X
<
>

Il delfino ritrovato sulla spiaggia di Punta Alice

Share
2 minuti per la lettura

Il cetaceo presenta un buco sul dorso, la sua morte non sarebbe dovuta a cause naturali

CIRÒ MARINA – È giallo sulle cause della morte di un delfino che è finito su una spiaggia della località Punta Alice. Il cetaceo presenta infatti un grosso “buco” sul dorso, quasi in prossimità della testa. La circostanza porta ad escludere che sia morto per cause naturali. Forse, è stato arpionato, ossia ucciso con un colpo di arpione. Se così fosse, si tratterebbe dell’uccisione di una specie protetta da importanti trattati internazionali, ad iniziare dall’accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e delle aree atlantiche contigue, siglato a Monaco il 24 novembre del 1996 e ratificato dall’Italia con la legge 10 febbraio 2005, numero 27.

La legge vieta la pesca, l’uccisione, la commercializzazione e la destinazione al consumo alimentare dei delfini, che sono protetti anche dalla convenzione di Washington. Comunque sia, il delfino spiaggiato a Punta Alice deve essere ancora sottoposto a necroscopia. Intanto, fino a ieri pomeriggio, nessuno aveva ancora segnalato alla Capitaneria di Porto di Crotone la presenza del delfino sulla spiaggia di Punta Alice. Oggi, una volta individuata la zona costiera, la Capitaneria provvederà ad avvisare il servizio veterinario dell’Asp, a cui spetta effettuare la necroscopia, e a predisporre la rimozione della carcassa.

Sembra che l’esemplare morto sia adulto e appartenga al genere stenella e alla specie coeruleoalba. Il nome comune è stenella striata o delfino striato. E’ il delfino più diffuso nel Mediterraneo e in tutto il mondo e vive vicino alle coste, là dove le acque sono profonde. Le principali minacce per queste specie sono rappresentate dalla pesca praticata in maniera pesante. Hanno purtroppo un loro peso anche le catture accidentali dovute alle reti da pesca, fisse o da traina. L’esemplare che giace sulla spiaggia di Punta Alice presenta però un grosso “buco” sul dorso che rimanda forse a “un crimine di natura”, come lo definisce il Wwf. 

Share
quotidianodelsud

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE