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Nicolino Grande Aracri

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CUTRO – “La farsa è finita”. Lo ha scritto il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri in una lettera ai familiari dopo gli interrogatori del 21 e 22 aprile scorsi resi ai magistrati della Dda di Catanzaro (LEGGI).

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Anche per questo il procuratore distrettuale Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e i sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo sono pervenuti a un “giudizio di inattendibilità (rectius non credibilità) del dichiarante (LEGGI DEI PRIMI DUBBI DELLA PROCURA), con il sospetto peraltro che l’intento collaborativo celasse un vero e proprio disegno criminoso”.

Sono state depositate le dichiarazioni del mammasantissima il cui pentimento (LEGGI L’ANNUNCIO DELLA SUA PRESUNTA COLLABORAZIONE), a quanto pare “farsa”, aveva fatto tremare i palazzi del potere perché era il vertice indiscusso di una nuova “provincia” di ‘ndrangheta che comandava su mezza Calabria, parte dell’Emilia e della Lombardia ed era infiltrata nella politica, nell’economia, nelle istituzioni.

Le sue prime “cantate” sono apparse inattendibili, però (APPROFONDISCI QUI). Nel procedimento pendente davanti al gip di Catanzaro a carico del fratello del boss, Domenico, avvocato, per la revoca del proscioglimento, la Dda ha depositato una relazione che attesta la “manifesta non credibilità del dichiarante”.

Domenico Grande Aracri era stato assolto nel processo Kyterion dall’accusa di associazione mafiosa che gli era contestata in quanto ritenuto la mente affaristica del clan.

I particolari nell’edizione domani in edicola.

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