La chiesa dove è avvenuto il fatto
2 minuti per la letturaCASABONA (CROTONE) – Applausi in chiesa al fratello del boss che, essendo detenuto, era stato autorizzato a partecipare alla cerimonia religiosa per la cresima del figlio.
Applausi anche all’uscita dalla cattedrale di San Nicola Vescovo, nella piazza centrale del paese, intitolata agli Eroi di Casabona, nonostante il parroco, don Giovanni Napolitano, avesse ammonito chi poco prima aveva applaudito in chiesa stigmatizzando il gesto «inopportuno e fuori luogo».
Non è stato applaudito un eroe, però, ma un pezzo grosso – o presunto tale – della ‘ndrina locale nei cui confronti, nelle settimane scorse, il pm Antimafia Domenico Guarascio ha chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione (con lo sconto di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato) per associazione mafiosa e altro nel maxi processo “Stige”.
L’uomo che avrebbe ricevuto gli applausi è in carcere nell’ambito dell’operazione “Stige”, che ha messo alla sbarra diversi esponenti delle cosche di ‘ndrangheta di Crotone. Pochi giorni fa, il pm Antimafia Domenico Guarascio ha chiesto nei confronti dell’uomo una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione (con lo sconto di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato) per associazione mafiosa e altro.
E’ stato lo stesso parroco a decidere di raccontare quanto avvenuto, informando anche il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, il referente provinciale di Libera, Antonio Tata, a tutta una serie di autorità, compreso il commissario del Comune di Casabona, Gaetano Aiello, che governa l’ente in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.
Rispetto alla vicenda, il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, ha detto: «E’ grave, perché indica non un reato ma un comportamento paramafioso, comunque espressione di contiguità nei confronti di logiche mafiose. C’è da dire che il soggetto in questione (detenuto, aveva ottenuto il permesso a partecipare alla cerimonia, ndr) si era comportato come era previsto dal protocollo. Sono stati i fedeli che hanno voluto esprimere devozione nei suoi confronti».
«La questione – ha aggiunto Morra – è attenzionata anche dalla senatrice Corrado, membro M5s della commissione parlamentare Antimafia e di Crotone. E’ stata anche segnalata al prefetto, al referente provinciale di libera e al Comando provinciale dei carabinieri. Questa vicenda mi fa pensare a tutta la fenomenologia in Calabria frequentemente narrata su alcune processioni religiose, con i relativi inchini, per cui a coloro che portano la statua viene intimato di fare l’inchino davanti alla casa dei boss. Ricordo che non solo Wojtyła ma anche Bergoglio hanno avuto parole di condanna nei confronti di comportamenti e logiche mafiose. Alcuni fedeli devono decidere da quale parte stare, se con Dio o con ‘mammonè».
IL SERVIZIO COMPLETO SULL’EDIZIONE CARTACEA DI OGGI DEL QUOTIDIANO
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA