L'Ilva di Taranto
2 minuti per la letturaCATANZARO – Dieci, dodici viaggi al giorno di rifiuti speciali provenienti dall’Ilva di Taranto e diretti in Calabria. E’ l’inquietante retroscena emerso dall’operazione “Stige”, portata a termine dai carabinieri con 169 arresti nei confronti degli esponenti della cosca Farao Marincola. Una intercettazione shock, finita nelle centinaia e centinaia di pagine che compongono l’ordinanza di arresto.
I protagonisti sono Francesco Tallarico, esponente di spicco del clan e referente per la città di Casabona, il boss di San Leonardo di Cutro, Giovanni Trapasso, già detenuto per altra operazione, e l’imprenditore Giuseppe Clarà, titolare di una società che si occupa dello smaltimento di rifiuti e finito anch’egli in carcere.
Tallarico svela a Trapasso l’importante retroscena: sosteneva che, attraverso una delle imprese di Clarà, si era accaparrato alcuni lavori di smaltimento di scarti industriali e rifiuti tossici provenienti dall’Ilva di Taranto, avendo la possibilità di effettuare circa dieci o dodici viaggi giornalieri, con il materiale che sarebbe stato poi scaricato in territorio calabrese. Non è chiaro dove il materiale sia stato portato, ma per questa vicenda Tallarico si sarebbe adoperato per far incontrare Clarà direttamente con Giuseppe Sestito, responsabile della cosca per la zona di Cirò superiore e tra i principali gestori della “bacinella”.
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SULL’OPERAZIONE “STIGE”
L’incontro si era reso necessario per ottenere il placet di Sestito all’esecuzione dei lavori. Le intercettazioni sono chiare, Tallarico afferma: “… noi abbiamo preso, stanno facendo lo smaltimento dell’Ilva … omissis … a Taranto e abbiamo preso tutto il trasporto del limo, del materiale… con i camion e deve venire qua questo materiale, ci sono dieci, dodici viaggi al giorno e ho chiamato a lui l’ho fatto parlare pure con il compare Pino …”.
Nello sponsorizzare l’imprenditore Clarà, Tallarico aggiunge che, nonostante le critiche mosse nei suoi confronti, si era sempre mostrato “a disposizione”, anche in virtù di alcuni importanti legami parentali. Dal canto suo, Trapasso avrebbe evidenziato che Clarà era stato vittima di una intimidazione, con l’incendio di alcuni camion, per fargli comprendere che avrebbe dovuto necessariamente adeguarsi alle regole imposte dai clan, trovando la condivisione di Tallarico.
Ci sarebbero stati, dunque, legami tra esponenti della cosca, il traffico di rifiuti speciali e l’importante azienda pugliese, al punto che lo stesso Tallarico in un’altra intercettazione vanta un potere diretto su questo genere di affari. Parlando con un uomo non identificato, il boss afferma con spavalderia tutta da decifrare: “L’Ilva a Taranto te la intesto a te”.
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