Il Palazzo di giustizia di Crotone
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Processo Soakro, 14 condanne e una sola assoluzione a Crotone per gli ex dirigenti dell’ente gestore del servizio idrico
CROTONE – Quattordici condanne e una sola assoluzione: sono le decisioni del Tribunale penale di Crotone al termine del processo contro 15 ex dirigenti ed amministratori della società Soakro, ex gestore del servizio idrico integrato nella provincia di Crotone, dichiarata fallita nel gennaio 2016. Le accuse erano di bancarotta fraudolenta, falso ideologico e abuso d’ufficio, ormai non più previsto come reato. Sostanzialmente accolte le richieste del pm Alessandro Rho, che durante la requisitoria aveva parlato di «carrozzone», di «scatola vuota», di «investimenti folli». E di «distonia tra un’attività economica insostenibile e bilanci che registravano utili». Nel corso dell’istruttoria, il pm aveva peraltro modificato il capo d’imputazione contestando ulteriori condotte fallimentari nei bilanci dal 2008 al 2012.
CROTONE, PROCESSO SOAKRO LE CONDANNE E ASSOLUZIONI
Ecco le decisioni finali. Cinque anni e 10 mesi di reclusione per l’ex presidente e legale rappresentante della Soakro, Domenico Capozza, di 63 anni, di Crotone; 4 anni e 4 mesi per Umberto Marrami (82), ex amministratore di fatto, di Casole d’Elsa; 3 anni ciascuno per gli ex membri del consiglio di gestione Felice Benincasa (40), di Strongoli, Rita Procopi (72), di Crotone; 2 anni ciascuno (pena sospesa) per Silvia Modesto (41), di Crotone, e Francesco Benincasa (40), di Crotone, ex componenti dello stesso organismo.
Sei anni per l’ex presidente del Consiglio di sorveglianza Giovanni Carné (62), di Crotone e 3 anni a testa per gli ex componenti Raffaele Villirillo (50), di Cutro, Antonio Strancia (49), di Cirò Marina, Giuseppe Serravalle (51), di Mesoraca, Marianna Caligiuri (49), di Caccuri; 4 anni e 5 mesi per l’ex dg Francesco Sulla (56), Crotone; 6 anni per l’ex direttore amministrativo Michele Liguori (50), di Strongoli; 1 anno e 4 mesi per l’ex direttore tecnico Ettore Scutifero (54), di, Casabona. Unici assolto il geometra Luigi Paciello (66), di Catanzaro.
Ci sono state anche assoluzioni parziali e prescrizioni per alcuni capi d’imputazione. Contestualmente, il collegio presieduto da Edoardo D’Ambrosio ha dichiarato inabilitati i condannati all’esercizio di impresa per la durata della pena e, ad eccezione dei due per i quali è stata sospesa, l’interdizione dai pubblici uffici. Inoltre, il Tribunale ha condannato gli imputati al risarcimento del danno, da quantificare in sede civile, disponendo una provvisionale immediatamente esecutiva di quasi 400mila euro.
IL SINDACO DI STRONGOLI
Francesco Benincasa, in particolare, è dal giugno scorso il nuovo sindaco di Strongoli. Il reato per il quale è stato condannato non è ostativo alla carica. L’avvocato Mario Nigro, Francesco Benincasa, ha preannunciato appello. Grava, su Benincasa e altri imputati, anche la condanna per danno erariale nel parallelo procedimento contabile. La Corte di Conti aveva disposto condanne per 50mila euro limitatamente a premi di produttività non giustificati.
L’INCHIESTA E IL COLLEGIO DI DIFESA
La Guardia di finanza quantificò in 2 milioni e 600 mila euro gli affidamenti illegittimi dal 2011 al 2015. Ma si contestavano anche consulenze allegre, lavori affidati in cottimo fiduciario senza gare e l’utilizzo improprio dei fondi comunitari. Il procuratore Giuseppe Capoccia chiese il proscioglimento per tutti ma fu sconfessato dal gup.
Il nuovo pm ha modificato l’originaria imputazione contestando a Capozza, legale rappresentante e presidente del consiglio di gestione dall’agosto 2010 al maggio 2015, Marrami, amministratore di fatto dal maggio 2011 al maggio 2015, Felice Benincasa, consigliere di gestione dall’agosto 2010 al maggio 2014, Sulla, direttore generale dal luglio 2011, direttore amministrativo e commerciale dal 2010 al 2015, Modesto, consigliere di gestione dal maggio 2014 al maggio 2015, Francesco Benincasa, consigliere di gestione dal maggio 2014, di non aver sottoscritto, se non in minima parte, l’aumento di capitale che era previsto dal piano industriale sino alla somma di 11 milioni e mezzo, tanto che la società fu costretta a un rigido accordo di finanziamento di 2,5 milioni con Bnl.
Secondo il nuovo orientamento della Procura, la società, in presenza di un’inadeguata dotazione patrimoniale, non avrebbe potuto pertanto assumere la gestione del servizio idrico integrato di 14 Comuni della provincia e gli imputati avrebbero concorso nel causare il fallimento della società.
Folta la pattuglia difensiva, composta dagli avvocati Giuseppe Barbuto, Pasquale Carolei, Roberto Coscia, Salvatore Iannotta, Francesco Laratta, Mario Nigro, Giuseppe Seminara, Leo Sulla, Francesco Verri.
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