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Verifiche della guardia di finanza di Cosenza

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COSENZA – I finanzieri di Cosenza, con il coordinamento della procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito il sequestro, finalizzato alla confisca, di beni immobili e rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in circa 200mila euro, nei confronti di Vincenzo Santoro, indiziato di partecipazione alla cosca di ‘ndrangheta Farao – Marincola, attiva nel territorio di Cirò Marina.

Il provvedimento – richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con il sostituto procuratore Alessandro Riello, e il coordinamento del procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, e del procuratore Nicola Gratteri – trova il presupposto, spiegano gli inquirenti, nella pericolosità sociale di Santoro, coinvolto nel procedimento penale legato all’operazione “Stige”, in relazione al quale, il 25 settembre 2019, il gup di Catanzaro ha condannato in primo grado l’uomo a 17 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa, procurata inosservanza di pena, favoreggiamento personale, turbata libertà degli incanti, tentata estorsione, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Rispetto alla sua partecipazione alla cosca di ‘ndrangheta Farao – Marincola, Santoro è indicato come il controllore di tutto l’altopiano silano, occupandosi anche del sostegno ai latitanti, con compiti di controllo e coordinamento di coloro che gestiscono gli appalti boschivi pubblici e privati, tenendo i rapporti con le diverse organizzazioni criminali del territorio.

Gli accertamenti svolti dai finanzieri di Rossano nei confronti dell’uomo e del suo nucleo familiare – tutti residenti nel comune di Mandatoriccio (Cosenza) – hanno permesso di ricondurre a Santoro i beni immobili di cui si chiede la confisca, sebbene intestati alla figlia in conseguenza di un atto di compravendita, stipulato, nel dicembre 2017, come mero espediente utilizzato dal padre al fine di attribuire fittiziamente i beni alla figlia.

Si tratta di immobili di proprietà dell’uomo e della moglie già dall’anno 2000, mentre dal contratto di compravendita, stipulato nell’anno 2017, emerge che la provvista finanzia necessaria per l’acquisto degli stessi da parte della figlia del Santoro, fosse frutto di una donazione ricevuta dai genitori e che, tuttavia, non risulta di fatto avvenuta, come può desumersi, spiegano gli inquirenti, dalla documentazione bancaria acquisita.

Le indagini patrimoniali svolte dalla guardia di finanza hanno evidenziato che, nel periodo interessato, Santoro e i componenti del suo nucleo familiare non hanno prodotto redditi e adeguate risorse economiche, di provenienza lecita, evidenziando la sperequazione tra capacità reddituale e il valore dei beni acquisiti, consistenti in particolare in 3 immobili, nel comune di Mandatoriccio, oltre che nelle eventuali risorse finanziarie nella disponibilità diretta di Santoro e della sua famiglia.

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