Il tribunale di Crotone
3 minuti per la letturaCROTONE – Resta in carcere Maysoon Majidi, l’attivista iraniana 28enne arrestata nel dicembre scorso, con l’accusa di essere una scafista, dopo essere sbarcata con altri 76 migranti a Crotone. La gip Elisa Marchetto, ritenendo sussistente il pericolo di fuga, ha respinto l’istanza difensiva, avanzata dall’avvocato Giancarlo Liberati, di sostituzione della misura cautelare più grave con quella domiciliare presso un’abitazione messa a disposizione dall’associazione Sabir.
In carcere l’attivista iraniana ha perso 13 chili. Alla richiesta di concessione dei domiciliari si era opposta la pm poiché Maijidi ha riferito di un tentativo di raggiungere la Germania. L’avvocato ha però spiegato, nella sua articolata memoria, che il motivo per cui si era allontanata con altre quattro persone, tra cui un fratello, a bordo di un tender era sì quello di raggiungere la Germania ma per ottenere più facilmente lo status di rifugiato, avendo già formalizzato la richiesta di asilo tramite l’Unhcr, l’Agenzia Onu che assiste chi è in fuga da guerre e persecuzioni. Una versione confermata dal coindagato Akturk Ufik che, nel corso di un interrogatorio, ha ammesso di essere stato il “capitano” dell’imbarcazione e ha “scagionato” la donna affermando che era una migrante come gli altri passeggeri e che lei non l’ha mai aiutato nella gestione della traversata. «L’ho conosciuta dentro la barca, lei aveva intenzione di andare in Germania, siccome anche io volevo andarci abbiamo deciso di fare il viaggio insieme a lei e altri».
Gli «indizi gravi, precisi e concordanti» desunti dagli inquirenti per l’applicazione della misura cautelare sono tratti soltanto dalle dichiarazioni di due migranti, che sostenevano che la donna «stava sempre sopra insieme al capitano» e «ci dava da bere», e da due video contenuti nella memoria del suo cellulare, registrati nell’imminenza dell’arrivo sulle coste italiane e girati ai familiari per rassicurarli sulle condizioni sue e di suo fratello. Ma l’incidente probatorio per cristallizzare le dichiarazioni dei testi è stato chiesto e ottenuto dalla Procura crotonese due mesi dopo lo sbarco, quando i migranti si erano già allontanati dall’Italia, notoriamente meta di passaggio nell’odissea di chi fugge dai massacri e si imbarca nei viaggi della speranza. La destinazione ultima dei migranti molto spesso è nei Paesi nordeuropei. L’incidente probatorio è quindi saltato risultando i due testi “irreperibili”. Eppure uno di loro era stato individuato dall’avvocato Liberati perché ospite presso un Centro per migranti gestito dallo Stato tedesco, quello di Tegel, vicino Berlino.
L’avvocato ha pure proposto in udienza di contattarlo tramite videochiamata su WhatsApp ma, in assenza del parere favorevole del pm, la gip non ha potuto che dichiarare «concluso» l’incidente probatorio. Eppure i due testi potrebbero scagionare la donna: all’avvocato Liberati hanno già riferito, dopo aver appresso dell’arresto di Majidi, che le loro affermazioni sono state travisate per un errore di traduzione. Per esempio, in un caso l’interprete non parlava il dialetto “Soranî”, l’unico che conosce il teste curdo iracheno. Ma i dubbi, sostiene sempre la difesa, avrebbero potuto essere fugati anche esaminando un cliccatissimo video su Instagram (circa 5mila visualizzazioni) che riprende i migranti mentre si trovano quasi tutti sopra coperta. “Sopra”, dunque, non c’erano soltanto la donna e Akturk. Accolta però la richiesta di interrogatorio, che si svolgerà venerdì prossimo davanti alla pm Multari nel penitenziario di Castrovillari, dove l’indagata si trova dal dicembre scorso.
La donna sostiene di essere in grado di fornire agli inquirenti l’organigramma di una gang transnazionale di matrice turca che ha organizzato non solo il viaggio con cui lei è giunta a Crotone ma molti altri. La reiterata richiesta di interrogatorio del difensore era stata finora inspiegabilmente ignorata. Non sarebbe da escludere che gli atti possano essere trasmessi alla Dda di Catanzaro, che indaga sulla rotta dell’Egeo, battuta da decenni da trafficanti che lucrano sulla disperazione. L’avvocato Liberati ha chiesto, infatti, che all’interrogatorio partecipi anche un pm della Dda.
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