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Narcotraffico a Crotone, stangata del gup con condanne da 20 anni in giù alla gang degli Spagnolo fermata con un blitz nel gennaio 2022

CROTONE – Undici condanne e una sola assoluzione nel processo col rito abbreviato scaturito da un’inchiesta della Dda di Catanzaro e della Squadra Mobile della Questura di Crotone che nel gennaio 2022 avrebbero stroncato un intenso traffico di stupefacenti gestito in città da Giuseppe Spagnolo, particolarmente attivo nel centro storico anche se, secondo l’accusa, erano tre le piazze di spaccio.

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NARCOTRAFFICO A CROTONE, LE CONDANNE CONTRO LA GANG DEGLI SPAGNOLO

Vent’anni di reclusione ciascuno sono stati inflitti, dal gup distrettuale di Catanzaro Antonio Battaglia, a Giuseppe Spagnolo, di 47 anni; Alessandro Spagnolo (26); Ercole Spagnolo (48); Francesco Spagnolo (29); 10 anni e 2 mesi la pena per Gianluca La Forgia (39); 7 anni e 4 mesi sono stati comminati a Luigi Spagnolo (39); 6 anni e 8 mesi a Vittoria Covelli (47); 5 anni e 6 mesi a Claudio Ivan Covelli (41); 5 anni e 2 mesi a Andrea Rizza (29); 5 anni a Raffaele Messina (25); 4 anni e 6 mesi a Gaetano Scicchitano (53). Unica assolta Francesca Gabriele, difesa dall’avvocato Aldo Truncè.

Market della droga era soprattutto la città vecchia, un dedalo di vicoli quasi impenetrabile per le forze dell’ordine, presso cui era stata predisposta una strutturata rete, organizzata in forma piramidale, i cui componenti, con ruoli e competenze specifiche, secondo gli inquirenti, si procuravano e smerciavano al dettaglio ingenti quantitativi di droga.

I profitti confluivano in una cassa comune ed erano suddivisi dai capi della presunta gang, i componenti della famiglia Spagnolo, mentre agli altri imputati sarebbe stato assicurato un compenso. I tre punti di spaccio erano in piazza Libertà, nel rione San Francesco e, appunto, nel centro storico, specie in via Caloiro, dove è stato documentato un continuo andirivieni di consumatori di stupefacenti a qualsiasi ora del giorno e della notte.

COME INIZIA L’INCHIESTA CHE HA PORTATO ALLE CONDANNE

Tutto è iniziato dal rinvenimento, nell’agosto 2020, di mezzo chilo di droga, tra marijuana e cocaina, a casa di Scicchitano e di un altro etto di “maria” a casa di Messina. Il glossario utilizzato nelle intercettazioni non era difficile da decriptare. “Maglietta bianca” la cocaina, “maglietta verde” la marijuana. Proprio Scicchitano è apparso agli investigatori come il magazziniere del gruppo capeggiato da Giuseppe Spagnolo e che Messina fosse un emissario contattato in caso di necessità.

C’è anche un’intercettazione utile per ricostruire un momento di fibrillazione del clan poiché Spagnolo rinfaccerebbe a Messina un uso smodato del telefono e si lamenterebbe di una perquisizione. Ma è proprio da una conversazione tra Spagnolo e la madre, Vittoria Covelli, che gli inquirenti ricavano che c’è un “deposito”. «Il deposito sono andati a trovare. Grazie a chi? Grazie a tua sorella… perché hai visto Gaetano arrivare con me, quando gli ho fatto il passaggio?».

La difesa, composta dagli avvocati Roberto Coscia, Domenico Rizzuto, Paolo Salice, Fabrizio Salviati, Giovanni Serra e Aldo Truncè, ha puntato tutto sull’insussistenza dell’organizzazione, ma le richieste della Dda sono state in buona sostanza accolte.

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