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Indagati monitorati dinanzi alla sede del movimento di Sculco

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La reazione di Enzo Sculco allo scoop del Quotidiano del Sud sul partito della pagnotta e il sostegno elettorale delle ‘ndrine

CROTONE – Lo scoop del Quotidiano sul “partito della pagnotta” fa irruzione nelle carte dell’inchiesta “Glicine”, si scopre che il ras politico di Crotone Enzo Sculco, dall’altro ieri agli arresti domiciliari poiché ritenuto al vertice di un presunto comitato d’affari, era andato in confusione dopo la pubblicazione dell’articolo. Era il primo marzo 2017 quando il nostro giornale rendeva noti stralci di intercettazioni sul presunto sostegno del clan Marrazzo di Belvedere Spinello a Flora Sculco, eletta consigliera regionale nel 2014.

«Votiamo la pagnotta, votiamo chi ci promette cose concrete». Diceva uno dei presunti affiliati, Giovanni Battista Lombardo, immortalato dalla Dda di Catanzaro mentre entrava, insieme a Santo Castagnino, di Mesoraca, considerato esponente della cosca Grande Aracri di Cutro, nella sede del movimento politico di Enzo Sculco, padre di Flora e leader dei Demokratici prima e di Calabria in Rete poi.

L’articolo, basato su elementi dell’indagine che sul finire del 2016 aveva portato all’operazione “Six Towns”, è oggetto di commento da parte di padre e figlia. Qualche giorno dopo la pubblicazione della notizia, Sculco «confermava che la cosca Marrazzo – è detto nei voluminosi faldoni della nuova inchiesta coordinata dal pm Antimafia Domenico Guarascio – aveva appoggiato nelle precedenti elezioni regionali Giancarlo Devona (l’ex segretario particolare del governatore Mario Oliverio, entrambi indagati, ndr) e dell’ex sindacalista Antonio Venneri. Devona, raccontava Sculco, in particolare era stato sostenuto dalla ‘ndrina su input di suo zio (ritenuto appartenente alla criminalità organizzata). Quella parentela di cui Giancarlo non faceva mistero neanche con il presidente Oliverio al quale raccontava di essere “intoccabile” grazie appunto al suo “scomodo” ma “utile” parentado».

Nell’auto che prova insieme alla figlia, che voleva prenderla a noleggio, Sculco confida ai presenti – c’è anche una terza persona – di aver saputo il giorno prima i nomi di coloro che Sabatino Marrazzo, ritenuto esponente dell’omonimo clan, avrebbe appoggiato alle elezioni regionali. Devona ottenne 2899 voti nella provincia di Crotone, Venneri 693. E se la figlia Flora appare stupita ed esclama: «addirittura?», il padre rincara la dose, sostenendo che Marrazzo «ha partecipato alla riunione nella sede del Pd in occasione della campagna elettorale di Devona».

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LE TESI DI SCULCO E IL RUOLO DI DEVONA

Marrazzo, sostiene Sculco, sarebbe stato contattato dallo zio di Devona, e si sarebbe messo a disposizione appoggiando la candidatura. Dalla conversazione captata nell’operazione Six Town si ricava che anche per i voti provenienti da Cutro e, più nel dettaglio, dalla sfera dei contatti della famiglia del boss Nicolino Grande Aracri, Pietro Brisinda, dirigente sanitario medico, che emergerà nel corso della nuova indagine, intendeva chiedere l’”autorizzazione” allo stesso Sculco. Analogo discorso valeva per Cirò Marina. Doveva essere sempre Sculco ad autorizzare trattative eventuali circa l’appoggio elettorale di chi fosse sospettato di legami con la criminalità organizzata. «Conosce diavoli e acqua santa», osservava Brisinda compendiando il mondo in cui si muoveva Sculco.

Ecco perché sembra “strano” agli inquirenti che Sculco abbia deciso di contattare Brisinda «solo dopo 13 giorni dalla pubblicazione dell’articolo… E commentare, con vena drammatica, gli eventi come a voler offrire, ad eventuali ascoltatori, una versione edulcorata dei fatti». Tanto da definirsi «vittima di un giornalista semi pazzo». «Manco io figurati non conosco… Questo Sabatino Marrazzo… Non mi ricordavo manco che Lombardo si chiamasse Lombardo… Che poi ho scoperto tutto… Hanno votato altri fra l’altro, aia la miseria». «Una cosa inventata, costruita, montata proprio per fare scoop, insomma, una notizia che sconvolge», gli teneva corda Brisinda. E Sculco: «per screditare, sì. Va beh però io, diciamo che l’ho annacquato con quella intervista. Lo ha messo lo stesso, non ha avuto nessuna rilevanza tutti hanno cassato come cazzata».

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SCULCO E LA SUA NEGAZIONE SUL PARTITO DELLA PAGNOTTA

Lo stile del Quotidiano è ben diverso. Il giorno dopo la pubblicazione di una notizia esclusiva, il cronista contattò Sculco. Gli chiese se volesse commentare e lui si difese sostenendo, tra l’altro, che nella sua sede si distribuivano non pagnotte ma al massimo si offriva qualche caffè. Sarà. Ma leggendo le carte della nuova inchiesta, che delinea la figura di Sculco al vertice di una presunta associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, sembra che la filosofia della “pagnotta” si sia riproposta negli anni. Almeno fino al 2020, quando termina il periodo monitorato dalla mega indagine.

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