Una centrale a biomasse (foto d'archivio)
3 minuti per la letturaMESORACA (CROTONE) – Venti condanne, sei assoluzioni e reati prescritti per un solo imputato: sono queste le decisioni del gup distrettuale di Catanzaro Gabriella Pede nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo scaturito dall’inchiesta che avrebbe reciso i tentacoli della cosca Ferrazzo di Mesoraca allungatisi sulla centrale a biomasse di Cutro, già di proprietà del gruppo Marcegaglia ma rilevata nel 2015 dal gruppo Serravalle, ritenuto dalla Dda di Catanzaro vicino al clan. L’inchiesta portò, un anno e mezzo fa, a una maxi operazione, denominata Black Wood, che avrebbe svelato che dietro l’affare delle biomasse ci sarebbe stata la ‘ndrangheta, che disboscava la Sila con tagli intensivi e conferiva di tutto nelle centrali, dalla spazzatura al catrame ai copertoni, con danni devastanti per l’ambiente.
Le accuse, a vario titolo, erano di associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, estorsioni, turbativa d’asta, reati in materia di stupefacenti. Ma c’è anche il filone del concorso esterno in associazione mafiosa, in relazione al quale la Dda aveva chiesto l’arresto – negato dal gip – dell’ex comandante della Stazione dei carabinieri forestali di Petilia Policastro Costantino Calaminici, che ha scelto il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio insieme a una settantina di imputati, per i quali il processo è ancora pendente dinanzi al Tribunale penale di Crotone.
Il clan guidato dal boss di Mesoraca, Mario Donato Ferrazzo, anche a lui a processo col rito ordinario, era finito al centro delle indagini condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone e dai loro colleghi del Ros e del Nipaf che dal 2014 lavoravano ai fianchi la consorteria criminale. Il clan, secondo l’accusa, turbava appalti, vessava con estorsioni imprenditori e commercianti, gestiva le piazze dello spaccio a Mesoraca e Petilia Policastro e, soprattutto, aveva imponenti interessi nell’indotto economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro. Tant’è che molti degli imputati sono titolari di aziende di settore, che operano nel taglio e nella lavorazione del materiale legnoso, che veniva conferito, successivamente, alle centrali a biomasse, di Cutro e a quelle di Crotone e Strongoli di Biomasse Italia.
LA SENTENZA
Ecco tutte le decisioni (in parentesi le richieste del pm). Armando Ferrazzo, di 46 anni, di Mesoraca: assolto (assoluzione); Pietro Fontana (62), di Mesoraca: 20 anni; Giovanni Foresta (60), di Mesoraca: 12 anni; Domenico Grano (36), di Mesoraca: 10 anni; Giuseppe Grano (58), di Mesoraca: 20 anni; Rosario Piperno (60), di Mesoraca: 14 anni; Giovanni Corrado (49), di Chiaravalle Centrale: 8 anni; Oreste Vona (47), di Petilia Policastro: 5 anni e 6 mesi; Antonio Sirianni (30), di Crotone: 2 anni e 6 mesi; Gianfranco Catalano (59), di Crotone: assolto (assoluzione); Francesco Serra (72), di San Giovanni in Fiore: assolto (2 anni e 6 mesi); Massimo Urso (50), di San Giovanni in Fiore: assolto (2 anni e 6 mesi); Salvatore Pantò (64), di Acicastello: assolto (1 anno e 8 mesi); Antonio Cullò (55), di Tremestieri Etneo: assolto (1 anno e 8 mesi); Ernesto Iannone (53), di Mesoraca: prescrizione (2 anni); Costantino Tallarico (49), di Mesoraca: 3 anni; Francesco Serrao (66), di Mesoraca: 13 anni; Salvatore Serrao (68), di Mesoraca: 13 anni; Pierluca Pollizzi (39), di Mesoraca: 10 anni; Santo Fuoco (42), di Mesoraca: 10 anni; Luigi Mannarino (38), di Mesoraca: 14 anni; Antonio Manfreda: 7 anni e 6 mesi; Francesco Manfreda (60), di Mesoraca: 8 anni e 4 mesi (10 anni); Giuseppe Manfreda (31), di Mesoraca: 7 anni e 4 mesi (3 anni e 6 mesi); Vincenzo Mantia (62), di Mesoraca: 13 anni e 10 mesi (14 anni); Fortunato Matarise (66), di Mesoraca: 7 anni e 4 mesi (10 anni); Nicola Miletta (46), di Mesoraca: 7 anni e 4 mesi (10 anni).
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