La Corte di Cassazione
3 minuti per la letturaLa Cassazione ha confermato le condanne per gli esponenti del clan Farao-Marincola che avevano infiltrato la provincia di Varese
CIRÒ MARINA – La Corte di Cassazione ha confermato tutte le condanne scaturite in sede di appello nell’ambito dell’indagine Krimisia. Promossa della Direzione distrettuale antimafia milanese, l’operazione Krimisia ha acceso i fari sulle infiltrazioni del clan Farao-Marincola nella provincia di Varese. Qui il clan aveva costituito il “locale” di Lonate Pozzolo. Comune, quest’ultimo, dove c’è una folta colonia di soggetti originari del cirotano.
L’indagine, nello specifico, ha riguardato i rapporti del gruppo con taluni politici locali e i relativi interessi nella gestione dei parcheggi presso l’aeroporto di Malpensa e in numerose altre attività economico-imprenditoriali.
LE CONFERME DELLE CONDANNE DA PARTE DELLA CASSAZIONE NEI CONFRONTI DEL CLAN FARAO-MARINCOLA
I giudici della suprema Corte hanno confermato le condanne per Vincenzo Rispoli, ritenuto dagli inquirenti il boss della locale, (14 anni e 8 mesi); Mario Filippelli (ritenuto luogotenente di Rispoli, che aveva ottenuto in Appello uno sconto di pena da 18 a 16 anni e 4 mesi), Francesco Basile, Giuseppe Bevilacqua, Cataldo Cilidonio, Agostino Dati, Emanuele De Castro ex braccio destro del boss diventato collaboratore di giustizia (5 anni), Salvatore De Castro, Olindo Lettieri, Enzo Misiano ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno (8 anni e 8 mesi), Cataldo Murano, Andrea Paccanaro, Michele Paglieri, Giuseppe Spagnolo, Angelo Torquitto, Giuseppe Spagnolo. Quest’ultimo è ritenuto il collante tra il clan cirotano d’origine e quello che opera nel varesotto, considerato un elemento di spicco della cosca Farao-Marincola.
Per tale ragione si sarebbe recato periodicamente a Lonate Pozzolo per incontrare gli adepti del luogo. Giuseppe Spagnolo, uno dei plenipotenziari della super cosca che, in più occasioni, tra marzo e maggio 2017, giunse a Lonate Pozzolo per sanare i dissidi e, di concerto con Vincenzo Rispoli, stabilì una ripartizione dei territori e delle aree di influenza. L’operazione portò all’estromissione della famiglia Cilidonio e a una pace forzata per impedire escalation violente che avrebbero attirato le attenzioni delle forze di polizia.
NUOVO PROCESSO (PER ALCUNE ACCUSE) PER CATALDO E ANTONIO MALENA
Disposto, invece, l’annullamento con rinvio e la celebrazione di un nuovo processo d’appello, fatta eccezione per l’associazione mafiosa riportata da Cataldo Malena (difeso dall’avvocato Francesco Lojacono) e la tentata estorsione riportata dal padre Antonio Malena (difeso dall’avvocato Jacopo Cappetta). Per i due la Corte ha disposto la celebrazione di un nuovo processo d’appello. Il gup distrettuale del Tribunale di Milano Anna Magelli aveva inflitto 24 condanne nel processo di primo grado scaturito dall’inchiesta che un anno fa portò all’operazione Krimisa.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.
Si tratta di nuovo colpo ai cirotani al Nord dopo che nel 2009 era scattata l’operazione Bad Boys e nel 2010 l’operazione Infinito. In particolare, le mani della ‘ndrangheta si erano allungate anche sulla gestione del Parking Volo Malpensa e del Malpensa Car Parking, sequestrati assieme a metà delle quote della società Star Parkings. Un affare da due milioni di euro, stando all’importo dei beni confiscati, che veniva pianificato durante veri e propri summit e i cui proventi erano investiti in parte nell’acquisto di ristoranti e di terreni per la costruzione di parcheggi poi collegati con navette all’aeroporto.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA