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Antonella Stasi

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CROTONE – «La condotta degli indagati non risulta essere stata accompagnata dall’allestimento di mezzi e attività finalizzate alla gestione abusiva di rifiuti quanto, invece, al compimento di singole attività a cui volta per volta si riteneva di dover far fronte». Si conoscono i motivi per cui, al vaglio del Tribunale del Riesame di Catanzaro presieduto da Giuseppe Valea, è caduta l’associazione a delinquere e sono state pertanto annullate le sei misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza nel marzo scorso in seguito a un caso di inquinamento idrico nella località Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, nei pressi dell’aeroporto Pitagora, dove si diffusero liquami scuri e maleodoranti, con concentrazioni di arsenico e altre schifezze oltre i parametri di legge, che impregnavano il parco della vicina Villa Margherita.

E’ da lì che partì l’indagine della Guardia di finanza di Crotone che portò all’operazione Erebo Lacinio, nell’ambito della quale un intero complesso aziendale, Le Verdi praterie srl, fu sequestrato. Tra gli indagati Antonella Stasi, ex vicepresidente della Giunta regionale della Calabria e nota imprenditrice anche nel campo della sanità.

L’inchiesta, coordinata dai pm della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, ha ad oggetto una presunta frode nel settore delle energie rinnovabili e del traffico illeciti do rifiuti.

Secondo l’accusa, la società agricola coinvolta era finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei servizi energetici, per la produzione di energie da fonti rinnovabili, ma non avrebbe fornito dati veritieri sia nella fase di progettazione e costruzione di un impianto di biogas con conseguente percezione indebita, dal 2011 al 2018, di 14 milioni e mezzo. Inoltre, sarebbe stato accertato anche l’utilizzo di biomasse di origine animale e vegetale in difformità alla normativa che prevede la non utilizzabilità nel ciclo di produzione di energia pulita.

E’ stata accolta la tesi del collegio difensivo composto dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Francesco Laratta, Francesco Verri in quanto alcune condotte contestate sono state «superate» dalla documentazione prodotta e per altre non sono state ravvisate esigenze cautelari o è stata rilevata la riconducibilità a fattispecie penali diverse. Nel primo gruppo va compresa la ricezione di stallatico, che era proprio e non altrui, l’utilizzazione per l’alimentazione dell’impianto a biogas di pollina, che aveva le autorizzazioni, e di farinaccio, contenuto in acquisizioni modeste, ma anche l’estrazione del nocciolino inteso come sottoprodotto della lavorazione delle olive. Quanto allo spandimento del digestato, non sono state ravvisate esigenze cautelari per l’adozione, da parte del Comune di Isola Capo Rizzuto, di nuove prescrizioni.

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