Davide Ferrerio
4 minuti per la letturaCROTONE – «Sei bellissima». Non avrebbe mai potuto immaginare di dare il la a una tragedia con quel commento su un video pubblicato su “Tik Tok” e condiviso su Instagram da una minorenne con cui iniziava una conversazione e le diceva che gli sarebbe piaciuto incontrarla.
Da qualche giorno è stato iscritto nel registro degli indagati il trentunenne di Petilia Policastro A. C., che chattava da un falso account con la 17enne che insieme alla madre, 41enne, entrambe crotonesi, è stata arrestata nelle settimane scorse dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone per concorso anomalo nel tentato omicidio di Davide Ferrerio, il ventenne bolognese aggredito violentemente la sera dell’11 agosto scorso, a due passi dal Palazzo di giustizia, dal 22enne Nicolò Passalacqua, finito in manette l’indomani del dramma perché inchiodato dai filmati della videosorveglianza.
Salgono così a quattro gli indagati per il tentato omicidio del giovane che versa in gravissime condizioni all’ospedale Maggiore di Bologna, dove si trova ricoverato in coma vegetativo, e che si trovava a Crotone per un periodo di ferie. Sua madre, Giuseppina Orlando, viceprocuratore onorario in servizio a Bologna, nella sua città d’origine torna soltanto d’estate con la famiglia, ma l’estate 2022 è accaduto qualcosa, forse, di irreparabile in cui forse potrebbe avuto un ruolo anche il giovane scambiato per Davide.
Dalle carte dell’inchiesta emerge che quel trentunenne utilizzava falsamente le generalità dell’ex fidanzato della minorenne e questo avrebbe scatenato l’ira della 41enne, che avrebbe ordito il pestaggio anche perché non correva buon sangue con il precedente compagno di sua figlia.
Gli investigatori diretti dal vicequestore aggiunto Ugo Armano ci sono arrivati grazie anche alle intercettazioni nella sala d’attesa della Questura. Dopo aver individuato l’esecutore materiale del reato, gli inquirenti si sono concentrati sul gruppo composto in tutto da sei persone che avrebbe partecipato alla spedizione punitiva e convocarono persone informate sui fatti che, ignare di essere intercettate, iniziavano a conversare.
Dopo una revisione degli atti da parte del pm Pasquale Festa, in accoglimento di un’istanza dell’avvocato Gabriele Bordoni, che rappresenta i genitori della vittima, quel trentunenne che, chattando con la 17enne con cui aveva concordato un appuntamento nei pressi del Tribunale, aveva scritto di indossare una maglia bianca, indirizzando il picchiatore verso l’ignaro Ferrerio, si ritrova anche lui sotto la lente.
Ecco stralci dei dialoghi captati. «Tu le hai inviato il messaggio che eri uno con la maglietta bianca… perché tu gli hai detto che non eri tu». «Ho visto la madre e mi sono vergognato». Ma forse era vergogna mista a paura.
«Ti ha detto lei ti spacco la testa, sei tu che stai cimentando (espressione dialettale che si può tradurre con disturbando, ndr) mia figlia… gli hai detto sto aspettando il pullman per Catanzaro». «Ho visto a tutti quanti là e ho detto che sto aspettando l’autobus». In realtà poi il giovane se ne sarebbe tornato in auto a casa e sarebbe stato pure pedinato da un componente del gruppo, un rumeno incaricato di seguirlo dalla presunta istigatrice del raid e nei confronti del quale il gip Michele Ciociola ha respinto una richiesta di misura cautelare.
Il gip ha, invece, ritenuto che siano responsabili di concorso anomalo nel tentato omicidio madre e figlia, la prima indicata come colei che avrebbe ordito l’aggressione e pertanto finita in carcere, mentre la minorenne è stata accompagnata in una casa protetta.
Anche questi aspetti si ricavano dalle intercettazioni nella sala d’attesa della Questura, tant’è che la figlia sbraita: «te l’avevo detto di non farlo venire». «Cosa ne sapevo io», risponde la madre. La ragazza, conoscendo l’indole fumantina di Passalacqua, gelosissimo anche se tra i due non c’era una relazione, temeva, forse, per le conseguenze di quell’appuntamento con quel giovane a cui bisognava dare una “lezione”.
Passalacqua, infatti, quando apprende che il convenuto ha una maglia bianca si gira intorno e si dirige verso il primo che indossa una camicia bianca. Il povero Davide, che prima non reagisce alle provocazioni e poi viene inseguito, bloccato, fatto roteare di 180 gradi e colpito al volto con due pugni e allo sterno con una ginocchiata.
«Siamo soddisfatti, anche l’iscrizione nel registro degli indagati di una quarta persona va nella direzione sollecitata dalla parte civile», ha detto al Quotidiano l’avvocato Bordoni.
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