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Annunziato Le Rose

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SAN NICOLA DELL’ALTO (KR) – Ergastolo. È la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Catanzaro nei confronti di Annunziato Le Rose, 65enne imputato per il duplice omicidio di Saverio e Francesco Raffa, padre e figlio, assassinati il 22 dicembre 2018.

È stata accolta la richiesta del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone Pasquale Festa. Le Rose fu “inchiodato” dall’esame stub in seguito al quale furono trovate tracce di polvere da sparo su una camicia che odorava di detersivo, perché appena lavata, quando, a poche ore dal massacro, i militari bussarono a casa dell’indagato, poi divenuto imputato; ma particelle furono rilevate dagli specialisti del Ris di Messina anche sulla mano destra e nell’auto Fiat “Panda” del presunto omicida, entrato in azione, addirittura, a quanto pare, per l’astio che provava in seguito al furto, risalente ad anni addietro, del frangizolle avendo incolpato le vittime predestinate del mancato aiuto nel recupero del mezzo.

Con l’ausilio delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza, i carabinieri ricostruirono il percorso descritto dall’imputato come da lui effettuato e esclusero che l’avesse fatto perché impervio. Per questo si misero sin da subito sulle tracce del principale indiziato, accusato di aver sparato, con un fucile caricato a pallettoni (mai rinvenuto), cinque colpi, tutti andati a segno, contro le vittime che rientravano a casa dopo aver tagliato della legna, a bordo di una jeep Suzuki, risalendo la strada che dalla loro azienda porta a un cancello. Appostato in quel luogo raggiungibile soltanto a piedi, dopo aver occultato la sua auto nella fitta vegetazione, Lerose si sarebbe avvicinato agli obiettivi predestinati e Francesco Raffa, alla guida, avrebbe abbassato il finestrino.

Lerose avrebbe sparato tre colpi che raggiunsero il primo obiettivo al collo e al torace; a quel punto Saverio, già ferito alle gambe, sarebbe sceso dal mezzo per tentare la fuga ma sarebbe stato fulminato con un altro proiettile al torace. Era contestata l’aggravante dei futili motivi proprio perché Lerose riteneva in qualche modo responsabili del furto del frangizolle i Raffa, come emerso da testimonianze di parenti e amici delle vittime, circostanza che determinò un brusco cambiamento nei rapporti tra proprietari terrieri limitrofi. Ma decisive si sono rivelate anche alcune testimonianze. «Nunziato, mi stai ammazzando».

Nella sperduta località Furci, luogo di caccia al cinghiale, d’inverno è usuale udire colpi di doppietta e latrati di animali feriti. Ma non urla strazianti di uomini, prima e subito dopo gli spari. È quello che accadde nel pomeriggio del 22 dicembre 2019. Prima di esalare l’ultimo respiro, Saverio Raffa, mentre tentava di sfuggire alla furia di colui che già aveva ucciso suo padre, gridò il nome del carnefice. Quel “Nunziato”, udito da un cacciatore che subito allertò il “112”, secondo i carabinieri del Reparto operativo di Crotone, e i loro colleghi della Compagnia di Cirò Marina e della Stazione di San Nicola dell’Alto, era appunto Le Rose.

Alle richieste del pm si è associato l’avvocato di parte civile Aldo Casalinuovo. La parola è poi andata alla difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Iannotta e Mario Nigro, i quali hanno contestato l’assenza di movente e irregolarità nell’esame stub. Quindi, il verdetto.

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