Nicolino Grande Aracri
2 minuti per la letturaCUTRO (CROTONE) – Ergastolo per il super boss Nicolino Grande Aracri, il cui proposito di collaborazione con la giustizia è ormai stato archiviato come una farsa, e per i suoi presunti sodali: Antonio Ciampà, Angelo Greco e Antonio Lerose.
La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha accolto le richieste della Procura generale per due omicidi con aggravante mafiosa compiuti nell’annus horribilis 1992, vittime Nicola Vasapollo, caduto a Pieve a Reggio, e Giuseppe Ruggiero, freddato da un commando di finti carabinieri a Brescello.
I giudici hanno disposto anche l’isolamento diurno per un anno a carico dei due che avrebbero commesso entrambi gli omicidi, Grande Aracri e Ciampà (il primo ritenuto mandante dei i delitti e autista dei killer di Ruggiero), mentre Greco e Lerose sono accusati soltanto dell’omicidio Ruggiero. Disposte anche la condanna al risarcimento delle parti civili e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici di tutti gli imputati.
Il procuratore generale Lucia Musti e il pm della Dda di Bologna Beatrice Ronchi (applicata in Appello per questo procedimento) avevano riproposto l’impianto accusatorio del primo grado di giudizio scaturito dall’inchiesta che portò all’operazione Aemilia ’92, il filone dei fatti di sangue della più vasta inchiesta Aemilia, sfociata nel più grande processo mai celebrato contro le mafie al Nord.
Un anno fa fu condannato all’ergastolo soltanto Grande Aracri e soltanto per uno dei due delitti di ‘ndrangheta, quello di Giuseppe Ruggiero; la Corte d’Assise di Reggio Emilia, contestualmente, mandò assolti il boss e Greco, Ciampà e Lerose per l’uccisione di Vasapollo. Per Ciampà si trattava di una doppia assoluzione: l’uomo è ritenuto dall’accusa l’istigatore del delitto Ruggiero. Tutti gli imputati sono di Cutro tranne Greco, che è di San
Mauro Marchesato ed è ritenuto uno storico componente del gruppo di
fuoco del boss Grande Aracri, che ha chiesto di fare dichiarazioni spontanee. Sarà sentito nelle prossime udienze.
Nicolino Sarcone, il capo della filiale reggiana del clan stando alla sentenza Aemilia, ha già confessato i due omicidi nel procedimento col rito abbreviato rimediando una condanna a 30 anni.
L’inchiesta prese il via proprio dalle rivelazioni del pentito Antonio Valerio, a cominciare dal racconto della partenza del commando dalla Calabria per l’Emilia, e da quello sulle divise da carabinieri portate al nord da Sarcone durante un viaggio in treno con la fidanzata dell’epoca. Respinte, dunque, le tesi difensive degli avvocati Luigi Colacino (per Ciampà), Gregorio Viscomi (per Grande Aracri), Salvatore Staiano e Luigi Antonio Comberiati (per Greco), Milena Micele (per Lerose): i legali puntavano soprattutto sulle contraddizioni nelle versioni dei pentiti.
Per Grande Aracri si tratta dell’ergastolo numero tre: ce ne sono altri due definitivi, uno per cinque omicidi (su sette contestati) commessi negli anni di piombo ’99-2000 di cui è ritenuto mandante nel processo Scacco Matto e un altro per l’assassinio del rivale storico, Antonio Dragone, freddato da un commando armato di bazooka sulle “dune gialle” di Cutro nel maggio 2004.
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