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Dopo l’inchiesta che ha travolto il gruppo Serravalle 50 lavoratori della centrale Biomasse rischiavano il licenziamento: salvati dal nullaosta della Dda al ripristino degli incentivi da parte del Gse che sblocca la vertenza

CUTRO – La Dda di Catanzaro sblocca la vertenza dei lavoratori della Serravalle Energy srl. C’è il parere favorevole dei pm Antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo al ripristino degli incentivi del Gse che li aveva sospesi in seguito all’inchiesta che un anno fa ha travolto i vertici della società proprietaria della centrale a biomasse.

«La scrivente società sta valutando se procedere, previo formale nulla osta dell’autorità giudiziaria, così che possa tener conto dei profili erariali in caso di condanna della Serravalle Energy srl, al ripristino dell’erogazione degli incentivi per l’anno 2024», scriveva Daniele Bacchiocchi, responsabile per le verifiche del Gse, all’amministrazione giudiziaria che guida oggi la società, aprendo spiragli che sono stati valutati positivamente negli ambienti sindacali. Il nullaosta alla fine è arrivato e viene scongiurato il licenziamento collettivo di 50 lavoratori. Proviamo a ricostruire i fatti.

BIOMASSE, LA DDA HA RISOLTO LA VERTENZA ORA LO SCENARIO CAMBIA

Il Gse, esercitando una propria prerogativa di controllo, aveva ufficializzato il blocco del riconoscimento degli incentivi (“sospensione in via cautelativa”) almeno fino all’esito del processo penale di primo grado, avviando nel contempo una verifica documentale. La conseguenza sarebbe stata il licenziamento collettivo di 50 lavoratori a partire dal primo gennaio, ma, dopo tavoli tecnici e sit-in dei lavoratori davanti alla Prefettura di Crotone, lo scenario ora cambia.

In una nota agli amministratori Mariantonietta Del Vecchio, Paolo Florio e Francesco Spaccarotella e per conoscenza a tutta una serie di soggetti istituzionali tra cui la prefetta di Crotone, Franca Ferraro, il gup distrettuale di Catanzaro Mario Santoemma e i pm Antimafia titolari del procedimento penale, il Gse prende atto, innanzitutto, dell’iscrizione della Serravalle Energy nella white list, dopo il risanamento avviato. Poi, delle «ricadute sociali» oggetto di interlocuzioni con gli amministratori giudiziari e la Procura.

INTENSO CONFRONTO TRA SINDACATI E PREFETTURA

Intenso anche il confronto con la Prefettura su impulso dei sindacati che hanno veicolato le istanze dei lavoratori alle massime autorità provinciali.
Nel corso di un incontro con i sindacati in fabbrica è stata l’amministrazione giudiziaria a rendere noto anche che c’è il nullaosta dell’autorità giudiziaria, passaggio fondamentale. Adesso mancherebbe soltanto la ratifica del Gse che dovrà comunque attendere l’individuazione da parte di Arera del prezzo medio dell’energia, prevista nei primi mesi del 2024, prima di erogare gli incentivi.
Le parti si sono aggiornate al 15 gennaio, anche perché l’azienda dovrà riprendere i contatti con i fornitori. L’impianto è fermo da due mesi, ormai, e i sindacati sperano in una ripresa immediata delle attività.

«Abbiamo lavorato bene e in sinergia con l’amministrazione giudiziaria, il Tribunale, la Prefettura – dice Francesco Gatto della Filctem Cgil al Quotidiano – l’azione della magistratura e la salvaguardia dei livelli occupazionali non sono incompatibili, e l’interesse sociale che abbiamo rappresentato alla prefetta Ferraro è legittimo. C’è stata grande sensibilità da parte delle istituzioni ce hanno colto il senso di questa particolare vertenza, anche perché la Cgil sostiene a pieno l’operato della Dda di Catanzaro. Il sindacato ha espresso il suo consenso anche al documento dell’amministrazione giudiziaria a sei mesi dal suo insediamento».

Prima di bloccare gli incentivi, il Gse aveva atteso il rinvio a giudizio disposto a settembre dal gup Santoemma, che ha anche fissato il processo con il rito abbreviato. In tutto un centinaio di imputati, finiti sotto accusa nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe reciso i tentacoli della cosca Ferrazzo di Mesoraca, alleata dei Grande Aracri di Cutro. Tentacoli allungatisi, a quanto pare, sulla filiera boschiva e sulla centrale a biomasse già di proprietà del gruppo Marcegaglia ma rilevata nel 2015 dal gruppo Serravalle, ritenuto dalla Dda di Catanzaro vicino al clan.

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