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Glicine, complicità a più livelli, compresi hacker tedeschi e funzionari della Deutsche Bank, nelle operazioni contabili ad arricchire la cosca Megna di Crotone

CROTONE – Il gruppo di trader tedeschi su cui ha indagato la Dda di Catanzaro sarebbe stato in grado di hackerare il sistema bancario grazie anche a complicità di funzionari della Deutcshe Bank. Forse è questo uno degli più aspetti più inquietanti emersi dall’inchiesta che la scorsa settimana ha portato alla mega operazione Glicine Acheronte; un aspetto che la dice lunga sui mondi sofisticati a cui guarda la ‘ndrangheta, fra le mafie quella più figlia del suo tempo.

I “sender” tedeschi, infatti, avrebbero creato, in maniera artefatta, una serie di codici (Trn) da associare, in maniera arbitraria, a imponenti operazioni bancarie. I codici potevano essere usati una sola volta. Una volta “bruciati”, si doveva ricorrere a un tentativo di scarico con un Trn nuovo.

Il trader perugino Piero Centi, uno dei contatti più importanti del presunto referente tedesco della cosca Megna in Germania, Salvatore Aracri, in una delle conversazioni intercettate, parlava di “coperture” alla Deutsche Bank che «non è un problema», mentre Marc Ulrich Goke, esperto di transazioni bancarie e frodi informatiche, rassicurava perché tanto «c’è Johann Mair», definito come “ricchissimo” nelle intercettazioni. Mair, immobiliarista operante in tutto il mondo, secondo gli inquirenti avrebbe fatto da raccordo con altri broker clandestini.

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ARACRI E IL COINVOLGIMENTO OCCULTO DEI BANCHIERI TEDESCHI

«Per il Liechtenstein avevamo chiesto due settimane e ci avevano detto che era pronto subito… c’è il contratto», irrompe nella conversazione Aracri, che poi aggiungeva che i banchieri tedeschi erano disponibili purché il loro coinvolgimento restasse occulto. «Lui (Goke, ndr) dice che chiuderanno un occhio… devono dimostrare che non sono stati loro». La caratura degli interlocutori della presunta cricca affaristica sarebbe stata dettagliata da Centi. «Noi qui abbiamo due canali, uno diretto in Deutsche Bank e l’altro è il vertice di questa piramide di invianti».

Sarebbe stato Goke, comunque, il «fulcro internazionale di operazioni miliardarie. Capace di coordinare l’operato clandestino di banchieri della Deutsche Bank e di imprenditori miliardari. Proprio Goke che per lungo tempo era stato in Italia alle “dipendenze” della cosca Megna e anche dopo la sua partenza in Germania continuava ad essere sostenuto economicamente dal clan papaniciaro», è la ricostruzione degli inquirenti.

IL FLUSSO DI 20 MILIONI DI EURO PARTITO DALLA GERMANIA VERSO DUBAI

Una delle “veline” bancarie di cui gli indagati discutono, acquisita dagli inquirenti, fornirebbe un riscontro. Ciò in quanto il flusso, di oltre 20 milioni, partito dalla Germania, sarebbe giunto in una banca di Dubai per poi venire reinstradato in Europa attraverso conti svizzeri secretati. Ma gli indagati guardavano anche al Montenegro, dove il contatto sarebbe stato Paolo Russo.
Tra l’agosto e l’ottobre 2019 gli indagati avrebbero tentato di compiere un’operazione finanziaria illegale per rientrare in possesso di denaro proveniente dal disinvestimento da una piattaforma clandestina.

Parliamo di 120 milioni di euro che dovevano essere trasferiti dal Sud-est Asiatico all’Europa. La prima parte, 49 milioni, sarebbe stata scaricata sui conti svizzeri. La restante parte veniva bloccata perché il codice Trn associato all’operazione veniva rimosso dai soggetti invianti che temevano di essere frodati dai collaterali europei. Gli indagati avrebbero avuto, quindi, la possibilità di creare a proprio piacimento, e alterare, i Trn da associare a operazioni bancarie illegali. Un mercato dei fondi neri in cui sarebbe riuscita a inserirsi, dunque, la cosca Megna grazie all’operato di Aracri e ad un iniziale investimento, proveniente proprio dalle provviste del boss Domenico Megna, di 130mila euro, da lui consegnate direttamente nelle mani del fiduciario.

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OPERAZIONE GLICINE, GLI HACKER TEDESCHI A SERVIZIO DEI MEGNA

C’è tutto un mondo che si apre alla polizia federale tedesca nel corso della perquisizione a carico di Goke. Nel notebook e nell’’i-Phone in uso all’hacker tedesco c’erano numerosi documenti bancari artefatti, tra i quali balza all’attenzione una transazione di denaro con destinazione il Portogallo, territorio peraltro indicato dagli indagati, nel corso di un brano intercettato, come luogo di origine di fondi clandestini da riciclare, provenienti dal traffico di stupefacenti. Il file si riferiva a un’operazione da 45 milioni inviati da una società di copertura, Citisino Holding Limited, tramite la banca HSBC di Hong Kong e destinati a Antonio Manuel Silva de Jesus, titolare di conto corrente presso una banca portoghese, Caixa de credito agricola mutuo da area metropolitana do Porto.

Nella parte iniziale del contratto, del valore di 300 milioni, sono riportati i dati dei sender, Marco Antonio Silveira e Antonio Rodrigues Neto, già emersi quali protagonisti del tentativo di trasferimento di fondi dal Panama al Brasile e all’Italia, eseguito dal gruppo guidato da Aracri tra maggio e giugno 2019. Quella, come già riferito dal Quotidiano, era un’operazione da 444 milioni. Il documento è datato 23 luglio 2019, pochi giorni dopo il ritorno di Goke in Germania. Nella maschera riservata ai dati del receiver è indicata l’Associazione nazionale No Aids onlus di Pagani, in provincia di Salerno, intestataria di un conto britannico. Dettagli che, secondo gli inquirenti, lascerebbero trasparire che il gruppo di trader coordinato da Aracri e Goke abbia tentato di trasferire nuovamente il denaro attraverso il circuito Gemania-Panama-Brasile-Italia anche dopo la partenza di Goke e sfruttando una fondazione italiana con conto estero.

LA PERQUISIZIONE E LA SCOPERTA DELLA JOINT VENTURE DA 15 BILIONI

Durante la perquisizione a Goke spunta anche un contratto relativo a una joint venture di 15B (Bilions) stipulato tra la società inglese Jawa Projects Limited e Maintenace Trading&Contracting Co, con sede in Qatar rappresentata dall’arabo Abdulraman Saleh M H Al-Obaidili ma soprattutto dal papaniciaro Pantaleone Laratta, con conto alla Barclays Bank di Ginevra. Secondo l’accusa, si tratta di un trasferimento di denaro del boss Domenico Megna. Spunta anche lo screenshot relativo alla schermata di una transazione da 6,5 mln della banca HSBC di Hong Kong. Particolarmente rilevante il rinvenimento di un vademecum sul funzionamento delle piattaforme clandestine, che riporta uno schema sulle modalità degli investimenti e le percentuali di guadagno.

Architrave delle operazioni bancarie e di finanza clandestina d’interesse della consorteria sarebbe, dunque, Goke insieme ad Aracri, uno dei principali fiduciari del boss, ma anche a Salvatore Lumare, emerso, nell’ambito dell’operazione Glicine Acheronte, come uomo della cosca in grado di mettere a disposizione del sodalizio Megna un gruppo di hacker e broker italiani e tedeschi.

GLICINE, L’HACKER GOKE FULCRO INFORMATICO DEL SISTEMA FINANZIARIO DEI MEGNA

Il “fulcro informatico” è però indicato in Goke, tedesco che stabilmente dimora in Italia. Principale esperto di pirateria informatica e tecnica bancaria in grado di operare su conti dormienti, di falsificare veline bancarie e con strumenti di pagamento off line al fine di reimpiegare capitali provenienti dal narcotraffico e alterare in maniera fraudolenta codici bancari per simulare transazioni, da monetizzare successivamente.

«Il dato allarmante – osservano gli inquirenti – è il complesso delle nozioni di finanza clandestina che se ne ricava. L’abilità, ossia la stessa concreta possibilità di compulsare piattaforme finanziarie non autorizzate, la capacità di corrompere direttori di banca compiacenti, volta alla monetizzazione di trasferimenti milionari fittizi su banche estere, appare dato criminale assai rilevante. E che tali reti clandestine siano ormai da anni sfruttate dalla ‘ndrangheta crotonese appare dato assai rilevante ai fini della composizione e successiva esplorazione degli interessi attuali delle consorterie criminali». Non è una metafora del futuro. È drammatica realtà.

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