X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

CUTRO (CROTONE) – Quel tragico sabato sera dell’ottobre 2004 le auto blindate erano cinque, davanti al quartier generale della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto. Non solo quella in cui viaggiava Carmine Arena, il reggente della famiglia freddato nell’agguato compiuto con un bazooka (a cui scampò il cugino Giuseppe che era nella stessa auto). Almeno questo è quello che emerge da intercettazioni eseguite nel corso dell’operazione Perseverance, condotta dalla Dda di Bologna, nell’ambito della quale è stato arrestato Salvatore Procopio, 47enne  accusato di far parte delle nuove leve della filiale emiliana super cosca di Cutro.

Intercettazioni riportate nel procedimento firmato dal gip Alberto Ziroldi perché utili a ricostruire i rapporti tra la famiglia Procopio di Cutro, organica alla cosca Grande Aracri, e la famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto, tra le più potenti della ‘ndrangheta. In particolare, durante una cena tra l’indagato, la moglie, sua figlia e il fidanzato di quest’ultima, vengono rievocati battesimi e cresime, cerimonie alle quali presenziano in qualità di padrini gli uomini dei clan. I Procopio, per esempio, non potevano più incontrare Fabrizio Arena, figlio di Carmine, che nel frattempo era stato condannato all’ergastolo (per l’uccisione di Pasquale Nicoscia del 2004, ndr).

PADRINI E REGALI

Fabrizio Arena è il padrino della figlia di Procopio. Ecco alcuni stralci della conversazione. «Un cugino del tuo padrino si è sposato… eravamo 1280 persone a un matrimonio». «Eh, il mio padrino me lo ricordo bene… la cosa più bella che mi ricordo è che veniva qua, mi dava 50 euro e se ne andava… era bellissimo, senza rompere le palle». «Non lo vedi più… l’ergastolo». «L’ergastolo ha?».

Fabrizio Arena era stato peraltro padrino di un fratello di Procopio (Nicola, classe 1982, ndr). «Ti faccio vedere come hanno ucciso il padrino», dice la ragazza al fidanzato e le voci ripercorrono, attraverso la lettura di articoli pubblicati su Internet, uno dei fatti più eclatanti della guerra di mafia che imperversava negli anni di piombo e che seminò una lunga scia di sangue tra Cutro e Isola. Ma gli inquirenti sottolineano che Procopio sarebbe a conoscenza di fatti che vanno oltre le ricostruzioni giornalistiche. «Avevano una macchina blindata?», chiede la figlia all’indagato, che risponde: «Una? Ce n’erano cinque».

Dalla captazione emerge anche che il defunto Carmine Arena, padre di Fabrizio, era stato il padrino a sua volta di un altro fratello di Procopio, Nicola, tant’è che l’indagato lo appella come «compare Carmine».

IL LANCIARAZZI

A quel punto Procopio dimostrerebbe di essere a conoscenza di ulteriori dettagli sul clamoroso agguato: «una macchina blindata ha la cappotta normale e sotto il rinforzo di acciaio… praticamente  cosa ha fatto il bazooka? Che era un lanciarazzi, nemmeno un bazooka… si è infilato in mezzo alle lamiere, è arrivato al piantone al lato passeggero, ha rotto il cruscotto, una scheggia di plastica gli è andata nell’inguine, ha aperto l’arteria ed è morto dissanguato… hai capito com’è morto? Se c’era un dottore lì, che poi cos’hanno fatto, se lo sono messi in macchina». E la moglie di Procopio racconta: «la mamma gli leccava il sangue, la nonna di Fabrizio, se l’è messo sul marciapiede».

IL “SAN GIOVANNI”

Gli inquirenti emiliani non tralasciano di soffermarsi sul “san giovanni”, il rapporto di comparaggio che nelle dinamiche di ‘ndrangheta conta assai. «Si tratta di un rito di forte valore simbolico nel codice di comportamento ‘ndranghetista, testimonianza di aggregazione e di unione tra uomini d e donne». Da quella conversazione intercettata sono, infatti, scaturiti una serie di accertamenti da cui è emerso che  testimone di nozze del matrimonio di Salvatore Procopio era stato Fabrizio Arena, e che il padrino di suo fratello Salvatore era stato Carmine Arena (padre di Fabrizio).

ARMI E RISATE

E poi a un certo punto si scherza e si ride di armi come fossero giocattoli, non strumenti di morte. Che i Procopio fossero appassionati di armi si sa, del resto Giuseppe, padre di Salvatore, fu arrestato per un arsenale e anche al figlio nel recente provvedimento si contesta la detenzione illegale di una pistola. La figlia sa che il padre nasconde un’arma in casa ma Procopio sorvola sull’argomento. «Pà, dove l’hai comprato questo bazooka?». «Dammi i soldi che vado e lo compro». «Pà, lo so che hai una pistola qua, me la puoi prestare?». E la madre: «Ma sei scema? Lo sai che non ce ne sono più». «E la voglio… la posso usare una volta?».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE