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La nave Humanity 1

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CROTONE – Il volto duro del ministero degli Interni contro le ong impegnate nella ricerca e nel salvataggio di migranti si ripresenta a Crotone. Il Ministero ha inviato polizia di Stato, guardia costiera e finanzieri della Sezione navale a compiere un’ispezione a bordo della nave umanitaria “Humanity 1”, attraccata al porto dopo lo sbarco, avvenuto sabato scorso, di 200 migranti salvati in mare in acque libiche.

Al termine dell’ispezione, le forze dell’ordine hanno sottoposto la nave a fermo amministrativo di 20 giorni e hanno inflitto una sanzione di 3300 euro, in forma ridotta, perché la multa potrebbe arrivare a 10mila euro. L’equipaggio della ong tedesca Sos Humanity avrebbe violato un articolo – 1, comma 2 sexies – della legge 15/2023, quella sulla gestione dei flussi migratori che contiene una stretta sulle ong, secondo la comunicazione fatta dal Centro civile di coordinamento del soccorso marittimo al Ministero.

Una comunicazione che si basa su un rapporto delle autorità libiche che sostengono che la nave avrebbe intralciato le operazioni di soccorso. Secondo quella ricostruzione, mentre il pattugliatore libico Zawiya interveniva in acque Sar per trarre in salvo 43 migranti su un gommone già assicurato per il trasbordo, una metà di loro si sarebbe buttata in mare rischiando di morire, anche perché le acque erano gelide, avendo avvistato la nave umanitaria in avvicinamento nonostante le chiamate radio della vedetta libica che intimava di non avvicinarsi.

Del tutto diversa la versione dell’equipaggio della “Humanity 1” che afferma di essere riuscito a impedire l’annegamento delle persone che erano già in acqua. Il gommone era stato precedentemente fermato in acque internazionali da una motovedetta della Guardia costiera libica per caricare con la forza le persone in fuga e riportarle illegalmente in Libia, secondo la ong. Durante questo recupero, numerose persone erano rimaste in acqua senza giubbotti di salvataggio o altre attrezzature di salvataggio.

Nel documento in cui le autorità italiane spiegano le ragioni del fermo, l’Italia muove due accuse: in primo luogo, il capitano avrebbe ignorato le istruzioni del centro libico di coordinamento dei soccorsi e i messaggi radio della Guardia costiera libica in cui gli sarebbe stato chiesto di lasciare la zona: «Un’affermazione falsa e infondata», sostiene Sos Humanity. «Sono scioccato dalle bugie contenute nel verbale di arresto», spiega Joachim, capitano di Humanity 1, «non ho ricevuto alcuna istruzione dalla motovedetta libica.

Al contrario, ho provato a contattare sia il centro di coordinamento dei soccorsi libico via e-mail e telefono, sia la motovedetta libica via radio senza ricevere risposta». Ciò sarebbe evidente anche dallo scambio di e-mail e radio completamente documentato.

In secondo luogo, secondo le contestazioni delle autorità, Humanity 1 è ritenuta responsabile delle persone che hanno tentato di fuggire dalla Guardia costiera libica e si sono gettate in acqua. Anche questa accusa «è chiaramente falsa: siamo stati informati via radio 20 minuti prima del nostro arrivo che c’erano più di 40 persone in acqua», riferisce il capitano Joachim. Questo messaggio proveniva dall’aereo da ricognizione civile Seabird 1, che stava osservando il ritiro dall’alto. Da Seabird affermano di aver assistito a un «brutale respingimento da parte della motovedetta Zawyia della cosiddetta guardia costiera libica, donata dall’Italia.

Decine di persone sono finite in acqua nel tentativo di fuggire dal respingimento illegale. Humanity 1, la nave della ong Sos Humanity ha salvato 46 persone e ha evitato il peggio…Circa 30 persone sono state catturate dalla motovedetta libica.Queste atrocità avvengono con la complicità dell’Italia e dell’UE che da anni finanziano e legittimano la cosiddetta guardia costiera libica». Seabird denuncia che alcune persone abbiano perso la vita ma non c’è alcuna certezza in tal senso.

«Quando sei su una piccola barca, non puoi identificare una nave a quella distanza – osserva il capitano – la cosiddetta Guardia costiera libica non ha fatto nulla per salvare le persone in acqua dall’annegamento». I libici si sono, infatti, allontanati per consentire che la Humanity 1 recuperasse i migranti ed evitare di «aggravare la situazione di pericolo», stando a quanto riportato nello stesso verbale di fermo.

La nave ong ha infine chiesto il coordinamento al centro italiano di coordinamento dei soccorsi. L’ufficiale in servizio ha incaricato il capitano di adottare «tutte le misure appropriate per salvare la vita delle persone in acqua. Il capitano ha accolto questa richiesta di salvataggio, imposta anche dal diritto marittimo internazionale».

Intanto, Sos Humanity sta intraprendendo un’azione legale contro il fermo e si dice «stupefatta dalle spudorate bugie delle autorità e dalle conseguenze di una detenzione di 20 giorni di Humanity 1 e di una multa di 3.333 euro». L’organizzazione non governativa di ricerca e salvataggio presenterà ricorso sia contro il fermo sia contro la multa. Contro la sanzione è ammesso ricorso alla Prefettura di Crotone, articolazione del ministero dell’Interno, o al giudice di pace.

La nave di salvataggio dell’organizzazione berlinese «deve essere rilasciata immediatamente affinché possa tornare in mare il più rapidamente possibile e continuare il suo lavoro di salvataggio – afferma la Ong – Il fermo di Humanity 1 è una conseguenza diretta dell’attuazione della legge italiana 15/2023, che crea una serie di ostacoli burocratici alla ricerca e al salvataggio in mare e ha già portato alla detenzione di navi di soccorso non governative in 13 casi in 2023».

Nel luglio 2023, Sos Humanity e altre quattro organizzazioni non governative hanno presentato una denuncia alla Commissione europea contro la legge «e la pratica del governo italiano di ostacolare le ong di ricerca e salvataggio».
Sono cinque le attività svolte nel canale libico dalla nave umanitaria e le irregolarità sono state contestate in relazione soltanto a un intervento, sul quale le due versioni sono antitetiche.

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