ben diverse le considerazioni sui reati contro l’incolumità pubblica, che richiedono la prova della contaminazione di acqua, terreno e aria.

L’APPELLO

Diciassette dei 33 imputati del primo grado puntavano però a un’assoluzione nel merito, non essendo mai stato provato che i rifiuti rilasciassero contaminanti chimici e presentassero caratteristiche di pericolosità per l’ambiente. In Appello li assistevano gli avvocati Nuccio Barbuto, Vincenzo Cardone e Francesco Verri, anche per delega di pool di avvocati milanesi. Ma nelle aule giudiziarie è stato protagonista anche il disagio degli imputati chiamati a rispondere di fatti risalenti anche agli anni Settanta. Il termine di prescrizione decorre però dal ’92, anno di chiusura degli impianti.

I NOMI

Confermato, dunque, il non luogo a procedere nei confronti di Giovanni Parrillo, 99 anni, di Roma, rappresentante legale Agrimont dal ’90 al ’91 e di Agricoltura spa e Enichem Agricoltura spa in liquidazione dall’89 al ’91; Roberto Bencini, 89 anni, di Livorno, rappresentante legale Agrimont dall’ 89 al ’90; Gianluigi Diaz, 99 anni, di Milano, rappresentante legale Enichem Augusta Industriale dal ’90 al ’92; Salvatore Luciano, 89 anni, di Olbia, rappresentante legale Anichem Augusta Industriale dal ’90 al ’94; Paolo Visioli, 97 anni, di San Donato Milanese, rappresentante legale Agricoltura spa, Enichem Agricoltura spa in liquidazione dal ’91 al ’92;
Vittorio Mincato, 94 anni, di Roma, rappresentante legale Agricoltura spa, Enichem Agricoltura spa in liquidazione dal ’92 al ’93; Eddo Ferrarini, 91 anni, di Cologno Monzese, rappresentante legale Fosfotec srl in liquidazione dall’89 al ’92; Guido Safran, 84 anni, di Rodano, rappresentante legale di Fofotec e Condea dal ’92 al ’94 e dal ’99 al 2009; Filippo Linzalone, 86 anni, di Milano, rappresentante legale Fosfotec dal ’94 al ’95; Maurizio Aguggia, 95 anni, di Spinetta Marengo, direttore dello stabilimento Montecatini Edison di Crotone dal ’74 al ’78; Giancarlo Savorelli, 98 anni, di Buccinasco, direttore dello stabilimento Ausidet di Crotone dal ’78 all’85; Bruno Farina, 74 anni, di Frosinone, direttore dello stabilimento Fertimont di Crotone dall’85 all’88; Luigi Ferretti, 86 anni, di Teramo, direttore Ausidet, poi Enimont e Enichem Augusta dall’88 al ’92; Dario Capozzi, 96 anni, di Napoli, direttore della Fosfotec di Crotone dal ’93 al ’94.

Non luogo a procedere per morte del reo per Giuseppe Agliata, di Cavallasca, direttore Ausidet dall’85 all’88; Antonio Catanzariti, di Lodi, rappresentante legale Agricoltura spa, Enichem Agricoltura spa, in liquidazione dal ’93 al ’94.

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