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Il parabrezza del furgone con cui fu investita la bimba ucraina

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CROTONE – «Accelera, cambia traiettoria lungo l’asfalto su cui non ci sono segni di frenata, dopo l’investimento si allontana, poi torna sul luogo del delitto con atteggiamento strafottente». Il pm Alessandro Rho ha descritto «un bullo di quartiere incline alla violenza» prima di chiedere la condanna a 15 anni di reclusione per il diciannovenne Giuseppe Pio De Fazio, imputato di omicidio volontario con l’accusa di aver travolto e ucciso con un’auto Fiat “Doblò”, alla guida della quale s’era messo pur essendo sfornito di patente, la piccola Taisiia Marseniyk, la bimba ucraina di cinque anni che era giunta da pochi giorni a Crotone insieme alla madre, nel marzo 2022, e trovò la morte sulla strada provinciale “22”, un’arteria che taglia la contrada Cantorato, il cui asfalto era reso viscido dalla pioggia.

L’esclusione dei motivi abbietti e futili ha consentito ai difensori dell’imputato, gli avvocati Antonio Franco e Aldo Truncè, di accedere al rito abbreviato. De Fazio deve rispondere anche di lesioni nei confronti del sedicenne crotonese che portava in spalla la bimba e che finì all’ospedale San Giovanni di Dio per i traumi riportati nell’urto, in seguito ai quali per 40 giorni non riuscì ad attendere alle occupazioni ordinarie.

Il ragazzo era il fidanzatino della cuginetta della vittima, la 17enne ucraina che ai carabinieri, intervenuti quella tragica sera, riferì di aver riconosciuto in De Fazio il conducente del veicolo che prima viaggiava in senso opposto e, dopo una retromarcia, si diresse a velocità sostenuta contro il trio che camminava in fila indiana sul ciglio della strada.

Qualche giorno prima i ragazzi avrebbero avuto un alterco a quanto pare dovuto al fatto che entrambi volevano frequentare la cuginetta di Taisiia. Originariamente l’imputazione era quella di omicidio stradale, ma ieri il pm ha spiegato il percorso che lo ha portato alla contestazione di omicidio volontario, grazie anche all’esame del materiale emerso da perizie, testimonianze, chat estrapolate dal telefono dell’imputato.

Alle richieste di parte civile si sono associati i legali di parte civile, gli avvocati Mario Nigro e Tiziano Saporito, il primo per il ragazzo ferito, il secondo per i familiari della vittima. De Fazio, sottoposto a obbligo di dimora, ieri era in aula, così come i genitori di Taisiia, affranti.

Suscitò sconcerto la morte della piccola profuga, che, scappata dalle bombe di Ternopil, terminò la sua breve esistenza tra ciuffi d’erba bagnati dalla pioggia alla periferia nord di Crotone. Il padre dell’imputato, Francesco, imprenditore edile 45enne, in un primo tempo s’era addossato la responsabilità dell’accaduto, affermando di essere stato lui alla guida, tanto che era stato denunciato per omicidio stradale in concorso.

L’uomo ha poi cambiato versione, asserendo di trovarsi al lato del passeggero mentre il figlio era al volante, pur essendo munito solo di foglio rosa, a quell’ora serale. Ma dovette cambiare versione un’altra volta, ammettendo che il figlio era da solo alla guida, come riferito agli investigatori dalla madre del ragazzo informata peraltro dal marito. La sua posizione è stata poi archiviata.

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