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Processo con Giudizio immediato a luglio per Maysoon Majidi e il capitano, inchiesta conclusa pochi giorni dopo un lungo interrogatorio in carcere


CROTONE – Giudizio immediato per Maysoon Majidi, l’attivista iraniana 28enne accusata di essere una scafista, e per il turco Ufuk Akturk, 35enne, considerato il capitano dell’imbarcazione approdata il 31 dicembre scorso con 75 migranti a bordo. La pm Rosaria Multari, ritenendo di essere in possesso di elementi sufficienti per sostenere l’accusa senza passare attraverso il filtro dell’udienza preliminare, ha chiesto e ottenuto il processo per i due, che acquisiscono ora lo status di imputati con l’accusa di introduzione illecita di “cittadini extracomunitari” nel territorio dello Stato con le aggravanti di averli esposti a pericolo per la loro incolumità per l’assenza di dotazioni di sicurezza e di aver loro inflitto un trattamento inumano. La gip Elisa Marchetto ha fissato l’udienza per il prossimo 24 luglio dinanzi al Tribunale penale in composizione collegiale.

Un convincimento, quello della pm Multari, maturato, anche, in seguito al lungo interrogatorio dell’attivista che, secondo l’accusa, sarebbe incappata in alcune contraddizioni. Nei giorni scorsi la giudice aveva respinto una nuova istanza di concessione dei domiciliari avanzata dal difensore della donna, l’avvocato Giancarlo Liberati. Nel provvedimento veniva richiamato il parere contrario della pm alla concessione della misura meno afflittiva, tra l’altro, per il pericolo di inquinamento probatorio per il fatto che sarebbero stati «contattati fuori dal procedimento penale» i due migranti che potrebbero testimoniare a favore di Maysoon.

È appena il caso di rilevare che i testi che secondo la polizia federale tedesca erano irreperibili, tanto da rendere vano l’incidente probatorio chiesto dalla stessa Procura, sono stati rintracciati facilmente dalla difesa e negano che l’attivista facesse parte degli organizzatori del viaggio. Uno è addirittura ospite di un centro per migranti gestito dallo Stato tedesco e si è dichiarato disponibile a testimoniare anche dopo essere stato rintracciato dalle Iene. Inoltre, la gip ritiene che non vi sia certezza della provenienza e della data di registrazione del cliccatissimo video su Instagram prodotto dalla difesa. Un video che documenta che l’attivista era sopra coperta insieme ai migranti.

Il pericolo di fuga è desunto, invece, dal fatto che l’imputata avrebbe già tentato di allontanarsi, subito dopo lo sbarco, insieme al coimputato e potrebbe eludere l’eventuale detenzione domiciliare per raggiungere la Germania dove si trovano i suoi familiari. La pm rilevava, inoltre, una serie di contraddizioni nel racconto della donna che, per esempio, ha affermato di aver conosciuto il capitano dell’imbarcazione a bordo e di aver fornito un solo numero di telefono al coimputato. Nella memoria del telefono di Akturk, che ammette di essere stato il comandante (ma scagiona la donna), gli inquirenti hanno rinvenuto, invece, due numeri dell’attivista.

Inoltre, non risulta che sia stata mai venduta la casa del padre dell’imputata al fine di reperire i soldi per pagare la traversata, contrariamente a quanto dichiara. Altro elemento contraddittorio, sempre secondo l’accusa, è che l’attivista ha riferito di essere arrivata in Turchia con un’auto della polizia ma da video e foto risulta che abbia preso un pullman e un taxi. Inoltre, da alcuni video sarebbe stata notata insieme al fratello “in prossimità” del comando della nave.

L’avvocato Liberati ha annunciato una nuova istanza di scarcerazione. A suo dire, la sua assistita ha fornito «importanti e dettagliate informazioni utili per approfondire e integrare le indagini e individuare la rete dei trafficanti che hanno organizzato l’illecito trasporto dei 77 migranti giunti sulle coste crotonesi il 31 dicembre 2023». Il legale opterà per il rito ordinario. Akturk è difeso dall’avvocato Salvatore Falcone.

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