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Un'aula di tribunale

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CIRÒ MARINA (CROTONE) – «Il Vangelo dice di far visita ai carcerati, e così durante la processione di Sant’Antonio mi fermai e gli portai un pezzo di pizza. Lui si trovava agli arresti domiciliari. Era sempre agli arresti domiciliari». Parola dell’ex parroco Giovanni Marino, che così ha risposto al pm Antimafia Silvia Peru che gli chiedeva se avesse mai incontrato Giuseppe Spagnolo detto il “bandito”, uno dei plenipotenziari del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò.

La testimonianza è andata in scena dinanzi al Tribunale penale di Crotone che dovrà pronunciarsi sulle accuse nei suoi confronti che sono quelle di prostituzione minorile, tentata estorsione, rapina e violenza privata. Il prete secondo i magistrati avrebbe costretto un ragazzino di 16 anni, peraltro con ritardo cognitivo, a prostituirsi, per poi, temendo di essere scoperto, minacciare di morte sia lui che la sua famiglia, poverissima, fino al punto da costringerli a lasciare Cirò Marina per trasferirsi fuori. Il parroco avrebbe convinto il ragazzino ad avere rapporti sessuali in cambio di un cellulare, vestiti e soldi, offerti al ragazzo per farsi consegnare un filmato, dopo aver appreso che il 16enne era riuscito a registrare i rapporti.

Al rifiuto, Marino avrebbe assoldato qualcuno per picchiare il compagno della madre del giovane. I fatti contestati risalgono al 2013. La vicenda dell’omaggio a uno dei capi della super cosca cirotana è inedita e l’ha tirata fuori lui stesso quando il pm gli ha chiesto se conoscesse Spagnolo.

«É rimasto contento, mi ha chiesto se poteva fare un’offerta ma risposi che andava bene così». Un episodio che sembra destinato a fare discutere, anche se il parroco è stato sospeso dalla Curia di Crotone dopo lo scandalo del video. In aula l’imputato ha peraltro affermato di non riconoscersi nelle immagini. «Si vede una persona di spalle, non credo di essere io».

Eppure temeva di essere inguaiato dal contenuto di quelle sequenze, come ha ammesso, tant’è che non denunciò una tentata estorsione subita. Ma alla fine, esasperato dalle continue richieste – «ho dovuto chiedere soldi in prestito alla Curia» – dovette contattare i carabinieri che intervennero al momento della consegna del denaro, che però non ci fu.

Un episodio al quale erano presenti anche altre persone di cui in aula il prete sospeso ha fatto i nomi. «Don Gianni è troppo buono, non dovevate fargli questo. Gli diede uno schiaffo. Il maresciallo mi chiese se volevo sporgere denuncia, ma poi lasciai cadere la cosa perché erano persone bisognose. E poi ero tranquillo perché mi avevano detto che il video era stato distrutto e non lo avrebbero diffuso». Il cellulare regalato? «Valeva soltanto 40 euro». Gli altri doni? Lui era solito fare doni ai bisognosi. Però in aula è emerso anche che denunciò una serie di furti che si erano verificati in parrocchia, ma non la tentata estorsione.

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