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LA conferenza stampa dell'operazione Glicine

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Regge davanti al gup l’impianto accusatorio dell’operazione Glicine per la quale il giudice ha disposto cento rinvii a giudizio, 25 abbreviati e 1 rinvio in corte d’assise


CROTONE – Novantanove imputati rinviati a giudizio, tra i quali anche big della politica regionale, altri 26 ammessi al rito abbreviato mentre uno solo, il boss di Papanice Domenico Megna, dovrà comparire anche dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro per rispondere di omicidio. Sono tre i processi scaturiti dalla mega richiesta della Dda di Catanzaro nei confronti di 126 persone finite sotto accusa nell’ambito dell’inchiesta che un anno fa portò alla mega operazione Glicine-Acheronte. Con le indagini furono svelati i sofisticati interessi criminali della cosca Megna, in grado di reclutare hacker tedeschi per muovere cifre a sei zeri attraverso il trading clandestino on line, e sarebbe stata fatta luce su un presunto comitato d’affari legato alla politica e alle istituzioni regionali il cui strapotere si sarebbe materializzato tra il 2014 e il 2020.

ECCO L’ELENCO COMPLETO DELLE DECISIONI DEL GUP

La decisione è della gup distrettuale Sara Merlini, che non ha ritoccato affatto l’impianto accusatorio disponendo i tre processi per tutte le accuse contestate. Sarà decisa domani la posizione stralciata dell’ex consigliere regionale Enzo Sculco. È ritenuto il dominus di un presunto comitato d’affari i cui componenti sono già a rinviati a giudizio per tutti i fatti contestati nella richiesta firmata dal procuratore distrettuale facente funzioni Vincenzo Capomolla, dai sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo e dal pm della Procura ordinaria di Crotone Alessandro Rho. Resta in piedi, anche nel filone politico, l’aggravante mafiosa (che era stata esclusa dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare) in relazione all’associazione a delinquere finalizzata a una serie impressionante di reati contro la Pubblica amministrazione.

OPERAZIONE GLICINE, 99 RINVII A GIUDIZIO: SI COMINCIA IL 9 OTTOBRE

Il processo col rito ordinario inizierà il 9 ottobre prossimo dinanzi al Tribunale penale di Crotone. A giudizio, in qualità di “promotori”, l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio, l’ex assessore regionale ed ex parlamentare del Pd Nicola Adamo, l’ex segretario particolare di Oliverio ed ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Crotone Giancarlo Devona, l’ex consigliere regionale ed ex segretario provinciale Dem di Reggio Calabria Sebi Romeo, ma anche l’ex assessore al Comune di Mesoraca Ernesto Iannone. Il pactum sceleris, secondo l’accusa, prevedeva che Sculco, leader del movimento “i DemoKratici”, avrebbe appoggiato la formazione politica riconducibile a Oliverio in cambio dell’appoggio a sua figlia Flora, l’ex consigliera regionale, anche lei rinviata a giudizio.

A giudizio anche l’ex vicepresidente della Giunta regionale Antonella Stasi, che deve rispondere, insieme a due carabinieri in servizio presso il Comando provinciale di Crotone, Antonio Cono Tropiano e Roberto Maggio, di accesso abusivo alla banca dati delle forze di polizia. Col ruolo di “partecipi” nell’associazione a delinquere, a giudizio anche l’ex sindaco di Cirò Marina ed ex presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, il dirigente della Provincia di Crotone ed ex dirigente del Comune Giuseppe Germinara, l’ex commissario e direttore generale dell’Aterp Calabria Ambrogio Mascherpa, il dirigente Aterp Nicola Santilli, i dirigenti dell’Asp di Crotone Francesco Masciari e Francesco Salvatore Bennardo, rispettivamente direttore amministrativo e responsabile patrimoniale all’epoca dei fatti contestati, l’ex presidente dell’Ance di Crotone Giovanni Mazzei.

IL PATTO PER LE NOMINE E LE ASSUNZIONI

Il patto prevedeva una serie di incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, presso vari enti pubblici. Ciò grazie anche all’individuazione di dirigenti graditi, in particolare Giuseppe Germinara, designato, con incarico fiduciario, alla guida del settore Lavori Pubblici del Comune di Crotone, su indicazione di Sculco, nonostante ci fosse una regolare vincitrice di concorso, Elisabetta Dominijanni. La penetrazione nella società in house Crotone Sviluppo avrebbe fatto il resto, con l’individuazione di dg “graditi” come Teresa Sperlì, Giovanna Manna, Leo Pedace, Gianfranco Turino, anche loro a giudizio.

 Presunto condizionamento del voto anche alle elezioni provinciali del 2017 per far eleggere Nicodemo Parrilla a presidente. Ombre anche sugli affidamenti della Provincia a imprese vicine a Sculco e assicurati, secondo l’accusa, da Francesco Mario Benincasa, dirigente del settore Viabilità, in favore dell’impresa Coiv di Salvatore Rachieli che avrebbe appoggiato Flora Sculco alle elezioni regionali. Sculco avrebbe sollecitato anche la nomina di Arturo Crugliano Pantisano per un incarico dirigenziale alla Provincia sempre in cambio dei voti alla figlia, ed è pertanto imputato anche l’ex presidente facente funzioni Giuseppe Dell’Aquila. A giudizio pure loro. La penetrazione era anche all’Aterp dove l’ex governatore Oliverio, il suo segretario e il solito Sculco avrebbero inciso sulla nomina a dg di Ambrogio Mascherpa.

L’ASP AL CENTRO DELL’ATTIVITÀ CONTESTATE AD ALCUNI DEGLI IMPUTATI

Mani anche sull’Asp, dove un ruolo importante lo avrebbe giocato Pietro Vrenna che dopo l’incarico dirigenziale di selettore del personale avrebbe chiesto voti per Flora Sculco nella lista in cui Oliverio aveva intenzione di concorrere alla carica di governatore anche se poi vi rinunciò. Perfino i servizi di prenotazione e riscossione del ticket sanitario erano cosa del presunto “comitato” sgominato dalla Dda di Catanzaro. C’è anche un’ipotesi di turbativa d’asta contestata, oltre che a Sculco, all’imprenditore Dario Ritorto Bruzzese, operante nel settore postale privato, a sua moglie, ex assessora del Comune ai Beni culturali, la sculchiana Valentina Galdieri, e a tre dirigenti Asp: il direttore amministrativo Francesco Masciari, il selettore del personale Pietro Vrenna, il responsabile del Cup (Centro unico prenotazioni), Gaetano Caterina, al quale avevano promesso l’assunzione, sempre nell’Asp, di una figlia. Processo anche per loro.

IL CICLO DEI RIFIUTI E LA GESTIONE IN CALABRIA

Un capitolo dell’inchiesta ruota attorno alla gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria e ai rapporti tra esponenti politici, in quel momento al governo della regione, e gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna, rispettivamente presidente ed ex presidente del Crotone calcio. Traffico illecito di rifiuti è l’accusa, e, oltre ai Vrenna, ne rispondono l’ex assessora regionale all’Ambiente Antonietta Rizzo e l’ex governatore Oliverio ma anche Domenico Pallaria, Orsola Reillo e Antonio Augruso, all’epoca dei fatti dirigenti del dipartimento Ambiente della Regione. Anche loro a giudizio.

Non finisce qui, perché per violazione della legge elettorale sono imputati, oltre all’ex assessora Rizzo, anche Massimo Paolucci, candidato al Parlamento europeo nel maggio 2019, Salvatore Mazzotta, legale rappresentante della Ecosistem srl, società impegnata nel settore dei rifiuti, Alfonso Dattolo, collaboratore di Ecosistem ma noto soprattutto per essere stato assessore regionale dell’Udc con la Giunta Scopelliti e attuale sindaco di Rocca di Neto. Dattolo e Parrilla, a differenza degli altri politici, hanno scelto il rito abbreviato che inizierà per 25 persone il prossimo 19 settembre.

OPERAZIONE GLICINE 99 RINVII A GIUDIZIO, LE TRANSAZIONI INTERNAZIONALI DI TRADER E HACKER

L’inchiesta ricostruisce una serie di transazioni internazionali che il gruppo di trader ed hacker coordinato dal presunto referente tedesco del clan Megna, Francesco, Aracri, avrebbe eseguito tra il maggio 2019 e il giugno 2020. Aracri, uno che pagava in Bitcoin broker brasiliani, aveva “agganciato” la gallina dalle uova d’oro Marc Ulrich Goke, esperto di transazioni bancarie e frodi informatiche. C’è tutto un mondo che si apre alla polizia federale tedesca nel corso della perquisizione a carico di Goke. Particolarmente rilevante il rinvenimento di un vademecum sul funzionamento delle piattaforme finanziarie clandestine, che riporta uno schema sulle modalità degli investimenti e le percentuali di guadagno. La posizione di Goke e di altri residenti all’estero è stata però stralciata.

Infine, il prossimo 26 settembre inizierà il processo per l’omicidio di Salvatore Sarcone, pluripregiudicato per mafia assassinato nel settembre 2014: il mandante è ritenuto il boss Megna, sconosciuti gli esecutori materiali. Sarcone, il cui corpo venne rinvenuto in stato di mummificazione due settimane dopo la scomparsa, venne ucciso con due colpi di pistola alla testa e mutilato delle mani: aveva definito “pecoraro” il boss che capeggiava una cosca in grado di hackerare il sistema bancario forse con complicità di funzionari della Deutsche Bank. Tra arcaicità e modernità, il doppio volto della ‘ndrangheta.

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