L'inchiesta Krimata condotta dalla Guardia di Finanza
2 minuti per la letturaIl rito abbreviato del processo Krimata sul gruppo Marrelli si chiude con 4 assolti e 2 condannati, cade l’accusa di metodo mafioso per il commercialista
CROTONE – Il gup distrettuale di Catanzaro Mario Santoemma ha disposto quattro assoluzioni e soltanto due condanne nel troncone processuale del rito abbreviato scaturito dall’inchiesta della Dda con cui sarebbe stata fatta luce su un’associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso e dedita a false fatture e riciclaggio.
Le assoluzioni sono per Carmine Muto (39), di Cutro; Andrea Valenti (42), di Crotone; Maria Nesci (64), di Caraffa; Salvatore Parisi (65), di Vibo Valentia. Condannati a 2 anni di reclusione Giuseppe Cusato (47), di Crotone, e a 1 anno e 4 mesi Francesco Quattromani (53), di Crotone. Per quest’ultimo, noto commercialista, i suoi difensori, gli avvocati Francesco Verri e Luigi Villirilli, hanno ottenuto l’esclusione dell’aggravante mafiosa. Il pm Pasquale Mandolfino aveva chiesto sei condanne da 4 anni a 6 anni e 9 mesi. Le pene più alte erano state proposte per Muto, difeso dagli avvocati Salvatore Rossi e Luigi Falcone, e Parisi, difeso dall’avvocato Luigi Villirilli.
KRIMATA, TRA ASSOLTI E CONDANNATI LA RICOSTRUZIONE DEL GIRO DI FALSE FATTURE
Con l’inchiesta che sfociò nell’operazione “Krimata” (ricchezza, dal greco antico), la Procura antimafia di Catanzaro ritenne di aver sgominato una presunta associazione a delinquere che, nata all’ombra della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, dal 2013 al 2018 avrebbe portato diverse imprese cartiere del settore edile ad emettere fatture false per cinque milioni di euro nei confronti degli allora amministratori delle società Marrelli Hospital, Tecnologica ed Esperia Tv al fine di frodare lo Stato intascando i rimborsi Iva non dovuti.
L’inchiesta, come si ricorderà, parte dalle indagini sui lavori di ristrutturazione dell’ex clinica Villa Giose, l’attuale Marrelli Hospital. Sotto la lente degli inquirenti sono così finite fatture per operazioni inesistenti per cinque milioni relative, tra l’altro, alla costruzione del nuovo edificio per la radioterapia, alla fine sarebbe stata fatta luce su un articolato sistema di frode fiscale, o presunto tale, che avrebbe il suo perno fondante in Mario Esposito, 69enne di Isola Capo Rizzuto ritenuto imprenditore di riferimento della cosca, già a processo nel troncone del rito ordinario insieme a una quarantina di persone, e il gruppo societario della sanità privata oggi amministrato in larga parte da Lorenzo Marrelli, 51enne crotonese. Intanto, il processo madre pende davanti al Tribunale penale di Crotone.
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