Fiori sul luogo del naufragio di Cutro
4 minuti per la letturaLa sentenza sul risarcimento ai familiari delle vittime della strage di Cutro potrebbe sancire un precedente giuridico. Bongiorno: «Il caicco non era un natante». Ventura: «No a formalismi»
CROTONE – «Certo, quanto detto da Piantedosi lascia pensare: quando dice che non c’è soltanto Consap e allude ad altre articolazioni dello Stato forse vuol dire che il Governo sta pensando di agire in maniera diversa, stanziando fondi, oppure intervenendo nel procedimento; vorrei ricordare però che non ci sono soltanto i familiari delle vittime ma anche i superstiti del tragico naufragio di Cutro, molti dei quali stanno ancora seguendo percorsi psicoterapici per il trauma patito».
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A parlare, all’indomani del dietrofront del ministro dell’Interno, è l’avvocatessa crotonese Barbara Ventura, che rappresenta appunto due sopravvissuti alla strage di Cutro e ha chiesto al Tribunale penale di Crotone di citare quale responsabile civile Consap, la concessionaria di servizi pubblici assicurativi che gestisce il Fondo per le vittime della strada, che interviene anche per gli incidenti nautici, e Sara Assicurazioni quale impresa designata per i risarcimento.
Una giovane avvocatessa contro lo studio legale di Giulia Bongiorno, l’ex ministra e attuale presidente della Commissione Giustizia del Senato, leghista come il ministro Giorgetti che guida il Mef, dal quale Consap è interamente partecipata.
«Non ci sono casi analoghi, non c’è giurisprudenza se non quella che sancisce che il Fondo interviene sia per incidenti stradali che nautici, siano essi dolosi o colposi – spiega l’avvocatessa Ventura – il confronto con una collega così autorevole è stimolante tanto più che io non opero su precedenti giuridici mentre lo studio Bongiorno si basa su un’interpretazione meramente letterale delle norme. Ma è una battaglia di civiltà».
«Il mio incarico era estremamente circoscritto e si è già concluso», ha detto Bongiorno forse per stoppare polemiche degli oppositori sul fatto che la presidente della Commissione Giustizia del Senato patrocina lo Stato. Il mandato è stato conferito il 6 novembre scorso. La nota avvocatessa ha anche depositato una lista testi, indicando due professori e avvocati esperti di diritto della navigazione e di assicurazioni come Stefano Zunarelli e Giuseppe Gisberti. In Tribunale non risulta che il mandato sia “concluso”. Perché Consap chiede, nel caso della strage di Cutro, di essere esclusa da responsabilità civili, insieme a Sara Assicurazioni, eccependo che l’obbligo di risarcimento da parte delle compagnie assicuratrici del mezzo nautico o, in subordine, di Consap vale soltanto per i natanti muniti di motori inamovibili ad uso privato diverso dal diporto e per quelli adibiti al servizio pubblico di trasporto di persone.
C’è tutta una disquisizione sul Codice della nautica da diporto, sul concetto di natante come “sottocategoria dell’unità da diporto”, su cosa si intende per navigazione da diporto, nella memoria che l’avvocato Francesco Ciottoli, delegato dallo studio Bongiorno, è venuto l’altra mattina a illustrare rapidamente, per evitare a Consap di pagare. L’attività di navigazione a bordo del caicco Summer Love, su cui viaggiavano stipati in 200, non è assimilabile al diportismo che è caratterizzato da finalità sportive e ricreative. Inoltre le attività criminali dei trafficanti sono del tutto estranee al “servizio pubblico di trasporto di persone”, dice Consap. Nell’ultima udienza, a farsi portavoce, per le 13 parti civili, per metà in rappresentanza di familiari delle vittime e per metà di superstiti (dodici delle quali hanno citato Consap, la tredicesima non lo ha fatto soltanto perché si è costituita al fotofinish), è stato l’avvocato Francesco Verri, che si è opposto all’estromissione dell’agenzia pubblica e ha parlato di “gesto impietoso” dello Stato e di “interpretazione formalistica” della norma.
A decidere su una questione che potrebbe costituire un precedente sarà il Tribunale penale presieduto da Edoardo D’Ambrosio nel processo contro tre presunti scafisti accusati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sua la sentenza con cui tre immigrati che erano stati imputati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento dopo aver intrapreso un’azione di protesta all’interno del Cie di Isola Capo Rizzuto vennero assolti per legittima difesa dopo che compì lui stesso un’ispezione con cui accertò che erano trattenuti illegittimamente ed in condizioni non dignitose. Il 29 novembre prossimo, però, il collegio penale potrebbe, in teoria, anche disporre un rinvio all’esito del giudizio. Chissà, forse proprio per scongiurare un precedente che risulterebbe assai oneroso per le sue casse lo Stato ha schierato in campo l’autorevole studio legale. Ma Piantedosi sembra sconfessare Bongiorno, quando dice che lo Stato pagherà. Come? «Bisognerebbe essere nella testa del Governo per saperlo», dice l’avvocatessa Ventura.
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