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Nicolino Grande Aracri

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CUTRO (CROTONE) – I sette omicidi oggetto del processo Scacco Matto, di almeno cinque dei quali era mandante il boss Nicolino Grande Aracri, già conclamato processualmente come vertice indiscusso di una nuova “provincia” di ‘ndrangheta? Non erano omicidi di mafia.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione a oltre 20 anni dai fatti di sangue e dopo che il troncone processuale relativo all’associazione mafiosa si è definito da tempo con la condanna, tra le altre, a 17 anni per il boss.

Il colpo di scena c’è stato comunque, ieri, davanti alla Sezione V della Suprema Corte. Nonostante l’avvio di un percorso di collaborazione con la giustizia, la Procura generale non ha versato alcun verbale d’interrogatorio del boss.

Non si è registrato neanche il classico cambio di avvocati per incompatibilità in caso di “pentimento” e ieri a discutere la posizione del mammasantissima sono andati i suoi difensori, gli avvocati Salvatore Staiano e Sergio Rotundo, che non hanno ricevuto alcuna comunicazione di revoca. La Dda di Catanzaro forse sta ancora valutando l’attendibilità dei primissimi racconti del super boss.

Ma queste sono congetture. Il colpo di scena, però, c’è stato quando è andato a sentenza il processo. La Procura aveva chiesto il rigetto dei ricorsi difensivi proponendo, dunque, la conferma della sentenza emessa due anni fa nel processo d’appello bis, in cui si era aperta una nuova istruttoria (erano stati sentiti i pentiti Salvatore Cortese, Giuseppe Liperoti e Antonio Valerio).

Dopo di che la parola è andata al collegio difensivo, composto anche dagli avvocati Antonietta De Nicolò (per Nicoscia) Gregorio Viscomi (per Martino). La massima pena, dunque, è stata inflitta in via definitiva al super boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, 62enne, ritenuto mandante di cinque su sette fatti di sangue risalenti agli anni di piombo tra il 1999 e il 2000; al suo compaesano Vito Martino, 51enne, ritenuto uno dei killer del clan; a Salvatore Nicoscia, 45enne, esponente di spicco dell’omonima cosca di Isola Capo Rizzuto. Grande Aracri è stato assolto per il duplice omicidio di Francesco Arena e Francesco Scerbo, commesso in un bar a Isola Capo Rizzuto il 2 marzo 2000, e il contestuale tentato omicidio di Pasquale Arena, dipendente del Comune isolitano e nipote del boss Nicola Arena.

La Cassazione nel 2017 aveva annullato con rinvio la condanna a 30 anni per il duplice omicidio ma anche le assoluzioni per gli altri delitti di cui rispondeva il boss. Ma quella sentenza fece anche diventare definitiva l’assoluzione per il fratello Ernesto, che era accusato dell’omicidio di due vittime di lupara bianca.

Nel primo processo d’Appello, nel luglio 2015, Nicolino Grande Aracri era stato condannato a 30 anni di reclusione per il duplice omicidio Dragone-De Mare e il bilancio era di tre condanne, di cui nessuna all’ergastolo, e di un’assoluzione confermata a fronte di due ergastoli inflitti in primo grado e di altrettante assoluzioni. Ma era ancora da appurare se a ordinare gli omicidi fosse stato il capo indiscusso di quella cosca che – come sancì l’inchiesta coordinata dal pm Pierpaolo Bruni – si era alleata con i Nicoscia per scalzare dal comando i Dragone a Cutro e gli Arena a Isola. Ma ecco l’analisi della sentenza emessa ieri.

Nicolino Grande Aracri e Vito Martino (per lui la pena era già definitiva), il primo come mandante e il secondo come esecutore materiale, sono stati condannati per l’omicidio di Antonio Simbari, cutrese emigrato a Cremona, ucciso il 22 agosto ’99 a San Mauro Marchesato. Nicolino Grande Aracri è stato condannato, quale mandante, dell’omicidio di Raffaele Dragone (figlio del boss Antonio, che sarebbe stato assassinato sempre su ordine del boss nel 2004) e Tommaso De Mare, avvenuto a Santa Severina il 31 agosto ’99. Nicolino Grande Aracri e Vito Martino, il primo come mandante e l’altro come esecutore, sono stati condannati per l’omicidio di Antonio Macrì, cutrese, attirato in una trappola, e per l’occultamento del cadavere tramite sotterramento. L’omicidio sarebbe avvenuto a Cutro il 21 aprile 2000.

Nicolino Grande Aracri è stato condannato anche per l’omicidio di Rosario Sorrentino, avvenuto a Cutro il 16 agosto 2000: la vittima fu attirata in una trappola e dopo l’uccisione il cadavere fu sotterrato. Per questo delitto l’assoluzione era già definitiva per Martino. Nicolino Grande Aracri e Salvatore Nicoscia, il primo come mandante e l’altro come esecutore, erano accusati della strage al bar di Isola ma il primo è stato assolto e Nicoscia condannato. L’assoluzione era già definitiva per Martino.

Originariamente gli imputati nel troncone degli omicidi erano sei. Uno di loro fu ammazzato in un agguato tesogli appena due giorni dopo la scarcerazione per la scadenza dei termini di custodia cautelare nell’ambito del filone associativo: era Salvatore Blasco, assassinato sull’uscio di casa nel marzo 2004. Un altro fu assolto in primo grado e la sua posizione non fu impugnata.

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