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A Villaggio Palumbo ladri in azione in almeno venti appartamenti. E manca pure l’acqua nei serbatoi
COTRONEI (CROTONE) – Amara sorpresa per almeno una ventina di condomini del villaggio turistico Palumbo, che, appena tornati nei loro appartamenti per trascorrere il lungo ponte per la ricorrenza dei defunti, hanno scoperto che erano stati “visitati” dai ladri.
La presa di coscienza di una drammatica realtà è stata compiuta, giocoforza, nelle giornate di ieri e dell’altro ieri da turisti che da tanto tempo hanno casa in una delle strutture turistiche più importanti della Calabria, ritagliata tra i boschi della località Trepidò e meta di vacanzieri provenienti anche da fuori regione (soprattutto Puglia e Sicilia). I segni di effrazione sono stati riscontrati presso una ventina di appartamenti ricompresi all’interno di un complesso immobiliare, ciascuno dei quali finiti nel mirino di una banda che ha compiuto vari danneggiamenti ma è riuscita a penetrare soltanto in otto abitazioni, mettendo a segno furti, a quanto pare, non di ingenti entità. A questo si aggiunge il problema dell’acqua non potabile da una settimana, secondo quanto disposto dal sindaco, Nicola Belcastro, con un’ordinanza, a quanto pare a causa di un errore da parte degli addetti alla manutenzione dei serbatoi del villaggio che avrebbero immesso una quota eccessiva di cloro.
Il paradosso è che in Sila, dove nasce l’acqua, non c’è l’acqua. Non è possibile agli esercenti neanche servire un caffè ai proprietari dei residence, che peraltro si stanno rianimando nel lungo “ponte” di Halloween. Altro paradosso è che nella quota del condominio è inclusa la vigilanza 24 ore su 24. Proprio nei giorni scorsi avevamo pubblicato la denuncia dell’imprenditore Alessando Gelfo, titolare della Sila escursioni sas, che aveva subito un furto di ben sette quad ad opera di altrettanti uomini incappucciati, immortalati alla guida dei mezzi, del valore di circa 120 mila euro, dalle telecamere di un impianto di videosorveglianza. Gelfo si chiedeva come mai i guardiani risultassero assenti dal servizio proprio nella notte in cui è stato messo a segno il clamoroso furto di quad, prelevati in un garage del quale era stata forzata la saracinesca. Ma i soliti ignoti sono tornati alla carica, anche se i carabinieri, che hanno avviato gli accertamenti, non sono in grado di inquadrare esattamente l’arco temporale in cui sono avvenuti i furti. Gli investigatori dell’Arma non escludono nemmeno che i furti possano essere avvenuti in ulteriori appartamenti oltre a quelli presso cui sono già stati compiuti i sopralluoghi. Una stima più precisa si avrà nei prossimi giorni, man mano che i vari proprietari rientreranno a Trepidò, alla spicciolata, per la settimana di vacanza.
Alcuni appartamenti, infatti, sono disabitati da mesi e non è chiaro se alcuni infissi rotti siano riconducibili a incursioni più datate nel tempo o a quella nuova. Secondo l’impianto dell’inchiesta che portò alla maxi operazione dei carabinieri “Filottete” nel novembre 2013, il Palumbo era finito nel mirino della cosca di Petilia Policastro, capeggiata dal boss Vincenzo Comberiati. Lo confermano, del resto, i collaboratori di giustizia; l’ex boss di Crotone Pino Vrenna, che al Palumbo trascorreva periodi di villeggiatura, addirittura precisò, nel corso di un interrogatorio, di essere intervenuto per dirimere dei contrasti insorti nell’ambito dell’attività estorsiva tra varie cosche. Ma quello scenario è in continua evoluzione. E non è da escludere neanche che, dopo un periodo di relativo quieto vivere, conseguente alle maxi retate e ai maxi processi definitisi con condanne pesanti per boss e gregari, siano anche le cosche della montagna a battere cassa. I furti sono un segnale in tal senso perché nel gergo mafioso significa che per avere tranquillità bisogna pagare loro, non il villaggio. La mala pianta è difficile da estirpare, insomma, e le nuove leve hanno bisogno di liquidità, secondo lo scenario che si sta ridisegnando anche sulla fascia jonica. Dopo l’inchiesta che nel maggio scorso ha portato all’operazione Jonny con l’esecuzione di 68 fermi, e che ha fatto luce sui tentacoli della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto sul centro d’accoglienza S. Anna e sulla pax mafiosa raggiunta proprio in seguito al business dei migranti grazie al quale i clan lucravano, equilibri consolidati sono forse in via di ridefinizione, come dimostra la spirale violenta che avvolge contestualmente Crotone e Catanzaro, anch’essa infiltrata dalle ‘ndrine della provincia pitagorica.
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