INDICE DEI CONTENUTI
Due testi la scagionano l’attivista iraniana dei diritti umani, Maysoon Majdi, ma una richiesta di arresti domiciliari è stata respinta: inizia lo sciopero della fame. Nuova istanza al Riesame per la donna in prigione con l’accusa di essere una scafista
CROTONE – Oggi, Maysoon Majdi, l’attivista iraniana accusata di essere una scafista e chiusa nel carcere di Castrovillari dal 31 dicembre scorso, comincia lo sciopero della fame. Lo ha deciso da sola, nella sua cella e lo ha comunicato ieri al suo avvocato Giancarlo Liberati che ha appena presentato al Tribunale del Riesame un’istanza di scarcerazione. Non mangerà, la 28 enne regista e attivista dei diritti umani, finché il tribunale non prenderà una decisione sul suo caso. La giovane sa che deve andare a processo, ma chiede di non dover attendere in carcere l’inizio delle udienze. La sofferenza, per lei, è già stata abbastanza.
LA TESTIMONIANZA DI HOSENADZE CHE SCAGIONA MAYSOON
La richiesta del legale di Maysoon si basa sui fatti. E, soprattutto, sulla testimonianza diretta dell’iraniano Hasan Hosenadze che era a bordo della barca con 76 migranti. Secondo l’accusa Hosenadze aveva individuato Maysoon come scafista: «Non ho mai detto che lei era complice del capitano» ha invece spiegato il teste che per la polizia tedesca era “irreperibile” ma è stato rintracciato dalle “Iene” e nella trasmissione televisiva andata in onda lo scorso 21 maggio ha affermato che Maysoon Majidi, era solo una passeggera.
Hosenadze, come riferito dall’avvocato Liberati nel corso dell’incidente probatorio svoltosi a Crotone, è ospite di un Centro per migranti gestito dallo Stato tedesco a Tegel, vicino Berlino. Altro che “irreperibile”. Il difensore della donna in udienza aveva anche detto di essere in grado di fornire il suo numero di telefono nel caso le autorità italiane volessero contattarlo ma la sua richiesta non è stata accolta. Quindi, a incidente probatorio concluso, lo ha contattato appena fuori dal Palazzo di giustizia davanti ai giornalisti. «Hallo?».
LA TRASMISSIONE “LE IENE” TRA GLI ELEMENTI A SOSTEGNO DI MAYSOON
E c’è quindi anche la trasmissione delle Iene tra gli elementi prodotti dalla difesa a sostegno di una nuova richiesta di sostituire il carcere con gli arresti domiciliari presso un’abitazione messa a disposizione dall’associazione Sabir. Ora a decidere sarà il Tribunale del riesame di Catanzaro, dopo che un’analoga istanza era stata respinta dal gip di Crotone.
Hosenadze ha raccontato alle Iene anche di aver subito pressioni da alcuni agenti che, a suo dire, insistevano nel fargli indicare Maysoon quale complice del capitano nonostante lui lo avesse negato. E ha aggiunto di essere pronto a testimoniare dinanzi a un giudice.
Qualche giorno dopo la decisione del gip, nel corso dell’interrogatorio del 17 maggio scorso, durato quasi dieci ore dinanzi alla pm Rosaria Multari, la donna, che chiedeva da febbraio di essere sentita, ha fornito elementi sulla rete dei trafficanti e sui loro complici a bordo.
Secondo Liberati, l’ordinanza del Gip non è motivata, perché le esigenze cautelari si basano sulle dichiarazioni di due soli migranti, uno dei quali è l’iraniano che ha smentito le accuse in tv anche se la sua testimonianza non è stata acquisita dal gip per “irreperibilità”.
ANCHE IL COINDAGATO UFIK SCAGIONA MAYSOON
Il coindagato Akturk Ufik, il capitano dell’imbarcazione, ha peraltro “scagionato” la donna affermando che lei non l’ha mai aiutato nella gestione della traversata.
«L’indagata – scrive Liberati nella nuova istanza di scarcerazione – ha ricostruito l’intera vicenda attraverso una versione dei fatti logica e credibile ed al contempo ha fornito importanti e dettagliate informazioni utili per approfondire le indagini e individuare la rete dei trafficanti».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA