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CROTONE – «Disfunzioni interne dell’apparato della pubblica amministrazione che non sono sfociate in evidenze di carattere penalistico». Al vaglio del Tribunale di Palmi si è rivelata un flop l’inchiesta sul porto delle nebbie che era stata avviata dalla Procura di Crotone. Il gip Federica Giovinazzo ha archiviato il procedimento penale nei confronti dei già segretari generali Salvatore Silvestri e Saverio Spatafora, del dirigente Pasquale Faraone e del funzionario Antonio Rizzuto dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio.
L’archiviazione è stata disposta in accoglimento della richiesta del pm Rocco Cosentino, che ha evidenziato l’insussistenza di fattispecie penalmente rilevanti per l’integrazione dei reati di abuso d’ufficio anche alla luce della documentazione prodotta e delle dichiarazioni rese dal dirigente Faraone. Cadono le accuse sul “sistema porto”, relative a presunte – ora più che mai – distorsioni nel mercato, fatte di anomalo permissivismo e penalizzazioni per gli imprenditori non “allineati”. L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza ruotava su una presunta – ora più che mai – gestione improntata a criteri arbitrari, data anche la “serialità” – era detto nelle carte dell’inchiesta – di condotte illegali che avrebbero annichilito le potenzialità dell’infrastruttura.
Non a caso l’informativa della Finanza era stata denominata Hybris, che in greco sta per tracotanza. Il gup Romina Rizzo trasmise gli atti alla Procura di Palmi per quanto concerne le posizioni di Saverio Spadafora, di Cirò Marina, segretario generale dell’area tecnica; Pasquale Faraone, di Palmi, dirigente dell’area amministrativa; Antonio Rizzuto, di Rende, funzionario del settore Demanio, Salvatore Silvestri, di Palmi, segretario generale, cariche che gli imputati rivestivano all’epoca dei fatti contestati.
Era stato però rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Crotone (il processo è pendente) Luigi Errante, di Reggio Calabria, già dirigente dell’area periferica di Crotone e successivamente quadro area di presidenza con qualifica Psfo (Port Facility Security Officer), nonostante il procuratore Giuseppe Capoccia ne avesse chiesto il proscioglimento evidenziando che le indagini si basavano sulle denunce dell’imprenditore Massimiliano Arcuri.
In buona sostanza, dall’inchiesta emergeva che alcune società, oltre ad aver usufruito di autorizzazioni e servizi portuali non concedibili o di rinnovi, sarebbero state favorite dall’Autorità portuale. L’input investigativo era scaturito dall’esposto di Arcuri, titolare della Recycling, una delle imprese che sarebbero state penalizzate per esempio in favore della Compagnia imprese lavoratori portuali che, pur non essendo in possesso della licenza di trasporto per conto terzi, avrebbe svolto in maniera abusiva il servizio shuffle.
In particolare, le accuse di abuso d’ufficio consistevano nell’ingiusto vantaggio che i funzionari avrebbero arrecato alla Compagnia impresa lavoratori portuali srl, con pari danno per altre imprese autorizzate all’esercizio di operazioni nello scalo crotonese, per esempio, nel caso di Errante, rilasciando 31 autorizzazioni alla sosta temporanea svincolata da attività di scarico e dalla riscossione del canone.
I fatti contestati sono del 2016. Ma risalgono al 2013 le 50 autorizzazioni concesse da Errante alla stessa società che avrebbe maturato un debito di oltre 63mila euro di cui corrisposti solo 24mila. Sconti consistenti a Isia Global Service che per 28 autorizzazioni avrebbe pagato 8.850 euro a fronte dei previsti 36.702. Secondo l’accusa oramai crollata, il dirigente Faraone avrebbe addirittura consentito alla stessa società di operare senza autorizzazione, e senza corrispondere alcun canone, per tutto il 2015. L’Ente avrebbe pertanto autorizzato ad esercitare soggetti economicamente non qualificati, esercitando così una distorsione della concorrenza di mercato a danno del querelante che, invece, sosteneva essere l’unico in possesso delle specifiche attestazioni richieste.
Nel corso del procedimento penale, è stato dimostrata «la piena correttezza e il rispetto della legge dimostrati dall’Ente nell’esercizio della propria funzione amministrativa – è detto in un comunicato dell’Authority di Gioia Tauro – Si chiude, così, un’annosa vicenda che ha coinvolto l’Ente e i suoi dipendenti, con il rischio concreto di infangarne anche l’immagine dell’Istituzione che, da sempre, ha agito e agisce per garantire la legalità sul territorio.
Un’indagine, iscritta nel 2015, inizialmente dalla Procura di Crotone e poi spostata a Palmi, che ha altresì coinvolto personalmente i dipendenti dell’Ente che, a distanza di anni, possono pubblicamente vedere riconosciuta la correttezza del proprio agire».
«Nell’esprimere grande soddisfazione per la decisione del Tribunale di Palmi – ha detto il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio Andrea Agostinelli – accolgo con sollievo gli esiti del procedimento, a dimostrazione della fiducia sempre riposta nell’operato amministrativo dei miei dirigenti e dei miei dipendenti, non sottacendo l’amarezza e il disagio provati dagli stessi nell’attesa che fosse fatta piena luce sulla vicenda».
Prosegue a Crotone il processo per Errante: per lui le contestazioni sono anche di falso in quanto avrebbe attestato, appunto falsamente, che la Capitaneria di porto di Crotone aveva espresso parere favorevole ad attività di trasformazione delle biomasse da eseguire presso una banchina commerciale.
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