Soccorsi a Cutro dopo la tragedia
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CUTRO (CROTONE) – Bacchettate all’Italia e a Frontex su come è stato gestito il caso del barcone naufragato a Steccato di Cutro, dove sono morti un centinaio di migranti: è quanto emerge da un’indagine avviata dall’Ufficio del Mediatore europeo sul modo in cui l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera rispetta i suoi obblighi in materia di diritti fondamentali e di ricerca e soccorso nel contesto delle sue attività di sorveglianza marittima. Un’indagine che trae spunto da un caso ancora più grave di quello di Cutro, dove il 26 febbraio dello scorso anno è affondato il caicco “Summer Love”. Il 14 giugno scorso, il peschereccio “Adrianica”, che trasportava circa 750 migranti, si capovolse e naufragò in acque internazionali al largo della costa di Pylos, in Grecia.
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Nella successiva operazione di soccorso, 104 persone sono state salvate e 82 corpi sono stati recuperati. Si presume che i passeggeri rimanenti siano morti. Nonostante i precedenti come Cutro, la tragedia dell’Adrianica è considerata ancora più letale e ha provocato proteste internazionali circa il ruolo e le responsabilità dell’Ue e quello della Guardia costiera ellenica. Ecco perché, dopo Cutro, secondo il Mediatore europeo, Frontex dovrebbe condurre una «riflessione duratura e seria su scala organizzativa, guidata dal suo direttore esecutivo e con il coinvolgimento dei membri del consiglio di amministrazione, sul modo in cui rispetta i suoi obblighi in materia di diritti fondamentali nella risposta alle emergenze marittime e nelle operazioni di ricerca e soccorso».
NESSUNA RISPOSTA DALL’ITALIA ALLA RICHIESTA DI AIUTO OFFERTA DA FRONTEX A CUTRO
Insomma, il caso Cutro non docet e tanta gente continua a morire in mare: nel caso del naufragio del febbraio 2023, un aeromobile Frontex aveva rilevato l’imbarcazione nell’ambito delle sue attività di sorveglianza, ma l’Agenzia europea non ha stabilito che l’imbarcazione si trovasse in una potenziale situazione di emergenza. L’aereo è stato quindi obbligato a tornare alla base a causa del peggioramento delle condizioni meteorologiche. Il giorno seguente, la situazione meteo migliorò e, in seguito alle segnalazioni di un possibile naufragio, Frontex cercò di rispedire l’aereo alle coordinate della possibile emergenza. Mentre il Centro coordinamento soccorsi italiano inizialmente non ha risposto, l’aeromobile è successivamente tornato. Nella relazione sull’incidente di Cutro, l’Ufficio del responsabile dei diritti umani ha rilevato che Frontex ha raccolto tutte le informazioni pertinenti e le ha trasmesse tempestivamente alle autorità italiane. Inoltre, Frontex ha offerto sostegno per via aerea, suggerendo il decollo anticipato di un aereo di sorveglianz,a ma non ha ricevuto una risposta scritta a tale offerta.
CUTRO E LA DICHIARAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA DI FRONTEX
Sempre ne caso del naufragio di Cutro, la sorveglianza della nave da parte di Frontex non indicava una potenziale situazione di emergenza. La barca si muoveva ad una velocità costante e su una rotta altrettanto costante. Le risposte termiche significative da sottocoperta erano segno della presenza di un carico di migranti, ma venivano rappresentate anche buone condizioni di galleggiabilità. Nella relazione sull’incidente, l’Ufficio del responsabile dei diritti umani ha formulato alcune raccomandazioni a Frontex in merito alla descrizione dello status delle imbarcazioni in mare e alla necessità di coerenza.
Il riferimento è soprattutto ai protocolli operativi per l’emissione del Mayday: Frontex non dispone di norme o linee guida scritte interne. I rappresentanti di Frontex hanno precisato che i responsabili delle squadre europee di sorveglianza sono sottoposti a formazione per far fronte a potenziali situazioni di emergenza. Sta di fatto che la sorveglianza di Frontex non ha indicato che la nave si trovava in una situazione di emergenza. Ma alcune organizzazioni consultate dal Mediatore osservano che, in seguito all’avvistamento e alle informazioni messe a disposizione del Centro di coordinamento marittimo italiano, Frontex avrebbe dovuto rilasciare un Mayday. L’Ufficio del responsabile per i diritti umani ha osservato che tutte le parti che assistono a emergenze marittime hanno la possibilità di emettere la comunicazione di soccorso e ha fatto riferimento a circostanze precedenti in cui Frontex aveva segnalato l’emergenza.
INTERAZIONE CON LE AUTORITÀ DI COORDINAMENTO DEI SOCCORSI
Queste, dunque, le valutazioni del Mediatore. Frontex deve rispettare i diritti fondamentali in tutte le sue attività, compreso il suo impegno diretto o indiretto nelle operazioni di ricerca e soccorso. Nel caso del naufragio di Cutro, Frontex ha offerto di inviare i propri aeromobili sul luogo dell’incidente segnalato prima dell’inizio del piano di volo programmato, ma inizialmente non ha ricevuto una risposta dal Centro di coordinamento soccorsi italiano. Non si può pertanto affermare che Frontex abbia violato nessuna delle norme e procedure in materia di ricerca e soccorsi e di diritti fondamentali, secondo la ricostruzione del Mediatore. Tuttavia, «tali piani e procedure rischiano di limitare la capacità di Frontex di agire in modo indipendente al fine di adempiere ai suoi obblighi in materia di diritti fondamentali», è la valutazione del Mediatore.
Sempre secondo il Mediatore, «Frontex dovrebbe garantire che le disposizioni sulla sorveglianza aerea nei piani operativi e nelle richieste di servizio nell’ambito del Sistema europeo di sorveglianza le consentano di agire, nella misura più ampia possibile, sulle raccomandazioni volte a mantenere la sorveglianza in caso di emergenze marittime in corso».
COOPERAZIONE DI FRONTEX CON LE AUTORITÀ NAZIONALI
La squadra d’indagine del Mediatore ha ispezionato le relazioni finali sugli incidenti gravi in cui Frontex è stata coinvolta tra il 2020 e il 2023. Nel caso del naufragio al largo della Grecia, ad esempio, l’Ufficio del responsabile dei diritti umani ha verificato tutte le segnalazioni di avvistamento delle risorse aeree di Frontex coinvolte, le relazioni di missione e i giornali di bordo. Ed è emerso, in particolare, che nessun rappresentante dell’Ufficio del responsabile dei diritti umani era presente nella sala europea di sorveglianza durante gli avvistamenti iniziali negli incidenti di Crotone o Pylos. Un Ufficio che, evidentemente, non dispone di risorse per garantire la presenza in tutte le operazioni di Frontex.
SUGGERIMENTI E CONCLUSIONI
Il caso Cutro rappresenta uno spartiacque alla luce delle conclusioni formulate dal Mediatore: secondo Emily O’Reilly, responsabile dell’Ufficio europeo, «Frontex dovrebbe condurre una riflessione duratura e seria su scala organizzativa, guidata dal suo direttore esecutivo e con il coinvolgimento dei membri del consiglio di amministrazione, sul modo in cui rispetta i suoi obblighi in materia di diritti fondamentali nella risposta alle emergenze marittime e nelle operazioni di ricerca e soccorso». Inoltre, Frontex «dovrebbe adottare e pubblicare orientamenti interni su come reagire alle emergenze marittime rilevate dalla sorveglianza aerea di Frontex, anche per quanto riguarda l’emissione di relay di Mayday ed eventualmente anche altri segnali di emergenza».
Per quanto riguarda le operazioni marittime congiunte coordinate da Frontex, «i piani operativi dovrebbero includere anche disposizioni su come rispondere alle emergenze marittime, in attesa delle istruzioni del pertinente centro di coordinamento dei soccorsi, anche per quanto riguarda l’emissione di relay di Mayday».
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