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‘Ndrangheta, il pm Domenico Guarascio ha chiesto due ergastoli uno per Silvio Farao e l’altro per Cataldo Marincola per il delitto Pirillo avvenuto a Cirò nel 2007

CIRÒ MARINA – «Ti faccio un bel regalo, te la senti di ammazzare “Cenzo”?». Inizia così la prima “cantata” di Gaetano Aloe, figlio di Nicodemo detto “Nik”, ucciso nel 1987 in un agguato spartiacque perché da allora assunsero il comando i fratelli Giuseppe e Silvio Farao e Cataldo Marincola. A lui sarebbe toccato eliminare chi era ritenuto, negli ambienti criminali, l’esecutore materiale dell’uccisione del padre. Un omicidio da compiere come “regalo”.

L’ultimo tassello lo ha aggiunto proprio Aloe, che ha saltato il fosso quando già erano in corso due processi, uno col rito ordinario e l’altro col rito abbreviato, per l’omicidio di Vincenzo Pirillo.

DELITTO PIRILLO, IL PM ANTI ‘NDRANGHETA GUARASCIO HA CHIESTO DUE ERGASTOLI

E ieri il pm Antimafia Domenico Guarascio, nel filone che si celebra col rito ordinario, dinanzi alla Corte d’assise di Catanzaro, ha chiesto l’ergastolo per Silvio Farao e Cataldo Marincola, capi storici del “locale” di ‘ndrangheta insieme a Giuseppe Farao, imputato, con Giuseppe Spagnolo, nel processo col rito abbreviato. Sarebbe stato Marincola, allora latitante, che Pirillo incontrò a Cirò Superiore, a incaricarlo formalmente.

«Ma tu cos’hai contro di me?». «Niente». «Te la senti di ammazzare Cenzo?» «E come non me la sento». Per l’omicidio di Pirillo, freddato mentre cenava con la sua famiglia nell’affollatissimo ristorante l’Ekò, la sera del 5 agosto 2007 a Cirò Marina, da un commando che ferì, tra gli altri, una bambina che la vittima designata teneva sulle gambe, sono imputati quali mandanti i capi storici della cosca Farao Marincola.

Le rivelazioni ampliano il già corposo quadro probatorio, frutto anche delle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia, tra i quali Francesco Farao, figlio del capo supremo, Giuseppe Farao. Aloe, il 22 marzo scorso, era un fiume in piena dinanzi al pm Guarascio. «Così è il fatto».

LE RIVELAZIONI DI ALOE SUL COMMANDO OMICIDA

Aloe sostiene che il commando, composto anche da Franco Cosentino, aveva due pistole, e ricorda ancora che lui indossava un paio di scarpe da tennis blu nuove. Dopo i funerali, gli diedero «un premio». Un regalo, la possibilità di vendicare il padre, e un premio, l’ammissione formale nella complessa struttura della ‘ndrangheta con un grado alto, quello dello sgarro.

La cerimonia avvenne in un bar ma il gruppo sarebbe stato raggiunto da Marincola, che era con dei “ragazzi” di Isola Capo Rizzuto. «E nente, m’ha abbrazzatu». Pirillo morì in ambulanza durante il tragitto per l’ospedale di Crotone. Lo avevano ferito con da quattro colpi di pistola sparati dal gruppo di fuoco di cui facevano parte, secondo l’originario impianto accusatorio, Spagnolo e altri non identificati. I killer raggiunsero il ristorante a bordo di due scooter e un’auto Hiunday e si misero a sparare all’impazzata tra gli avventori scatenando il fuggi fuggi generale.

In tutto furono sei le persone ferite dall’esecutore materiale che indossava un casco da motociclista, mentre un complice con tuta e mascherina da imbianchino si soffermava nel locale sulla cui veranda si sparse il terrore tra quanti erano a cena. Due proiettili colpirono Pirillo alla nuca, e subito dopo i sicari, approfittando del panico generale, fuggirono da una porta laterale.

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