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Cirò Marina, nel filone delle indagini sull’articolazione lombarda della cosca Farao per la presunta spedizione punitiva a Malta processo tutto da rifare in Appello

CIRÒ MARINA – Processo da rifare per la presunta spedizione punitiva contro un imprenditore brianzolo, che lavorava a Malta, per quattro imputati ritenuti esponenti del “locale” di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, articolazione lombarda della cosca Farao Marincola di Cirò. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha annullato con rinvio quattro condanne. In primo grado, in un filone dell’inchiesta “Krimisa” della Dda milanese, il giudice aveva riqualificato l’accusa in esercizio arbitrario delle proprie ragione stabilendo pene molto più basse rispetto alle richieste. La Corte d’Appello di Milano aveva poi ribaltato quel verdetto, accogliendo il ricorso della Procura e qualificando quei fatti con l’accusa originaria: estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Da rivalutare, dunque, le condanne a 4 anni e 5 mesi di reclusione per Francesca Rispoli (un anno e mezzo in primo grado), figlia del capo del “locale” di ‘ndrangheta stanziato nel Varesotto, Vincenzo Rispoli; a 10 anni e 8 mesi per il suo compagno Giovanni Lillo (un anno in primo grado) e a 8 anni per lo zio Giuseppe Di Novara e il fratello di quest’ultimo, Michele (4 anni e 8 mesi a entrambi in primo grado). Sarà necessario un processo d’appello bis.

Rideterminata, previa esclusione dell’aggravante mafiosa, la pena per l’investigatore privato Giovanni Vincenzino (pena portata da 2 anni a 1 anno e 4 mesi) che rispondeva di favoreggiamento. Diventa definitiva la condanna a 4 anni per Riccardo Lazzari, un ex funzionario Anas (parte civile nel processo), viene annullata limitatamente all’aggravante mafiosa quella 5 anni e 4 mesi per Cataldo Casoppero. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Antonio Anania, Antonio D’Amelio, Luigina Pingitore, Gianni Russano (difensore di Francesca Rispoli), Viazzo ed Arrigoni.

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