INDICE DEI CONTENUTI
CUTRO (CROTONE) – La Capitaneria di porto di Crotone ha in dotazione, tra gli altri mezzi, una motovedetta classe 300 e una motovedetta classe 800 che erano disponibili, nella notte tra sabato e domenica scorsi, quando si è materializzato il tragico naufragio di Steccato di Cutro, con (finora) 68 vittime accertate e decine di dispersi. Non erano in riparazione. Non erano state dislocate altrove. Erano in piena efficienza ma non sono state utilizzate per intervenire sul luogo dell’emergenza.
Potrebbe essere una delle presunte, incredibili omissioni su cui il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, e il suo sostituto Pasquale Festa hanno delegato i carabinieri della Compagnia di Crotone a indagare, aprendo un secondo fascicolo, che si aggiunge a quello sul naufragio con omicidio colposo plurimo e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reati in relazione ai quali sono già stati disposti i fermi di quattro scafisti (uno dei quali irreperibile). Se l’indagine che ha portato ai fermi è condotta congiuntamente dai carabinieri della Compagnia, dalla Squadra Mobile della Questura e dai finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone, il secondo fascicolo, quello più scottante, che potrebbe investire la catena di comando e i piani alti, è stato affidato all’Arma dei carabinieri.
La vicenda è esplosa in tutta la sua dirompenza dopo che l’ufficio stampa della guardia costiera nazionale ha diffuso una nota in cui si sostiene che la prima informazione di pericolo è quella delle 4,30, l’allarme girato dai carabinieri alle altre forze dell’ordine che segnalavano l’avvenuto naufragio mentre recuperavano salme sulla costa cutrese. Un elemento che stride con la versione di Frontex, l’agenzia europea che aveva avvistato l’imbarcazione salpata dalla Turchia alle 22,30 di sabato individuando una “significativa risposta termica dai portelli aperti”, ciò che denoterebbe che la stiva era sovraffollata, come in genere avviene in occasione degli sbarchi. «Quel giorno c’era mare forza 4, ma noi potevamo uscire anche con forza 8», è la rivelazione shock del comandante della Capitaneria di porto di Crotone già balzata all’attenzione dei cronisti che lo incalzavano sul fatto che i finanzieri, che non hanno i mezzi potenti della guardia costiera, idonei per il salvataggio, erano rientrati dopo due tentativi vani per le condizioni climatiche proibitive lanciando comunque una segnalazione interforze.
Del resto, la funzione della Finanza è soprattutto quella di polizia del mare e la motovedetta e il pattugliatore con cui erano uscite le Fiamme gialle crotonesi sono mezzi veloci. Una delle accuse che potrebbe essere mossa alla gestione della guardia costiera è quella di non aver dichiarato l’evento Sar se le condizioni del mare erano tali da impedire l’abbordaggio dei migranti, nonostante il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, l’Imrcc, fosse stato informato prima da Frontex della presenza del barcone individuato a 40 miglia dalla costa. Per questo la Procura chiede le carte a guardia costiera e guardia di finanza.
DOMENICHE
Ma nel fine settimana le maglie dei controlli anti immigrazione si allargano, e i trafficanti lo sanno bene. Emerge anche dalle carte del fermo. «Gli accordi – ha detto uno dei superstiti sentiti dagli inquirenti illustrando le trattative con gli scafisti – erano che ci avrebbero fatto sbarcare in sicurezza sulla terraferma in Italia e per tale necessità avrebbero atteso il giorno 26 febbraio 2023, in quanto essendo domenica e le previsioni erano di “mare mosso”, sarebbe stato improbabile incontrare controlli di motovedette italiane».
TELEFONATA
Pochi minuti prima che il caicco con a bordo i migranti si schiantasse sulla secca a cento metri dalla spiaggia di Cutro, la guardia di finanza informò la guardia costiera che le sue motovedette stavano rientrando in porto non essendo riuscite ad intercettare il barcone a causa delle condizioni meteo. I militari delle Fiamme gialle chiesero anche se in quel momento ci fossero mezzi delle Capitanerie in mare, ricevendo una risposta negativa.
Questo il contenuto della telefonata tra i due Corpi avvenuta alle 3.48 delle notte tra sabato e domenica. Dopo aver informato, “giusto per notizia”, di non aver individuato il “target” che era stato segnalato dall’aereo di Frontex, i finanzieri chiedono infatti: “voi naturalmente non avete nulla, nel caso ci dovessero essere situazioni critiche?”. E dalla guardia costiera rispondono: “Noi al momento in mare non abbiamo nulla”. Poco dopo i finanzieri ribadiscono che l’ultima posizione nota del barcone era, attorno alle 21, a 40 miglia dalla costa. “E poi – aggiungono – noi dal radar non battiamo nulla”. Significa che la strumentazione di bordo delle motovedette non aveva individuato il barcone. Prima di chiudere la chiamata, infine, gli uomini delle Fiamme gialle aggiungono: “Va bene, era giusto per informarvi”. Fino a pochi minuti prima della tragedia, la situazione sarebbe stata gestita come un evento di law enforcement, non essendo emersi elementi che facessero ipotizzare una situazione di pericolo.
MINORENNE
Intanto, resta in carcere anche il presunto scafista pakistano che non ha ancora 18 anni. Il gip del Tribunale per i minorenni di Catanzaro Donatella Garcea ha convalidato il fermo nei suoi confronti, accogliendo la ricostruzione interforze e la richiesta del pm Maria Rita Tartaglia, e ritenendo, anche sulla scorta delle testimonianze di alcuni naufraghi, che, nonostante la sua giovanissima età, sia «aduso ai percorsi migratori come desumibile dal ruolo assunto sin da prima dell’arrivo della costa turca». Il gip segnala anche le «allarmanti modalità di commissione del delitto non solo per la tragica fine che ha segnato l’esistenza di tanti migranti ma anche per l’inquietante disinvoltura con cui ha affrontato la traversata (confronta i video acquisiti dal telefono in uso), la dimestichezza manifestata nella gestione del viaggio», ciò che denoterebbe una «consuetudine con il mondo del crimine legato ai percorsi migratori».
Il riferimento è alla spensieratezza con cui viene ripreso, talvolta insieme ai coindagati, nei video a disposizione delle forze dell’ordine, estratti dalla memoria del cellulare di uno di loro. Ci sono anche immagini che lo ritraggono al timone, Il giorno prima il gip di Crotone Michele Ciociola aveva convalidato i fermi di un turco e di un altro pakistano, mentre resta irreperibile un ulteriore skipper turco, che non si esclude possa essere tra i dispersi.
ESPOSTI
Alla Procura di Crotone continuano ad arrivare esposti. Dopo quello del Codacons Calabria, che invita a indagare, anche, su omissione di soccorso e omissione di atti d’ufficio, la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, insieme ai deputati di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno annunciato una denuncia sul mancato salvataggio.
NO AUTOPSIE
Non ci sarà autopsia su quei corpi restituiti dalla risacca e morti per annegamento, come chiarito da un’ispezione esterna compiuta dal medico legale Massimo Rizzo. Ad alcuni di loro, probabilmente, non si riuscirà a dare neanche un nome, tragedia nella tragedia, mentre dai Comuni del Crotonese e del resto della Calabria è gara di solidarietà per mettere a disposizione dei loculi per la sepoltura.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA