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L'ingresso del centro migranti Cara Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto

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ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Non sono bastate le dimissioni dei vertici della Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto per scongiurare l’interdittiva antimafia che alla fine è stata fatta notificare ieri dalla Prefettura di Crotone e che rimette in discussione l’appalto per la gestione del Cara S. Anna, centro d’accoglienza per migranti tra le più grandi d’Europa. Il provvedimento, che impedisce alla Prociv Arci di contrattare con la pubblica amministrazione, era stato preceduto da una comunicazione antimafia, che avvia appunto l’iter per l’interdittiva e consente, attraverso lo strumento del contraddittorio, le controdeduzioni difensive. Ma, nonostante le argomentazioni dell’avvocato Marcello Bombardiere, la Prefettura di Crotone non può escludere tentativi di infiltrazione mafiosa nella gestione dell’associazione, che fa parte del raggruppamento che si è aggiudicata la gara un anno fa ed era in attesa di sottoscrivere il contratto di appalto.

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Dopo l’affaire Misericordia, attraverso cui i tentacoli della cosca Arena si erano allungati sul Cara, nuove ombre si addensano all’orizzonte poiché Prociv Arci, operante da 25 anni nel territorio, e impegnatissima anche in occasione del tragico naufragio di Cutro, potrebbe essere stata infiltrata dalle cosche e da qui l’interdittiva. Al vaglio della Prefettura sono finiti alcuni legami parentali ed elementi d’indagine svolti dal gruppo interforze. I sospetti si sono appuntati, innanzitutto, sulla posizione della presidente Caterina Tambaro, di Cutro, nipote acquisita della suocera dell’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello di Nicolino, il boss ergastolano che voleva fondare una nuova “provincia” di ‘ndrangheta ed era a capo di una super cosca che ha colonizzato l’Emilia, come dicono sentenze passate in giudicato. Caterina è nipote di Giuseppe Tambaro, deferito per associazione mafiosa.

Il vicepresidente Anselmo Rizzo, ex vicesindaco del Pd, viene, invece, evocato, in alcune conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta che nel maggio 2017 portò alla maxi operazione Jonny a proposito dell’appalto per la gestione precedente a quello di Misericordia, con riferimento al fatto che gli sarebbero stati “consegnati” 400mila euro. A carico di Rizzo si rilevava che fu legale rappresentante di Misericordia negli anni dal ’96 al ’99. Presidente e vicepresidente si sono dimessi, così come ha fatto anche il segretario dell’associazione.

In seguito alla rimozione dei vertici, il nuovo presidente è Cesare Bruno, e l’avvocato Bombardiere ha sottolineato anche questo. Il legale ha peraltro evidenziato la contrapposizione frontale di Rizzo con Leonardo Sacco, ex governatore della confraternita, e con l’ex parroco Edoardo Scordio, imputati chiave del processo “Jonny” già condannati, anche in Appello, per associazione mafiosa. Ma i sospetti, insiste la Prefettura di Crotone nel provvedimento notificato ieri, sono anche su diversi soci per le parentele con personaggi ritenuti contigui alla galassia delle cosche isolitane o vicini alla Misericordia.

L’interdittiva potrebbe avere effetti anche sui progetti Sai gestiti da Prociv, che faceva parte di un raggruppamento con la società Translator di Agrigento che nel gennaio dello scorso anno si aggiudicò la gestione del Cara per un importo di 5.976.043 euro per 24 mesi. Da allora si sono susseguite continue proroghe alla Croce rossa, che non aveva partecipato alla nuova gara per la gestione del Cara. Non c’è pace per il regional hub nella località S. Anna di Isola Capo Rizzuto. Prima, il terremoto “Jonny”, nome in codice per l’operazione interforze scaturita da un’inchiesta della Dda di Catanzaro, lo scandalo che travolse l’ente gestore Misericordia.

Dopo, l’amministrazione giudiziaria e la gestione affidata per 14 mesi a un funzionario della Presidenza del Consiglio come Vitaliano Fulciniti nelle more dell’espletamento della gara europea alla fine aggiudicata alla Croce rossa italiana. Sembrava essersi invertita la rotta, all’insegna della massima trasparenza. Il comitato provinciale della Cri fu poi commissariato per presunte irregolarità nella gestione. La Cri non ha partecipato alla nuova gara ma ha continuato a gestire la struttura in regime di prorogatio. Intanto, le coste crotonesi sono meta di un esodo senza sosta e il S. Anna, vero e proprio crocevia dell’immigrazione, forse continua a stuzzicare l’appetito dei clan.

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