Il barcone distrutto arenato sulla spiaggia di Cutro
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La procura indaga sulla strage di migranti avvenuta a Cutro ed emergono particolari inquietanti: i mezzi per salvare i naufraghi c’erano
CROTONE – C’è un’inchiesta della Procura su come sia andata, all’alba di una tragica domenica di febbraio, a Steccato di Cutro, dove è naufragato un caicco che trasportava 180 migranti, 67 dei quali sono morti – ma i dispersi sono molti altri – e, anche, su come sia andata prima, sul perché le motovedette della guardia costiera non sono uscite, nonostante la segnalazione nell’ambito del programma Frontex risalente alle 22.30 della sera prima.
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Un’inchiesta che dovrà scavare anche in quello che il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, il tenente di vascello Vittorio Aloi, dice mentre, attorniato dai giornalisti, sta per visitare le bare nella camera ardente allestita all’interno del Palamilone. Perché – e lo dice il comandante della Capitaneria – «Quel giorno c’era mare forza 4, ma noi potevamo uscire anche con forza 8».
STRAGE DI MIGRANTI DI CUTRO, LA PROCURA CI VUOLE VEDERE CHIARO
Si dice «provato umanamente ma professionalmente a posto», Aloi, mentre parla di “accordi ministeriali” e “regole di ingaggio” che non vuole specificare e che, spiega, «spesso non promanano dal Ministero a cui appartengo, promanano dal Ministero dell’Interno». Regole a cui, a suo dire, la guardia costiera si è attenuta. «Abbiamo operato secondo le regole d’ingaggio e siamo pronti a dimostrarlo esibendo a chi ce li richiederà i registri di quella notte. La prima segnalazione di allarme ci è arrivata all’alba di domenica. Ancora non siamo stati convocati».
Tenta di difendere l’operato della guardia costiera, fa continuamente riferimento alla nota ufficiale diffusa il giorno prima da Roma, secondo cui la prima informazione di emergenza giunge con l’allarme dei carabinieri alle 4.30. «C’è tutto scritto in un comunicato stampa». Ma sembra in difficoltà. «Saremo sentiti e ci farà piacere chiarire, chiariremo a chi dovere quando ce lo chiederanno», annuncia, di fatto svelando che c’è un’inchiesta anche su questi aspetti, e poi nega che la segnalazione di sabato sera dall’aereo Frontex fosse relativa a una imbarcazione “distress”, cioè in pericolo, nello Ionio. «Le operazioni le conduce la Guardia di finanza finché non diventano comunicazione di Sar (di salvataggio ndr). Io non ho ricevuto alcuna segnalazione».
NON SOLO LA PROCURA, SULLA STRAGE DI CUTRO AVVIATA ANCHE UNA INDAGINE INTERNA
Ma è lo stesso Aloi a svelare anche che c’è un’indagine interna, prima di svincolarsi dai giornalisti per rendere omaggio alle salme. «Di ogni esperienza negativa si potrà fare tesoro».
Un’indagine interna che il Quotidiano è in grado di anticipare perché stralci della relazione della Capitaneria sono contenuti nel verbale di fermo a carico dei presunti scafisti. «Alle ore 04.37 tramite 1530, si riceveva segnalazione riguardo la presenza di una barca a circa 40 metri dalla foce del fiume Tacina su un fondale presumibilmente sabbioso e con profondità di circa 3 mt… alle 04.55 ci ricontattava il segnalante riferendo che le persone si stavano tuffando in acqua e stavano nuotando verso riva, evidenziava, inoltre, la presenza di probabili cadaveri e che la barca si era distrutta…alle ore 5.35, la prima pattuglia di terra G.C., giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri…la motovedetta CP 321, intervenuta da Crotone, iniziava attività di ricerca e soccorso al largo».
Anche il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, appare commosso dopo la vista alle bare. Quando fa rientro in ufficio ha gli occhi lucidi. «Nessuno ha mai dichiarato un evento Sar per questo barcone e quindi non è mai partita un’operazione di ricerca e soccorso», ha detto, e anche se allo stato non ci sarebbe un fascicolo aperto per omissione di soccorso pensa che «il ruolo di Frontex andrebbe proprio ripensato».
NECESSARIO PENSARE AD UNA MISSIONE EUROPEA PER I SALVATAGGI
Lo ha detto anche Laura Boldrini a Cutro, nella sala consiliare, che è necessario pensare a una missione europea per i salvataggi. Intanto, qualcuno dovrà chiarire perché nessuno è intervenuto dopo che i finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone, usciti con una motovedetta affiancata da un pattugliatore del Gruppo aeronavale di Taranto, rientrati a causa del mare forza 4 dopo due tentativi vani, essendo i loro mezzi di intercettazione e non di salvataggio, hanno lanciato una segnalazione interforze. Le comunicazioni Frontex la Procura le ha acquisite. Compresa la segnalazione tramite termoscanner di calore umano proveniente da un caicco «pesantemente sovraffollato».
E chissà che non debba aprire un fascicolo anche in seguito all’esposto del Codacons Calabria per le ipotesi, tra l’altro, di omissioni di soccorso e d’atti d’ufficio.
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